Osea 14:1

Se la libertà della misericordia di Dio è l'idea guida suggerita da queste parole, non è l'unica; al contrario, la condizione della nostra natura è espressa con precisione, così come il modo con cui sola può essere migliorata.

I. Consideriamo, in primo luogo, lo stato in cui l'uomo si è portato. Ci sono poche cose più importanti, sia che consideriamo l'umanità collettivamente o individualmente, dell'attribuire al peccatore tutta la colpa del suo peccato. Dio può invitare il figliol prodigo a tornare, ma Dio non ha nulla a che fare con il suo vagabondare nel deserto. Non sei caduto per un'intrinseca incapacità di stare in piedi; Egli ti ha costituito in modo tale che tu potessi resistere.

Non sei caduto per terra, scivoloso e pieno di lacci; Ti ha posto dove il tuo passo era saldo e il tuo sentiero diretto. Sull'uomo stesso tornano a casa tutti gli effetti della caduta. In qualunque grado vi sia la necessità di peccare, in nessun grado vi è la necessità di morire. Dio non pone uomo in una tale condizione morale che la sua caduta nella perdizione sia inevitabile.

Che un uomo abbia sentito parlare di Cristo una volta, e da quel momento in poi la salvezza è a portata di mano di quest'uomo. È disposto a salvarsi? Allora potrebbe essere salvato. Non vuole? Allora, almeno, muore per sua stessa scelta; e il nostro Dio giusto, misericordioso e redentore è chiaro nel giudizio quando lascia l'ostinato al frutto della sua stessa follia.

II. Osserva il modo della liberazione, come si può dedurre dall'invito: "O Israele, torna al Signore tuo Dio". (1) La caduta non ha eliminato la pretesa di Dio sull'uomo. L'uomo non poteva cessare di appartenere a Dio come creatura, quando l'uomo si era donato a Satana; e questo fatto importante è assunto, se non affermato, nelle parole del nostro testo. La parte a cui si rivolge sono i caduti, ma la parte a cui si rivolge è pur sempre il Signore suo Dio.

La disobbedienza ha spostato l'uomo dal centro alla periferia dell'universo, ma in un grande senso non lo ha potuto allontanare da Dio, «che è quella sfera infinita», come esprimeva un vecchio scrittore, «il cui centro è dappertutto, e la circonferenza Da nessuna parte." (2) Raccogliamo un'inferenza di consolazione dal fatto che tu, "Israele, sei caduto per la tua iniquità". C'è il fondamento della speranza, che Dio ci guarderà ancora misericordiosamente e ci ristabilirà, visto che, nonostante la nostra alienazione, Egli è ancora il nostro Dio.

Il messaggio "Ritorna al Signore Dio tuo" è pieno di consolazione, perché ci invita all'Essere dal quale tutta la nostra ribellione non ha potuto dividerci. (3) Ciò che Dio ci invita a fare deve essere possibile per noi. Se Dio ci invita a tornare, non siamo liberi di dubitare che non vi sia alcuna impossibilità contro il nostro ritorno. Ora questo presuppone due cose: (i) che Dio abbia rimosso tutti gli ostacoli esistenti: (ii) che Egli conceda tutta l'assistenza necessaria nel compimento di esso.

H. Melvill, Pulpito di Penny, n. 2143.

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