E so che il suo comandamento è la vita eterna: qualunque cosa io dica dunque, proprio come il Padre mi ha detto, così dico.

E so che il suo comandamento è la vita eterna: qualunque cosa io dica dunque, proprio come il Padre mi ha detto [o 'ha detto' eireeke ( G4483 )], così parlo. Vedi le note a Giovanni 8:28 ; Giovanni 8:38 ; Giovanni 8:47 ; e detti simili, insegnando con enfasi ciò che è qui espresso in termini di maestosa dignità.

Osservazioni:

(1) Ancora una volta siamo stati portati a considerare quale parte di questa meravigliosa Storia trascende maggiormente i poteri dell'invenzione umana. E come sembra che l'abbiamo trovata, un'altra parte sorge alla vista e rivendica la preferenza. Ma certamente, della presente sezione si può dire senza timore che, per essere scritta, deve, almeno, prima necessariamente essere stata reale.

Chi, infatti, sedendosi a inquadrare una tale Vita - o, cosa che è molto simile in rapporto alle facoltà d'invenzione, a costruirla con pochi frammenti di fatto - avrebbe pensato di soddisfare il desiderio di quei Greci di vedere Gesù con tale una risposta, senza prenderne atto direttamente, ma portando i Suoi ascoltatori nelle future gloriose conseguenze della Sua morte, e tuttavia formulando anche questo in termini così enigmatici da essere a malapena intelligibile per il meglio istruito dei Suoi discepoli? Oppure, se dobbiamo supporre ciò possibile, chi penserebbe di interrompere questa tensione con un'improvvisa agitazione interiore dell'oratore che non derivi da una causa esteriore, ma dal puro risultato di ciò che stava passando nella sua mente; e non solo, ma del fatto che avesse detto al suo pubblico ignaro e prevenuto che la sua anima era allora agitata e, tra emozioni contrastanti, che non sapeva cosa dire; pronunciando una preghiera udibile per essere salvato dal Suo terrore che si avvicinava all'"ora", ma tuttavia aggiungendo che per andare avanti con quell'ora era proprio quello per cui era venuto? Chi avrebbe mai messo una cosa così apparentemente dannosa in un'opera che si aspettava di far posto a se stessa con nient'altro che la sua nuda verità? E poi, dopo la preghiera di glorificazione, con la risposta immediata ad essa, e la spiegazione di quella risposta - come sollevata in proporzione al precedente naufragio - chi avrebbe potuto gettare tali bagliori di esaltato, sublime trasporto nelle parole che seguono, e su cui solo la storia successiva della cristianità ha posto il sigillo della piena verità? E si tenga presente che se la verità della Storia qui è così attestata, è proprio la Storia così com'è; non "la sostanza" o "spirito di esso" - come alcuni ora parlano - ma questo Documento Evangelico, proprio come sta qui; perché intero deve rimanere intero, o cadere intero.

(2) Sulla portata di questa agitazione dello spirito del Redentore nella prospettiva della Sua "ora", della Sua preghiera per la liberazione da essa, e tuttavia la Sua sottomissione ad essa, sul carattere penale delle Sue sofferenze e morte, dobbiamo solo rimanda il lettore alle osservazioni su quella caratteristica della Sua agonia nel giardino, di cui questa scena era una specie di anticipazione momentanea. Vedi le note a Luca 22:39-46 .

(3) Com'è commovente l'accenno che, subito dopo l'enunciazione di uno dei moniti più solenni e compassionevoli - tendendo, quasi per l'ultima volta, almeno in quel punto, lo scettro della misericordia, ma nello stesso tempo il pericolo di chiudere gli occhi sulla Luce che tuttavia risplendeva su di loro: "si allontanò e si nascose da loro!" Quale deve essere stata l'esasperazione del Suo pubblico per renderlo necessario.

L'evangelista stesso sembra rattristato al pensiero di ciò, e può trovare sollievo per sé e per i suoi lettori credenti solo nella cecità e durezza giudiziaria che la profezia aveva insegnato loro ad aspettarsi molto tempo prima. Né è precluso a coloro che, in circostanze analoghe, devono reggere invano la gloria di Cristo, e tutto il giorno tendere le mani verso un popolo disubbidiente e ribelle, dal trovare lo stesso triste sollievo; ma al contrario, con il loro adorabile Maestro, possono dire con fiducia a coloro che non credono, quando sono consapevoli di essere puri del sangue di tutti gli uomini, non avendo evitato di dichiarare loro tutto il consiglio di Dio: "Ma io ho detto a voi che l'avete visto e non credete: tutto ciò che il Padre gli dà verrà a lui, e colui che viene a lui non lo scaccerà in alcun modo».

(4) Sebbene una politica timida da parte dei veri credenti sia spesso preclusa all'ingresso di qualche debole dissenso e di qualche debole protesta contro misure estreme da parte di quei nemici di essa alla cui società aderiscono ancora - come in il caso di Nicodemo e di Giuseppe d'Arimatea: quella stessa timida politica è altamente offensiva per Dio e dannosa per la loro stessa crescita spirituale, poiché scaturisce da una maggiore preoccupazione di stare bene con gli uomini che con Dio.

(5) La condizione eterna di tutti coloro che hanno ascoltato il Vangelo, qualunque siano gli altri elementi che lo influenzano, si troverà essenzialmente a rivolgere lo stato delle loro menti e dei loro cuori a Cristo, sia nella forma di una cordiale sottomissione a Lui o di disubbidiente rifiuto di Lui. "Chi non è con me è contro di me", sarà lo spirito delle decisioni di "Quel Giorno" su tutto ciò che è stato portato nell'ambito del Vangelo.

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