Fa' la tua diligenza per venire presto. — Una richiesta come questa ci direbbe — se non avessimo altri argomenti — che nessun falsario abbia mai scritto questa lettera. Chi si sarebbe mai sognato di inserire nella lettera una simile richiesta, dopo quelle espressioni solenni degli ultimi versetti, in cui l'Apostolo parlava di sé come già allora assaporando l'amarezza della morte? Aveva scritto come se la morte del martire fosse così imminente che si stavano già preparando.

Questa richiesta a Timothy di venire da lui, dopo aver scritto tali pensieri, è a prima vista strana, e certamente un falsario che nessun falsario avrebbe aggiunto alla scrittura. Ma anche se il falsario non avrebbe mai pensato a una simile convocazione, St. Paul potrebbe. Viveva ancora, e il pensiero della vita e la speranza della vita anche in quel coraggioso cuore amante di Cristo ardevano ancora; dopo tutto, il martirio che sembrava così vicino poteva essere ritardato.

I giorni, i mesi, potrebbero trascinarsi con la loro lenta, stanca lunghezza, e trovare ancora il vecchio languido e solitario nelle sue catene in quella squallida prigione. Desiderava rivedere alcuni dei suoi fedeli compagni, e per l'ultima volta invitarli con la propria bocca a essere fedeli e coraggiosi. Così, per così dire, sperando contro ogni speranza, detta nelle ultime pagine della lettera: "Fa' la tua diligenza", o meglio, " sforzati ardentemente di venire presto da me.

Il suo amoroso desiderio di rivedere Timoteo appare dalle parole di 2 Timoteo 1:4 : "desideroso tanto di vederti"; e ancora da 2 Timoteo 4:21 . "Fai la tua diligenza per venire prima dell'inverno." E alcuni hanno visto nell'espressione «memondosi delle tue lacrime», in 2 Timoteo 1:4 (a cui abbiamo dato però una diversa interpretazione), una reciproca ansia da parte di Timoteo di vedere e parlare ancora con il suo vecchio padrone.

Ma san Paolo, benché lo supplicasse di affrettare il più possibile il suo viaggio, e tuttavia, sebbene intorno a lui tutto sembrasse così buio, sperasse di rivederlo, formò l'accusa dell'ultima lettera in modo tale che Timoteo, se quando fosse arrivato a Roma, avesse scoperto che tutto era finito, avrebbe potuto conoscere quali furono le ultime volontà e direttive del suo padrone. Sul naturale desiderio umano di simpatia nell'ora suprema, confronta le parole del nostro benedetto Signore con Pietro, Giacomo e Giovanni ( Matteo 26:38 ): “L'anima mia è molto addolorata fino alla morte: restate qui e vegliate con me. "

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