Il flagello uccide improvvisamente. ‑ Probabilmente nel senso che nel caso di una calamità nascosta che coglie un innocente, Lui, Dio, ne riderà: vale a dire, non badarci più che se gli fornisse uno spasso. Il fatto stesso che tale calamità si abbatta, come spesso accade, sull'innocente è in ogni caso, in un certo senso, una prova della sua indifferenza verso colui che, con l'esercizio della sua provvidenza, potrebbe facilmente interporsi per impedirlo, e così sembra come se davvero vi avesse strizzato l'occhio.

L'argomento di Giobbe è l'argomento di un uomo che volontariamente esclude la fede nella sua stima delle azioni di Dio; non che Giobbe sia privo di fede, ma nel discutere con i suoi amici, che mantengono la rigida, rigida giustizia di Dio, li mette di fronte alla severa logica dei fatti, che non possono né contraddire né spiegare. Naturalmente, proprio per le esigenze dell'argomentazione, prende la visione pessimista della Divina provvidenza, e dichiara anche che la terra è consegnata nelle mani dell'uomo malvagio.

“Egli copre il volto dei suoi giudici; e se non è Lui che fa questo, chi è? non ci può essere nessun altro. O fa il male lui stesso, o permette che sia fatto; e qual è la differenza, supponendo che Lui possa impedirlo?" Quando esaminiamo i disordini della terra - e quanto lo era di più ai tempi di Giobbe - tutti devono ammettere che la fede è messa a dura prova; e anche la fede può renderne una spiegazione molto parziale, così che una linea come questa è pienamente giustificata, quando l'avversario è deciso a sostenere che tutto è roseo, felice ed eguale come facevano gli amici di Giobbe.

Avevano davanti a loro un esempio di disuguaglianza nella condotta divina, e dovevano o farla quadrare con la giustizia divina o rinunciare alla contesa. Non potevano fare l'uno e non erano disposti a fare l'altro; non restava quindi che a Giobbe asserire la disuguaglianza dei rapporti divini, e ne pone il caso quanto più forte può, tutto il tempo, non deve mai essere dimenticato, tenendo salda la sua fede in Dio, così che alla fine è persino giustificato da Dio, che dice ai suoi amici: "Non avete detto di me ciò che è giusto, come il mio servo" ( Giobbe 42:8 ).

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