e ho gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire,

Assaporato la buona parola di Dio - distinto da "assaggiato DI (genitivo) il dono celeste". Non godiamo ancora tutta la pienezza di Cristo, ma solo un assaggio DEL "dono celeste"; ma i credenti possono già gustare tutta la "buona parola" (accusativa) di promessa di Dio. La promessa di Canaan a Israele rappresentava "la buona parola" della promessa di Dio del riposo celeste ( Ebrei 4:1 .

). Quindi segue immediatamente "le potenze del mondo a venire". In quanto 'illuminante' e 'gustatore del dono celeste', Cristo, Pane di Vita, risponde alla FEDE, così “reso partecipe dello Spirito Santo”, alla CARITÀ, primizia dello Spirito; e "assaggiai la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire", alla SPERANZA. Così la triade dei privilegi risponde alla Trinità - Padre, Figlio e Spirito - nelle rispettive opere verso di noi.

"Il mondo a venire" è la dispensazione cristiana, vista nelle sue glorie future, sebbene già iniziata nella grazia. È in contrasto con il corso di questo mondo ( Efesini 2:2 ), che è disorganizzato, perché Dio non è la sua sorgente d'azione e fine. Per fede i cristiani fanno del mondo a venire una realtà presente. I "poteri" di questo nuovo mondo spirituale, manifestati in parte in miracoli esteriori, e allora, come ora, consistenti soprattutto negli influssi interiori dello Spirito, sono l'anticipazione dell'eredità futura e portano il credente a cercare di vivere come gli angeli, 'sedere con Cristo nei luoghi celesti', porre l'affetto sulle cose di lassù, e non sulle cose della terra, e aspettare la venuta di Cristo.

Questo "mondo a venire" corrisponde quindi alla "risurrezione dei morti e... al giudizio eterno" ( Ebrei 6:2 ), i primi principi cristiani che i credenti ebrei erano stati insegnati dalla luce cristiana restituita al loro Vecchio Testamento ( nota, Ebrei 6:1 ).

"Il mondo a venire", che, quanto alle sue "potenze", esiste già nei redenti, alla venuta di Cristo passerà in un fatto pienamente realizzato e manifestato ( Colossesi 3:4 ).

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