Dalla crudeltà il profeta passa a denunciare il guaio dell'insolenza. “Guai a colui che dà da bere al suo prossimo” (al quale deve amore) (letteralmente, che lo fa bere); che gli metti la tua bottiglia e lo fa ubriacare anche lui, affinché tu possa guardare (guardare con diabolico piacere) la loro nudità”. Può trattarsi di veri e propri insulti (come nella storia di Noè), in linea certamente con il carattere dei successivi babilonesi, l'ultima lussuria del potere sfrenato, che si prende gioco di quelli come lui (il suo vicino), o può essere ubriachezza attraverso la miseria Isaia 29:9in cui sono spogliati di tutta la loro gloria e portati alla vergogna più bassa. Il guaio cade anche su tutti coloro che in qualche modo intossicano gli altri con parole lusinghiere o affetti regnanti, mescolando veleno sotto le cose piacevoli, per farli vergognare.

Continua dopo la pubblicità
Continua dopo la pubblicità