Romani 2:12

(con Romani 5:20 )

La dottrina del peccato.

In questi passaggi abbiamo affermato o insinuato la dottrina di san Paolo sul peccato.

I. Il peccato è arditamente rappresentato come scaturito dall'azione di Dio, per essere avvenuto in un certo senso attraverso di Lui; Si presume che lui e la sua operazione ne siano stati in un certo senso responsabili. Parlando di ebrei e gentili come se comprendessero tra loro l'intero mondo umano, san Paolo dice: "Dio li ha conclusi tutti nella disobbedienza", o, letteralmente, li ha rinchiusi tutti insieme nella disobbedienza, l'immagine alla base della parola è la raccolta e reclusione di una moltitudine in un luogo dove sono stati condotti o condotti.

Così, l'idea dello scrittore non sarebbe, in alcun modo, che Dio li avesse dichiarati tutti colpevoli di disobbedienza, o li avesse provati e condannati di disobbedienza; tale può essere il suo pensiero altrove, ma qui il suo pensiero è evidentemente che Dio li avesse in qualche modo coinvolti nella disobbedienza, avesse in qualche modo provocato la loro soggezione ad essa.

II. Come giustificare la visione paolina del peccato? Questa cosa brutta e miserabile come può essere mostrata e vista, come avvenuta sotto il progetto, come accompagnatrice e inevitabilmente legata al processo dell'opera di Dio? Il peccato viene originariamente dal risveglio Divino nell'uomo di quel germe spirituale, quell'elemento morale in cui sormonta e trascende l'animale, dal Divino che sovraintende alla sua prima natura inferiore di una seconda natura superiore; ed è un accompagnamento temporaneo del conflitto tra questi due, un incidente nel corso del progresso verso un corretto e felice aggiustamento dei rapporti tra loro.

La fine del Signore è un'umanità gloriosa, che esce finalmente dalla confusione e dal travaglio, e la storia dei secoli è la storia della guerra tra quella carne e quello spirito, quell'uomo vecchio e nuovo che Egli ha unito in noi per il compimento del Suo grande fine. Vuole avere pietà di tutti, altrimenti non avrebbe, non avrebbe potuto seminare in noi ciò che ha portato alla conclusione di tutti nel peccato.

SA Tipple, Pulpito del mondo cristiano, vol. xxxi., p. 104.

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