Romani 2

Il risultato pratico del giudaismo.

I. La prima cosa su cui san Paolo sottolinea con ansia in questo brano è questa: il giudizio di Dio secondo le opere degli uomini è giusto, inevitabile e imparziale. È un giudizio secondo opere che l'ebreo dovrebbe, in teoria, contestare. Perché cerca di essere salvato da una "legge", cioè da una cosa da fare. Se deve essere giustificato in qualche modo, deve essere attraverso la coincidenza della sua vita con quella regola di vita che Dio ha dato alla sua nazione e su cui si ispira. Ognuno sa, anche senza l'aiuto speciale della rivelazione, che il giudizio di Dio contro il malfattore è secondo verità; e il Suo giudizio è inevitabile e universale.

II. Finora San Paolo si è limitato a formulare una teoria astratta dell'imparzialità divina nella retribuzione. Non ha ancora parlato della legge ebraica. Non fa il nome di ebreo o gentile. Si rivolge al suo antagonista semplicemente come un uomo che pretende di giudicare gli altri per peccati di cui lui stesso non è meno colpevole. A questo punto, tuttavia, comincia a considerare il suo lettore come un ebreo, separato dai pagani impuri e ignoranti dalla sua posizione privilegiata sotto la legge mosaica; solo, invece di riconoscere la differenza che questo crea come eloquente a favore dell'ebreo, inaspettatamente la rivolge contro di lui.

Non gli dà altro che una fatale preminenza nella colpa e nel giudizio. È una miserabile illusione immaginare che il privilegio di sentire Dio dirci il nostro dovere ci elevi al di sopra della responsabilità nel farlo, o ci renda fuori dalla portata del giudizio per non averlo fatto. Anzi, ci conferisce solo, se pecchiamo, una vergognosa preminenza nella peccaminosità, e quando siamo giudicati una fatale priorità di condanna.

III. Durante tutta la presente discussione San Paolo ha dato per scontato che l'essenza della criminalità sta nell'infedeltà al dovere noto. In base allo stesso principio, ora trasforma quella stessa conoscenza della legge su cui facevano affidamento i suoi connazionali ebrei in un'arma contro di loro: "Dove giudichi un altro, condanni te stesso".

J. Oswald Dykes, Il Vangelo secondo San Paolo, p. 38.

Riferimento: 2 Espositore, 1a serie, vol. iii., pag. 151.

Continua dopo la pubblicità
Continua dopo la pubblicità