DISCORSO: 1888
L'AMORE DI PAOLO AI FRATELLI

Romani 10:1 . Fratelli, il desiderio e la preghiera del mio cuore a Dio per Israele è che possano essere salvati .

Cercare la salvezza dei nostri simili non è che un ufficio ingrato. Le insinuazioni che siamo obbligati a dare loro riguardo alla loro colpa e pericolo, sono da loro considerate come censure non caritatevoli, piuttosto che come ammonizioni amichevoli; e così invochiamo solo il risentimento di coloro i cui interessi eterni siamo più ansiosi di promuovere. S. Paolo, che abbondava di fatiche per la salvezza dei suoi fratelli, sperimentò, al di sopra di tutti, il loro odio e il loro disprezzo.

Consapevole che questo sarebbe stato l'effetto delle sue fatiche, fu sempre studioso per contrastarlo; e quasi mai menzionò una verità offensiva, senza testimoniare, con alcune successive osservazioni, che era dettata dall'amore. In tutta l'intera Lettera ai Romani, questo appare in una luce molto suggestiva. Avendo mostrato, nel secondo capitolo, che i Giudei, nonostante fossero stati in alleanza con Dio mediante la circoncisione, avevano bisogno di salvezza tanto quanto i pagani idolatri e abbandonati, corregge l'apparente severità delle sue osservazioni dicendo: vantaggio allora ha l'ebreo? In ogni modo [Nota: Romani 2:28 .

con 3:1, 2.]”. Procedendo poi a dimostrare che la legge non poteva giustificare alcuno, e temendo che per questo potesse essere ritenuto nemico della legge, toglie ogni fondamento a quel sospetto; “Annullamo dunque la legge mediante la fede? Dio non voglia: sì, stabiliamo la legge [Nota: Romani 3:28 . con 31.

]”. Confrontando poi il suo legame con la legge con lo stato di una donna che ha perso il marito, che è quindi libera di sposarsi con un'altra; e osservando che il peccato traeva occasione dalla legge stessa per portare frutto fino alla morte; li mette in guardia dall'immaginare che intendesse in tal modo gettare qualsiasi riflessione sulla legge, come se fosse essa stessa peccaminosa; “Che cosa dobbiamo dire allora? La legge è peccato? Dio non voglia [Nota: Romani 7:1ell .

]!” Se ci consideriamo come siamo veramente agli occhi di Dio, vedremo che possiamo, in molte occasioni, giustamente e senza iperboli, dire: "Sono così stolto e ignorante, sono proprio come una bestia davanti a te [ Non mai. 22.].”]

2. Per essere soddisfatto della nostra condizione:

[A Giuda fu affidata la custodia del ceppo provveduto al quotidiano sostentamento di nostro Signore e dei suoi discepoli. E se gli altri discepoli gli avessero invidiato quell'onore? sarebbero stati saggi? Giuda era un ladro: e la preminenza di cui godeva gli offriva l'opportunità di soddisfare i suoi avidi desideri, mentre gli altri erano liberi da tale tentazione. Dio sa che molte di quelle cose di cui vorremmo godere, si rivelerebbero solo trappole e tentazioni per le nostre anime.

Egli vede, non solo il male che esiste , ma anche il male che potrebbe sorgere, dentro di noi: e trattiene in misericordia molte cose, che sa sarebbero dannose per il nostro benessere spirituale. Come sarebbe stato felice per la Gioventù Ricca del Vangelo, se, invece di possedere ricchezze, fosse stato povero come Lazzaro! Solo la sua ricchezza lo indusse a rinunciare a ogni speranza di interesse per Cristo [Nota: Marco 10:22 .

]: e, se fosse stato un povero, avrebbe potuto, come dovremmo sapere, essere stato in questo momento un benedetto abitante del cielo. Ricordiamoci allora che se Dio ci manda prove alle quali volentieri sfuggiremmo, o ci trattiene le comodità che vorremmo possedere, lo fa con sapienza e con amore: e con ogni probabilità vedremo un giorno motivo di adorarlo per le cose che ora deploriamo, come per qualsiasi di quei benefici di cui siamo più disposti a rallegrarci.]

3. Cercare sopra ogni cosa la prosperità delle nostre anime:

[Ecco la piena portata della nostra ambizione. Possiamo “desiderare, per quanto ardentemente vogliamo, i migliori doni”. Non dobbiamo certo rancore verso nessuna delle loro conquiste superiori: ma possiamo cogliere l'occasione dalla superiore pietà degli altri per aspirare alle più alte comunicazioni possibili di grazia e di pace. Se dovessimo possedere il mondo intero, dobbiamo lasciarlo tutto e “uscire dal mondo nudi come siamo entrati in esso.

Ma, se possediamo ricchezze spirituali, le porteremo con noi nel mondo eterno e avremo il nostro peso di gloria proporzionato ad esse. L'operazione di questi sulle nostre anime non ha bisogno di essere temuta: non portano con sé alcun laccio; oppure, se accompagnati dalla tentazione dell'orgoglio, ci condurranno a Lui, che sicuramente fornirà un antidoto, per proteggerci dai suoi effetti nocivi [Nota: 2 Corinzi 12:7 .

]. Se siamo “ricchi verso Dio”, siamo veramente ricchi; sì, anche se non possediamo nulla al mondo, inoltre, possiamo esultare, come "non avendo nulla, eppure possedendo tutte le cose [Nota: 2 Corinzi 6:10 .]."]

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