Perciò non pensare al domani. — Nessun precetto della sapienza divina ha trovato tanti echi nella sapienza del mondo. L'autoindulgenza epicurea, l'apatia stoica, il buon senso pratico hanno tutti predicato la stessa lezione e hanno invitato gli uomini a cessare le loro domande sul futuro. Ciò che era nuovo nell'insegnamento di nostro Signore era il terreno su cui poggiava il precetto. Non era semplicemente il carpe diem — “sfruttare al meglio il presente” — del cercatore del massimo del godimento, né l'accettazione da parte della volontà dell'uomo di un destino inevitabile, né la vana lotta per elevarsi al di sopra di quel destino inevitabile. Gli uomini dovevano guardare al futuro con calma, per evitare la collera

“Troppo squisito

Per gettare la moda dei mali incerti”,

perché avevano un Padre celeste che si prendeva cura di ciascuno di loro con un amore personale e individualizzante.

Al giorno basta il suo male. — La parola resa “male” ricorre nei Vangeli solo in questo brano, e nelle Epistole ha comunemente il senso di “malvagità”. Quel significato sarebbe troppo forte qui; ma ci ricorda che nostro Signore non sta parlando di quelli che chiamiamo semplici incidenti o disgrazie della vita, ma dell'elemento preoccupante che ogni giorno porta con sé, e contro il quale dobbiamo lottare, per timore che ci porti al peccato. Quel conflitto è più che sufficiente per la giornata, senza anticipare ulteriori guai.

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