Ed egli disse loro: Dal mangiatore è uscito il cibo, e dal forte è uscito il dolce. E non potevano in tre giorni esporre l'enigma. E lì disse: - Così afferma o propone il suo indovinello: -

Dal mangiatore uscì carne,

E dal forte uscì la dolcezza.

Invece di forte, il siriaco e l'arabo hanno amaro. Non ho dubbi che l'enigma fosse in poesia; e forse i due emistichi sopra conservano il suo ordine. Questo non era certo un enigma; infatti, a meno che il fatto a cui si riferisce non fosse noto, non c'è regola di interpretazione con cui possa essere scoperto. Apprendiamo dallo Scholiast, su Aristofane, Vesp. v. 20, che era usanza presso gli antichi Greci proporre alle loro feste, quelli che si chiamavano γριφοι, griphoi, indovinelli, enigmi, o detti molto oscuri, sia curiosi che difficili, e dare una ricompensa a coloro che li trovavano fuori, che generalmente consisteva in una corona festosa o in un calice pieno di vino.

Coloro che non riuscivano a risolverli erano condannati a bere una grande porzione di acqua fresca, o di vino mescolato con acqua di mare, che erano costretti a bere d'un sorso, senza respirare, con le mani legate dietro la schiena . A volte davano la corona alla divinità in onore della quale si faceva la festa: e se nessuno riusciva a risolvere l'enigma, veniva data la ricompensa a chi la proponeva.

Di questi enigmi proposti nei divertimenti ecc., abbiamo numerosi esempi in Ateneo, Deipnosof, lib. x., c. 15, pag. 142, ed. Argentorat., e alcuni molto simili a questo di Sansone per esempio: -

ους τις ουκ εδωκεν, ουδ' εχων εχει;

"Chi dà e non dà?

Chi non l'ha fatto e invece l'ha fatto?"

Si può parlare di un enigma e di chi lo propone: lo dà, ma non dà il senso; l'altro ce l'ha, ma non ha il significato.

Εστι φυσις θηλεια βρεφη σοζους' ο ολποις

Αυτης· ταυτα δ' αφωνα βοην ἱστησι γεγωνον.

αι δια ποντιον οιδμα, και ηπειρου δια πασης,

εθελει θνητων· οις δ' ου παρεουσις ακουειν

Εξεστι· κωφην δ' ακοης αισθησιν εχουσιν.

"C'è una natura femminile, che alleva i suoi figli nel suo seno; che, sebbene siano muti, mandano una voce distinta su ogni nazione della terra e su ogni mare, a chi vuole. È possibile per coloro che sono assenti per udire, e anche per quelli che sono sordi udire».

Il relatore introduce Saffo interpretandolo così: -

α μεν ουν εστι φυσις, επιστολη.

δ' εν αυτῃ περιφερει τα αμματα

α δ' οντα ταυτα τοις πορῥω λαλει,

ουλεθ\uu903? ος δ' αν τυχῃ τις πλησιον

Ἑστως αναγινωσκοντος, ουκ ακουσεται.

"La Natura, che è femminile, significa un'epistola; e i suoi figli che porta sono caratteri alfabetici: e questi, essendo muti, parlano e danno consiglio a chiunque, anche a distanza; sebbene colui che sta vicino a colui che è silenzioso leggendo, non sente voce."

Eccone un altro, attribuito dallo stesso autore a Teodette: -

Της φυσεως ὁσα γαια φερει τροφος, ουδ' α ποντος,

Ουτε βροτοισιν εχει γυιων αυξησιν ὁμοιαν.

' μεν γενεσει πρωτοσπορῳ εστι μεγιστη,

δε μεσαις ακμαις μικρα, γηρᾳ δε προς αυτῳ

ορφῃ και μεγεθει μειζων παλιν εστιν ἁπαντων.

"Né la terra che nutre così sopporta per natura, né il mare, né tra i mortali c'è un simile aumento di parti; perché al momento della sua nascita è più grande, ma nella sua mezza età è piccolo, e nella sua vecchia età è di nuovo più grande in forma e dimensioni di tutti."

Si parla di ombra. Al sorgere del sole ad est, l'ombra di un oggetto si proietta illimitatamente sulla terra verso ovest; a mezzogiorno, se il sole è verticale in quel luogo, l'ombra dell'oggetto è del tutto persa; al tramonto l'ombra è proiettata verso est, come al mattino verso ovest.

Eccone un altro, dello stesso autore: -

κασιγνηται διτται, ὡν ἡ μια τικτει

Την ἑπεραν, αυτη δε τεκους' ὑπο τησδε τεκνουται.

"Ci sono due sorelle, l'una delle quali genera l'altra, e colei che è generata genera colei che l'ha generata".

Giorno e notte risolvono questo enigma.

Quanto segue ho tratto da Teognis: -

γαρ με κεκληκε θαλαττιος οικαδε νεκρος,

Τεθνηκως, ζωῳ φθεγγομενος οματι.

Teogn. Gnomo, insomma.

"Un marinaio morto mi chiama a casa sua; E, sebbene sia morto, parla con bocca viva".

Questo marinaio morto è una conchiglia o un grosso mollusco, di cui il poeta stava per mangiare. La bocca con cui parlava significa che era usata come corno; come è noto produrre, quando viene aperto all'estremità della spirale e soffiato, un suono molto potente.

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