E avvenne in quei giorni, che era malata, ed è morto: chi dopo averla lavata, imposero la sua in una stanza al piano superiore. Era malata e morì - Neppure la sua santità e utilità poterono impedirle la malattia e la morte. Polvere sei, e polvere ritornerai, è un decreto che deve essere adempiuto, anche sui santi; poiché il corpo è morto, condannato a morte, a causa del peccato, sebbene lo spirito sia vita a causa della giustizia.

Che quando si furono lavati - Avendo la prova più completa che era morta, si prepararono per la sua sepoltura. Nella maggior parte delle nazioni del mondo era consuetudine lavare i loro morti prima che li seppellissero e prima che li deponessero a giacere in stato, come ci dice Omero era il caso del corpo di Patroclo: -

Ὡς εἱπων, ἑταροισιν εκεκλετο διος Αχιλλευς,

μφι πυρι Ϛησαι οδα μεγαν, οφρα αχιϚα

ατροκλον ουσειαν -

αι τοτε δη λουσαν τε, και ηλειψαν λιπ' αιῳ

- Iliade xviii. 343.

"Così dicendo, ordinò al suo treno di circondare di fuoco

Un treppiede enorme, che potrebbero pulire rapidamente

Patroclo da tutte le macchie di sangue rappreso.

Essi sul focolare ardente posero un treppiede,

Infuse l'acqua, spinse sotto legna secca,

E presto le fiamme, avvolgendo intorno

Il suo ampio ventre riscaldava l'inondazione interiore.

Non appena l'acqua negli ottoni cantanti

Simmer'd, lo bagnarono, e con olio limpido unto.

L'hanno steso sul letto, poi l'hanno coperto

Dalla testa ai piedi con trama di lino leggera,

E con un ampio mantello immacolato per ultimo."

Cowper.

La veglia o la veglia dei morti era praticata anche presso gli antichi greci, come apprendiamo da un paragrafo precedente, dove Achille, rivolgendosi al suo amico morto Patroclo, gli dice: -

οφρα δε μοι παρα νηυσι κορωνισι κεισεαι αὑτως·

μφι δε σε Τρωαι και Δαρδανιδες αθυκολποι

αυσονται, νυκτας τε και ηματα δακρυχεουσαι

I l. xviii. 338.

- "Tempo medio, tra

Le mie alte galere giacerai, con le lacrime

Pianto giorno e notte, dai prigionieri troiani belli

E Dardan, che gira intorno alla tua bara."

Cowper.

Analoga descrizione è data da Virgilio delle esequie funebri di Miseno, Eneide vi. ver. 212.

Nec minus interea Misenum in littore Teucri

Flebant, et cineri ingrato suprema ferebant.

Pars calidos latices et aena undantia flammis

Expediunt, corpusque lavant frigentis et ungunt

Fit gemitus: tum membra toro defleta reponunt,

Purpureasque super vests, velamina nota,

Conjiciunt, ecc.

«Intanto le truppe troiane, con occhi piangenti,

A Miseno morto paga le sue esequie.

Prima da terra alzano un alto mucchio

Di pece, querce e pini e abeti untuosi:

Il davanti del tessuto con ramoscelli di cipresso spargono;

e ficca i lati con rami di tasso funesto;

La parte più alta adorna le sue braccia scintillanti:

Acque calde poi, in calderoni di bronzo portati,

sono versati per lavare il suo corpo, giunto per giunto;

e oli profumati ungono le membra irrigidite.

Con gemiti e grida Miseno si deplorano.

Poi su una bara coperta di viola

Il corpo senza fiato, così pianto, giacquero".

Asciugare.

Questi riti, per molti aspetti, assomigliano a quelli ancora usati tra i nativi irlandesi. Si veda il resoconto delle cerimonie funebri degli egiziani, nelle note su Genesi 50:2 (nota). I cristiani primitivi lavavano i corpi dei loro morti non solo per decenza e affettuoso rispetto nei loro confronti, ma come segno della loro ferma fede nella risurrezione dei morti.

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