E Samuele disse. — C'è un errore qui nella traduzione inglese che richiede correzione. Sebbene la questione non sia di grande attualità, tuttavia è importante e profondamente interessante notare i piccoli dettagli che l'ispirato storico ha ritenuto giusto conservare in relazione a tutta questa operazione. C'era, senza dubbio, una tradizione molto antica e autentica della circostanza di questa unzione del primo re, che era, naturalmente, spesso ripetuta nelle sacre assemblee di Israele.

“Il nome di Samuele non è dato in ebraico, e benché inserito dai LXX. e Vulg., è così solo per un errore manifesto. Il siriaco e il caldeo, come l'ebraico, fanno del cuoco l'oratore. La traduzione corretta è: E il cuoco alzò la spalla, con quella che era sopra, e la mise davanti a Saul, e disse: Ecco ciò che è stato riservato è posto (un participio, e non l'imperativo) davanti a te; mangia, perché è stato conservato per te fino al tempo fissato, di cui egli ( i.

e., Samuel) parlò, dicendo, ho invitato la gente. La parola tradotta nella Versione Autorizzata, "poiché ho detto", è quella che significa dire, e nient'altro; e siccome ciò che precede non contiene alcun verbo cui il dire possa riferirsi, è chiaro che c'è un'ellisse. Ma se il cuoco è l'oratore, il significato è chiaro, come segue: — Quando, il giorno prima, fu fatta la rivelazione a Samuele che il futuro re di Israele si sarebbe presentato l'indomani, il profeta fece subito i preparativi per riceverlo con la dovuta solennità, e per questo motivo organizzò un sacrificio e invitò trenta dei principali cittadini di Ramah a radunarsi sull'alto luogo e a sedersi al banchetto con lui.

E fu allora, quando disse al cuoco il suo invito, che diede ordine che la parte d'onore fosse riservata con cura, da fissare al momento opportuno davanti allo straniero. La chiacchierata del cuoco è tutta alla maniera dei tempi antichi, e mostrerebbe a Saul quanto fosse stata prevista e prevista la sua venuta». — Dean Payne Smith, in Pulpit Comm.

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