Filemone 1:15

Potere sociale del Vangelo.

I. Vediamo qui, anzitutto, quali risultati san Paolo si aspettava scaturissero dalla forza riconciliatrice e combinante della fede cristiana. In nulla il cristianesimo differisce più profondamente da alcune filosofie che sembrano somigliargli superficialmente, che in questo: non permette all'uomo di pensarsi come un'unità isolata, dimenticando gli altri uomini: non permette un classe di trincerarsi nei suoi privilegi o eccellenze e di ignorare le pretese di altre classi; non permette a una razza di irrigidirsi nei suoi pregiudizi, e di dimenticare che anche altre razze sono membri della famiglia umana, e di doni e doti che sono tutti loro.

Ci si può chiedere: San Paolo non pregò Filemone di concedere la sua libertà a Onesimo? Bisogna rispondere, no, non l'ha fatto. Forse ha accennato a questo quando ha espresso la sua fiducia che Filemone avrebbe fatto più di quanto gli fosse stato chiesto di fare. Ma non ha preferito una richiesta formale in tal senso; tanto meno ha insistito su di esso. Gli Apostoli si sono rivolti al compito strettamente pratico di insediare la fede e la vita cristiana nelle menti e nei cuori dei padroni e degli schiavi: fiduciosi che, nel tempo, la fede avrebbe agito da potente solvente su tale istituzione, creando una nuova stima della vita.

II. Possiamo qui notare come, per il momento, l'interesse di san Paolo sia concentrato interamente su una sola anima. Scrive come se non ci fosse persona al mondo a cui pensare tranne Onesimo e, relativamente a Onesimo, il suo maestro Filemone. Il mondo, dipende da esso, non è salvato da idee astratte, per quanto brillanti; viene salvata dai coraggiosi sforzi individualizzanti dell'amore cristiano.

III. Notiamo come un cristiano dovrebbe guardare agli eventi della vita; agli eventi banali e banali, così come a quelli che appaiono sorprendenti e importanti. Ogni evento del genere ha uno scopo, che possiamo accreditarlo o meno; uno scopo da chiarire nel mondo eterno, nel misterioso stato di esistenza che attende ognuno di noi, quando avremo varcato la porta della morte. Per san Paolo la vita futura era chiara come lo è lo splendore del sole in cielo: e perciò naturalmente scriveva a Filemone: «Forse Onesimo si è dunque separato da te per un periodo, perché tu lo goda per sempre.

E tuttavia osserva che "forse". San Paolo non ci incoraggia con una fiducia avventata e presuntuosa, quando ci sforziamo di interpretare in dettaglio la provvidenza di Dio in questa vita alla luce della prossima. San Paolo vedeva, per quanto la maggior parte degli uomini, nei propositi di Dio; tuttavia, quando interpreta il disegno di Dio rispetto a una data vita umana, aggiunge riverentemente "forse".

HP Liddon, Sermoni dell'Avvento, vol. ii., pag. 98.

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