Quando ero bambino - L'idea qui è che la conoscenza che abbiamo ora, rispetto a quella che avremo in cielo, è come quella che si possiede nell'infanzia rispetto a quella che abbiamo nella virilità; e che come, quando avanziamo negli anni, mettiamo da parte, come indegni della nostra attenzione, i punti di vista, i sentimenti e i progetti che avevamo nella fanciullezza e che allora consideravamo di così grande importanza, così, quando raggiungiamo cielo, metteremo da parte le opinioni, i sentimenti e i piani che abbiamo in questa vita e che ora stimiamo così saggi e così preziosi.

La parola “bambino” qui ( νήπιος nēpios) denota propriamente un neonato, un lattante, pur senza limiti di età definibili. Si riferisce ai primi periodi di esistenza; prima del periodo che chiamiamo fanciullezza o giovinezza. Paolo qui si riferisce a un periodo in cui poteva "parlare", sebbene evidentemente un periodo in cui il suo discorso era scarsamente intelligibile - quando iniziò ad articolare per la prima volta.

Parlavo da bambino - Stavo appena cominciando ad articolare, in modo spezzato e imperfetto. L'idea qui è che la nostra conoscenza attuale, paragonata alla conoscenza del cielo, è come gli sforzi spezzati e poco intelligibili di un bambino per parlare rispetto al potere di espressione nell'età adulta.

Capivo da bambino - La mia comprensione era debole e imperfetta. Avevo una visione ristretta e imperfetta delle cose. sapevo poco. Ho fissato la mia attenzione su oggetti che ora vedo di poco valore. Ho acquisito una conoscenza che è svanita, o che è sprofondata nell'intelligenza superiore degli anni più maturi. “Sono stato colpito da bambino. Alla minima occasione ero gettato in un trasporto di gioia o di dolore, che la ragione virile mi ha insegnato a disprezzare" - Doddridge.

Da bambino pensavo: Margine, "Ragionato". La parola può significare entrambi. Ho pensato, argomentato, ragionato in maniera debole e inconcludente. I miei pensieri, i miei progetti e le mie argomentazioni erano puerili, e come ora vedo miopi ed erronei. Così, sarà con i nostri pensieri rispetto al cielo. Ci sarà, senza dubbio, tanta differenza tra le nostre attuali conoscenze, e piani, e visioni, e quelle che avremo in cielo, quanta ce ne sarà tra i piani e le opinioni di un bambino e quelli di un uomo.

Poco prima della sua morte, Sir Isaac Newton fece questa osservazione: “Non so cosa potrei apparire al mondo; ma a me stesso sembra di essere stato solo come un ragazzo che gioca in riva al mare, e di tanto in tanto mi diverto a trovare un sassolino più levigato o una conchiglia più bella del normale, mentre il grande oceano della verità giaceva tutto da scoprire davanti a me" - Brewster's Life of Newton, pp. 300, 301. Ed. New York, 1832.

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