1 Timoteo 1:9

La legge nostro maestro.

Ci sono alcuni punti in cui ci sentiamo praticamente di non essere sotto la legge, ma morti ad essa; che la legge non è fatta per noi; ma pensiamo, quindi, che possiamo arrenderci, derubare e bruciare, o non sentiamo che un'idea del genere sarebbe poco meno di una follia? Non siamo sotto la legge, perché non ne abbiamo bisogno. E proprio di questo genere è quella libertà generale dalla legge di cui parla san Paolo, come sommo privilegio dei veri cristiani.

I. Non c'è dubbio che il Vangelo vuole considerarci come generalmente morti alla legge, affinché possiamo davvero diventarlo sempre di più. Suppone che lo Spirito di Dio, presentando alla nostra mente lo sguardo dell'amore di Dio in Cristo, ci renda liberi dalla legge del peccato e della morte; cioè che un senso di gratitudine a Dio e di amore per Dio e per Cristo sarà un motivo così forte che, in generale, non avremo bisogno di altro, che agirà su di noi in modo tale da farci stare bene, facile e delizioso, e così diventare morto alla legge.

E non c'è dubbio, inoltre, che quella stessa libertà dalla legge, che noi stessi sperimentiamo quotidianamente rispetto a certi grandi delitti particolari, che la stessa libertà è sentita dagli uomini buoni in molti altri punti, dove può essere che noi stessi facciamo non sentirlo. Un esempio comune può essere dato riguardo alla preghiera e all'adorazione esteriore di Dio. Ci sono moltissimi che lo sentono come un dovere; ma ci sono anche molti per i quali non è tanto un dovere quanto un privilegio e un piacere; e questi sono morti alla legge che ci comanda di essere istantanei nella preghiera, proprio come noi, in generale, siamo morti alla legge che ci comanda di non uccidere.

II. Ma osserva che san Paolo non suppone che il miglior cristiano sia del tutto privo della legge; ci saranno mai dei punti in cui dovrà ricordarselo. E quindi è scortesia, più che gentilezza, e un errore molto malizioso dimenticare che qui, in questa nostra vita preparatoria, la legge non può cessare del tutto con nessuno; che non è possibile trovare in ogni azione un perfetto senso e sentimento di diritto; anzi, che sembra persino irragionevole aspettarselo. La punizione esisterà eternamente finché c'è il male, e l'unico modo per rimanervi per sempre del tutto estranei è aderire per sempre e interamente al bene.

T. Arnold, Sermoni, vol. iv., pag. 69.

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