Dà a chi ti chiede, e da chi vorrebbe da te in prestito non voltare le spalle. Dare a chi ti chiede, e da chi vorrebbe prendere in prestito - Dare e prestare gratuitamente a tutti coloro che sono nel bisogno, è un precetto generale dal quale siamo scusati solo dalla nostra incapacità di eseguirlo. Gli uomini vi sono più o meno obbligati quanto più o meno capaci, quanto più o meno pressante il bisogno, quanto più o meno gravati di poveri comuni, o di parenti bisognosi.

In tutte queste cose bisogna consultare sia la prudenza che la carità. Quel Dio, che si serve della mano del mendicante per chiedere la nostra carità, è lo stesso al quale noi stessi chiediamo il nostro pane quotidiano: e osiamo rifiutarlo! Mostriamo almeno mitezza e compassione, quando non se ne può più; e se non possiamo o non vogliamo soccorrere un povero, non diamogli mai una parolaccia né un'occhiataccia. Se non lo solleviamo, non abbiamo il diritto di insultarlo.

Dare e prestare, sono due doveri di carità che Cristo unisce e che pone sullo stesso piano. Un uomo ricco è uno degli amministratori di Dio: Dio gli ha dato del denaro per i poveri, e non può negarlo senza un atto di ingiustizia. Ma nessun uomo, da quello che si chiama un principio di carità o di generosità, dovrebbe dare in elemosina ciò che appartiene ai suoi creditori. La generosità è divina; ma la giustizia ha sempre, sia nel diritto che nel Vangelo, la prima pretesa.

Un prestito è spesso più vantaggioso di un dono assoluto: primo, perché lusinga meno la vanità di chi presta; in secondo luogo, risparmia di più la vergogna di chi è nel vero bisogno; e, terzo, dà meno incoraggiamento all'ozio di chi può non essere molto onesto. Tuttavia, non bisogna approfittare delle necessità del mutuatario: chi lo fa è, almeno, un mezzo assassino. Il prestito che qui inculca nostro Signore è quello che non richiede altro che la restituzione del capitale in un tempo conveniente: altrimenti vivere di fiducia è il modo sicuro per pagare il doppio.

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