Ebrei 12:18

La beatitudine della vita cristiana.

Un ebreo cristiano sta scrivendo agli ebrei cristiani, che corrono il rischio di ricadere nella religione che avevano abbandonato. Chi scrive è qui, come tutti vedono, a contrapporre i due sistemi, il vecchio e il nuovo, la legge e il Vangelo, per mostrare quale è davvero ciò che mostra in tutta la sua lettera che il passo da Mosè a Cristo era stato sotto ogni aspetto un passo avanti e verso l'alto, che tutto ciò che sembravano perdere nell'abbandono di Mosè era stato più che recuperato nel trovare Cristo.

I. Se sul Sinai tutto era materiale e tutto era allarmante, nel Vangelo, invece, tutto è spirituale, tutto parla di pace. In primo luogo, alla montagna materiale e mutevole si contrappone la bella città della pace custodita da Dio, la metropoli dei santi, non una metropoli da cercare tra i figli della terra, una dimora spirituale per i puri spiriti, tempio e capitale nel regno morale di Dio, che forse non ha abitazione locale da nessuna parte, eppure raccoglie nel suo ampio e ordinato recinto ogni cuore umile e amorevole in tutto l'universo morale dell'Onnipotente.

Lo scrittore ci dipinge la felicità, la tranquillità, la permanenza di quel vasto raduno di esseri spirituali, intrecciati in uno stato sotto il regno di Dio, sotto la legge di un Padre riconciliato e misericordioso.

II. Il linguaggio in cui sono qui descritti questi angelici abitanti di Sion, la cui forza non è ben evidenziata dalla nostra versione, suggerisce una vasta convocazione riunita in un giorno solenne per una festa maestosa e gioiosa. Porta con sé associazioni di ozio sacro e canto ritmico. Rievoca quei bei paradisi in cui l'angelico pittore fiesolano ha raffigurato l'allegria del cielo, con la sua verzura immortale, il suo fasto dorato, le sue schiere di spiriti felici, che proclamano la loro letizia con cadenza musicale e danza riverente.

III. Uomini e angeli sono riuniti in un'unica fratellanza; ma come e dove? Riuniti al loro re comune. Il nome di Gesù sta per ultimo su questo possente catalogo, il coronamento per rendere completi il ​​nostro privilegio e la nostra beatitudine. Ma nell'ordine della tua esperienza e della grazia di Dio viene prima di tutto. La parola di Gesù ritornerà indietro. Egli dice solo il "sesamo aperto" del cielo, le porte d'oro eterne che erano sbarrate contro la mia e la tua importunità, e il più meschino di tutti noi, il peggiore di tutti a cui giova la morte di questo Mediatore, che fuggiti per rifugiarsi presso questa fideiussione, saranno giudicati degni di camminare sui lucenti marciapiedi della celeste città di Dio, di mescolarsi alla pura festa dei suoi abitanti e di riposare per sempre al riparo della sua sicura difesa.

J. Oswald Dykes, Annuario dei sermoni, vol. i., pag. 183.

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