Non essere giusto per molto; non renderti troppo saggio: perché dovresti distruggerti?

ver. 16. Non essere giusto per molto, né fare, ecc. ] La virtù consiste nella mediocrità. Omne quod est nimium vertitur in vitium. Una rigida severità può rovinare tutto. a "Fa che la tua moderazione, το ετιεκες, sia nota a tutti gli uomini"; Php 4:5 preferisce l'equità prima dell'estremo: il massimo del diritto può essere il massimo del torto. È giusto per molte cose che non rimetteranno nulla del suo diritto, ma eserciteranno grandi censure per le offese lievi; questo è, come si è detto, uccidere una mosca sulla fronte di un uomo con uno scarabeo.

La giustizia, se non mescolata alla misericordia, degenera in crudeltà. Di nuovo, egli è più giusto di quanto non corrisponda chi commette peccati laddove Dio non ne ha fatti nessuno, come fanno quei superstitiostdi di un tempo, e ancora oggi i papisti fanno con il loro "Non toccare, non assaggiare, non toccare: le quali cose hanno davvero uno spettacolo di saggezza nel culto della volontà", ecc. Colossesi 2:21 ; Col 2:23 Gli adoratori della volontà sono generalmente troppo saggi, i.

e., prepotenti e anche troppo presuntuosi della propria saggezza e valore. Quindi è che non possono fare, ma devono esagerare, b finché "stanchi della grandezza della loro via", Isaia 57:10 vedono e dicono che era stato meglio tenere la strada del re, segnata loro da la "legge reale", Giacomo 2:8 quella "legge perfetta della libertà". Jam 1:25 Via regis temperata est, nec plus in se habens, nec minus; c la via di mezzo è la via di Dio, che non ha né troppo, né troppo poco.

È vero, dice l'oratore pagano, d che nemo pius est qui pistatem caret, nessun uomo è devoto, che ha paura di esserlo. Ma poi non è meno vero, e lo dice lo stesso autore, Modum esse religionis, nimium esse superstitiosum non oportere; e che c'è una ragione nell'essere religiosi, e che gli uomini devono vedere di non essere superstiziosi. Salomone dice che chi torce troppo il naso, ne tira fuori il sangue.

Plinio dice: chi lavora troppo la sua terra, lo fa a sua perdita. f Apelle disse che erano da biasimare quei pittori, qui non sentirent quid esset satis, che non vedevano quando avevano fatto abbastanza. g Si narra del fiume Nilo che, se eccede o è difettoso nelle dovute tracimazioni del paese d'Egitto, provoca carestia. h Il pianeta Giove, situato tra il freddo Saturno e il caldo Marte, Ex utroque temperatus est, et saluteris, dice Plinio, partecipa di entrambi, ed è benigno e salutare per le creature sublunari.

C'è un limite alle cose.

b Chi non assaggia più del giusto è saggio. - Marte.

c Ierone pollice. 57 Is.

d Cantico dei Cantici 2, de Finib.

e Cic. per il tuo regalo

f Niente di meno è opportuno che coltivare molto bene il campo. - Plin.

g Cic. di Orat. lug.

h Polib. C. 45

e Lib. ii. C. 8.

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