Isaia 6:1

Abbiamo qui, in questa mirabile visione, la giusta inaugurazione del grande profeta evangelico alla sua futura opera.

I. In primo luogo, dà la data della visione. "Nell'anno in cui morì il re Uzzia, vidi il Signore". Che cosa direbbe se non questo: "Nell'anno in cui il monarca incoronato della terra scese nella polvere e nell'oscurità della tomba, e tutto lo sfarzo e lo sfarzo che lo avevano circondato per un po' si dissolsero e scomparvero, vidi un altro re, anche il Re Immortale, seduto sul Suo trono, che è nei secoli dei secoli"? Con quanta semplicità e tuttavia magnificenza sono qui riuniti terra e cielo, e i fantasmi fugaci dell'uno contrapposti alle realtà permanenti dell'altro!

II. Qual è la prima impressione che questa gloriosa visione fa sul profeta? Il suo primo grido non è quello di esultanza e di gioia, ma piuttosto di costernazione e sgomento. "Guai a me! perché sono distrutto." Colui che aveva lanciato questo grido era uno che si era trattenuto dalla sua iniquità, tenendo il mistero della fede in una coscienza pura; eppure in quella luce terribile vide e si confessò come un uomo disfatto, vide in se stesso macchie che non aveva immaginato prima, scoprì impurità che non aveva mai sognato prima, vide il proprio peccato e il peccato del suo popolo, fino a quel potente grido di angoscia è stato strappato da lui. Eppure quel momento, con tutta la sua orribilità, fu un passaggio in una vita vera.

III. Osservate il modo in cui la colpa del peccato è qui, come sempre nella Sacra Scrittura, di cui si parla come tolta da un atto gratuito di Dio, un suo atto in cui l'uomo è passivo; in cui deve, per così dire, stare fermo e vedere la salvezza del Signore, atto a cui non può contribuire nulla, se non solo quella fame dell'anima divinamente risvegliata dopo il beneficio che chiamiamo fede. È tutt'altra cosa con il potere del peccato. Nel soggiogare il potere del peccato dobbiamo essere collaboratori di Dio; tutte le facoltà della nostra rinnovata natura dovranno essere tese al massimo.

IV. Ecco la gioiosa disponibilità con cui ora il profeta si offre al servizio del suo Dio. "Eccomi; mandami." Non si ferma a domandare dove il Signore lo manderebbe, a intraprendere quale fatica penosa, a bere quale calice di sofferenza, a farsi battezzare con quale battesimo di sangue. Sii il compito qualunque sia, lui è pronto per questo.

RC Trench, Sermoni vecchi e nuovi, p. 98 (vedi anche Sermoni Predicati in Irlanda, p. 166).

Riferimenti: Isaia 6:1 . M. Nicholson, Comunione con il cielo, p. 57; RW Forrest, Pulpito del mondo cristiano, vol. io., p. 492. Isaia 6:1 . Omilista, serie Excelsior, vol. ii., p. 347.

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