(1-7) Scrivendo ai Romani, Chiesa alla quale egli era personalmente sconosciuto, e che si potrebbe supporre, in quanto giudea, prevenuta nei suoi confronti, l'Apostolo consegna con un po' più solennità del solito le sue credenziali e commissione. Ministro divinamente nominato di un sistema di cose predetto dai profeti, e culminante nella rivelazione, divinamente ordinata e attestata, di Gesù Cristo, saluta i cristiani romani, anch'essi divinamente chiamati.

Si noti la ripetizione di termini che significano "chiamata", "selezione", "determinazione nei consigli e nella provvidenza di Dio"; come a dire: "Io e voi siamo tutti membri di un unico grande schema, che non è di invenzione umana, ma determinato e ordinato da Dio - l'indizio divino, per così dire, che attraversa la storia del mondo". Una nota solenne viene così battuta proprio all'inizio, e in quella che potrebbe essere considerata la parte più formale dell'Epistola, con la quale i lettori sono preparati per le questioni pesanti che devono essere presentate loro.

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