Ezechiele 9. La spietata strage dei peccatori. Il destino è stato ampiamente giustificato; ora arriva, e in forma sanguinolenta. In obbedienza a una chiamata sonora, sette angeli si fanno avanti per eseguirla sei armati di armi micidiali, il settimo vestito di lino sacerdotale e con un calamaio appeso al fianco, pronti a mettere il segno della croce (il segno in Ezechiele 9:4 è la lettera taw, che nell'antico alfabeto era una croce) sulla fronte dei pochi che sarebbero stati risparmiati nella prossima distruzione, perché sospiravano e piangevano per il peccato di Gerusalemme.

A questo punto arriva il minaccioso ricordo che Jahvè si sta allontanando gradualmente dalla città colpevole: già la sua gloria ha lasciato il luogo santo dov'erano i cherubini e si è spostata sulla soglia del Tempio. Allora risuona il terribile comando agli angeli distruttori, proferito da Yahweh stesso, di uccidere senza pietà tutti i vecchi e giovani, uomini e serva che non avevano il marchio sulla loro fronte; e l'opera mortale doveva cominciare proprio dal Tempio santo, teatro del loro peccato ( Ezechiele 9:8 ), il Tempio in cui confidavano ( Geremia 7:4 ), e che, sin dai tempi di Isaia, avevano ritenuto inviolabile.

Il velo è misericordiosamente tirato sull'orribile carneficina. Ezechiele, solo e atterrito, dà sfogo ai suoi tumultuosi sentimenti in un'appassionata preghiera perché il residuo possa essere risparmiato, ma arriva la risposta inesorabile che per la colpa morale della terra, la punizione spietata deve continuare: e la terribile minaccia è confermata per il ritorno dell'angelo con il calamaio, che riferisce con terribile semplicità, ho fatto come mi hai ordinato. I dettagli spaventosi sono lasciati all'immaginazione.

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