1 Pietro 2:2

Il voto battesimale.

I. Nei nostri cuori e nelle nostre vite, il male che abbiamo scacciato è per sempre tornato; le verità che abbiamo appreso le dimenticheremo per sempre; il bene che dovremmo fare lo lasciamo continuamente incompiuto. Perciò la nostra promessa battesimale richiede di essere rinnovata, non solo una volta alla nostra cresima, ma continuamente per tutta la vita. Non possiamo mai udire un altro rinnovarlo con le sue labbra senza avere grande motivo di rinnovarlo anche noi stessi, perché il suo bisogno di rinnovarlo non è maggiore del nostro.

E come le tre parti del nostro voto, sebbene distinte, sono tuttavia tutte rinnovate insieme alla nostra confermazione, così devono essere anche da noi tutti. Pentimento, fede e santità sono uniti inseparabilmente in tutta la nostra vita terrena; è solo tenendoli così uniti che arriveremo a quella loro benedetta divisione quando, non essendoci più peccato, non ci sarà più pentimento, quando la vista non lascerà posto alla fede, e la santità sarà allora tutto in tutti per sempre.

II. Ogni giorno abbiamo bisogno del pentimento. Il nostro voto battesimale ha promesso di rinunciare al diavolo ea tutte le sue opere, vana pompa e gloria del mondo, con tutti i desideri avidi dello stesso e i desideri carnali della carne, affinché non li seguissimo o non ci lasciassimo guidare. È o dalle tentazioni della carne, o da quelle del mondo, o da entrambe, che di gran lunga il maggior numero di anime, e di gran lunga la maggior parte della loro vita, sono tentate e sono vinte.

Il male, quindi, non rinunciato, ma lasciato sopraffare, è una cosa che richiede da noi davvero un pensiero più profondo e un dolore più profondo di quanto a molti di noi possa sembrare persino possibile. Non ci preoccuperemo di credere alle verità di Dio, né ci preoccuperemo di seguire la Sua santità, a meno che non desideriamo ardentemente rinunciare al nostro male, a meno che non lo osserviamo ovunque, e temiamo il giudizio di Dio su di esso, e crediamo che sia altrettanto grande e perseverante come la sua parola e come dichiara che è la morte di suo Figlio.

T. Arnold, Sermoni, vol. v., pag. 122.

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