Colui (Cristo) che non ha conosciuto peccato, (che non ha mai peccato, né poteva peccare) ha (Dio) fatto [4] peccato per noi. Avevo tradotto, con alcuni traduttori francesi, ha fatto un sacrificio per il peccato, come è esposto da sant'Agostino e molti altri, e si è basato sull'autorità delle Scritture, in cui i sacrifici per i peccati sono più volte chiamati peccati, come Osee iv. 8. e in più punti del Levitico, con la parola ebraica Chattat, che significa peccato, e si traduce vittima per peccato.

Ma poiché questa non è l'unica interpretazione, e che il mio disegno è sempre una traduzione letterale del testo, non una parafrasi, ripensandoci ho ritenuto meglio seguire le stesse parole del testo greco, oltre che del testo latino. Poiché oltre all'esposizione già menzionata, altri espongono queste parole, egli ha fatto peccato per noi, a significare che ha reso Cristo simile ai peccatori, un uomo mortale, a somiglianza del peccato.

Altri che fece li reputava peccatori; presso gli empi era reputato; (Marco xv. 28.) Dio ha posto su di lui tutte le nostre iniquità. (Isaias liii. 6.) --- Affinché potessimo essere resi giustizia di Dio in lui; cioè, per essere giustificati e santificati dalla grazia santificante di Dio e dalla giustizia che riceviamo da lui. (Witham) --- Peccato per noi. Cioè, essere un'offerta per il peccato, una vittima del peccato. (Sfidante)

[BIBLIOGRAFIA]

Pro nobis peccatum fecit, greco: uper emon amartian epoiesen. Cfr. S. Agostino, lib. de pec. orig. cap. 32. sermone. 48. de verbis Dei. suora 134. tom. vp 655. e Serm. vi. de verbo. Un post. cap. 8. Serm. clv. T. 5. pag. 745.; Epista. ad Honoratum 120, nunc 140. cap. 30. tom. ii. P. 450, ecc.

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