E parlò degli alberi, dal cedro che [è] in Libano fino all'issopo che spunta dalle mura: parlò anche di bestie, e di uccelli, e di rettili e di pesci.

ver. 33. Perché parlava di alberi. ] Questo era un discorso, senza dubbio, di singolare utilità; e di esso si può dire, come si dice nell'«Oetapla» di Origene, ora perduto, Huius operis iacturam deplorare possumus, compensure non possumus, la mancanza di questo libro possiamo lamentarci, ma non possiamo rimediare. Quando veniva offerto il privilegio a Tommaso d'Aquino, era solito sospirare e dire: Preferirei avere il commento di Crisostomo su Matteo.

Che scaturisce dal muro. ] Erbe parietina, erba muraria, come fu chiamato l'imperatore Traiano, per il suo desiderio di vana gloria.

Parlò anche delle bestie, ecc. ] Un'opera degna senza dubbio, e come quella di cui si potrebbe meglio dire, di quella della Storia naturale di Plinio, per Erasmo, che ha la stessa varietà che ha la natura stessa, e non è tanto un trattato quanto un tesoro, sì, un intero mondo pieno di cose degne di essere notate e notate. Ulisse, Aldrovandus, Conradus, Gesner, Gulielmus Rondeletius, Julius Scaliger e altri scrittori, antichi e moderni, hanno scritto ampiamente e sapientemente sullo stesso argomento, ma nulla di paragonabile a quest'opera di Salomone: che alcuni dicono sia stata bruciata dai Caldei , insieme al tempio. Eusebio crede che sia stato abolito da Ezechia, perché il popolo lo idolatrava, come il serpente di bronzo.

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