Perché ti abbatti, anima mia? e perché sei inquieto in me? spera in Dio, perché ancora loderò colui che è la salute del mio volto e il mio Dio. Perché sei abbattuto - Non c'è motivo per cui dovresti disperare. Dio apparirà e libererà te e tuo fratello prigionieri e presto il tuo sospiro e il tuo dolore fuggiranno via.

Chi è la salute del mio volto - Come uno stato sano della costituzione si manifesta nell'aspetto del viso; Dio allieterà così tanto il tuo cuore, guarirà tutte le tue malattie spirituali, che il tuo volto testimonierà la felicità che è dentro di te.

C'è una curiosa glossa sul primo versetto di questo Salmo nel mio vecchio Salterio, che non posso negare al lettore. L'autore traduce e parafrasa il versetto così: -

Trans. Als Hert yernes fino ai pozzi delle acque; così il mio saule yernes fino al Dio.

Par - Questo salmo es al di perfite men, che er brinnand nella fiamma di Goddes luf, e passa in til la contemplatyf lif: e tharfore es sungen nell'ufficio degli uomini dede: per che haf che, che thai bramato; cioè la vista di Dio. Lontano, dice lui, come l'Hert che ha eten il nedder, greely yernes per com til i pozzi delle acque per asciugare e incerare yong opayne: così distrutto in me vizi e zii, il mio saule desidera con brinnand yernyng, per venire fino il Dio.

Eliano, Appiano, Anstotele, Nicandro e Plinio, tutti ci informano che una delle cause per cui il cervo ha sete delle acque è che mangiano i serpenti, e che il loro veleno diffuso attraverso le loro viscere produce un calore ardente e febbre, per alleviare e curarsi di cui ricorrono all'acqua. Molti dei padri raccontano la stessa storia, e da essi il parafrasto del Salterio antico ha mutuato quanto sopra è inserito: «Come il cervo, che ha mangiato la vipera, anela grandemente a venire alle sorgenti dell'acqua per bere, che può crescere di nuovo giovane.

"Il cervo è senza dubbio un animale astuto; ma sarebbe tanto difficile credere che mangi serpenti come sarebbe credere che cerchi e mangi il granchio d'acqua dolce o il gambero, per curarlo e farlo ringiovanire ancora, come ci informano gravemente Eusebio, Didimo, Teodoreto, Girolamo, Epifanie, Gregorio Nissen e altri dei padri primitivi.

Commento alla Bibbia, di Adam Clarke [1831].

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