Ed ecco gioia e letizia, uccidere buoi e uccidere pecore, mangiare carne e bere vino: mangiamo e beviamo; perché domani moriremo. Mangiamo e beviamo, perché domani moriremo - Questa è stata la lingua di tutti coloro che hanno cercato la loro parte in questa vita, sin dalla fondazione del mondo. Allora il poeta: -

Heu, heu nos miserif quam totus homuncio nil est!

Sic erimus cuncti, postquam nos auferet orcus.

Ergo vivamus, dum licet esse, bene.

Ahimè ahimè! che miserabili creature siamo noi, solo sembianze di uomini! E così saremo tutti quando verremo a morire. Perciò viviamo con gioia finché possiamo.

Domiziano fece appendere un'immagine della morte nella sua sala da pranzo, per mostrare ai suoi ospiti che, poiché la vita era incerta, avrebbero dovuto trarne il meglio indulgendo a se stessi. Su questo Marziale, per adulare l'imperatore, che chiama dio, scrisse il seguente epigramma: -

Frange thoros, pete vina, tingere nardo.

Ipse jubet mortis te meminisse Deus.

Siediti a tavola - bevi abbondantemente - ungiti con nardo; poiché Dio stesso ti comanda di ricordare la morte.

Quindi l'adagio: -

Ede, bibe, lude

post mortem nulla voluptas.

"Mangia, bevi e gioca, mentre qui puoi:

Nessuna baldoria dopo il tuo giorno di morte."

San Paolo cita lo stesso sentimento pagano, 1 Corinzi 15:32 : "Mangiamo e beviamo, perché domani moriremo". Anacreonte è pieno di punti, e da lui non ci si può aspettare di meglio: -

ουν ετ' ' εστιν,

αι πινε και κυβευε

αι σπενδε τῳ Λυαιῳ·

Μη ουσος, ην τις ελθῃ,

, σε μη δει πινειν.

Anac. od. XV., 50:11.

"Mentre nessuna tempesta macchia il tuo cielo,

Bevi e getta la tintura sportiva:

Ma a Bacco inzuppa la terra,

Prima di spingere il calice in giro;

Per timore che qualche malattia mortale pianga,

'Non bere più il calice della gioia.'"

Addison.

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