Né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potrà separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù nostro Signore.

Né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura, anzi, 'cosa creata', qualsiasi altra cosa in tutto l'universo creato di Dio,

potrà separarci. «Tutti i termini qui (come dice Olshausen) devono essere presi nel loro senso più generale e non necessitano di una definizione più ravvicinata. Le espressioni indefinite intendono denotare tutto ciò a cui si può pensare e sono solo una parafrasi retorica della concezione del tutto».

Dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù nostro Signore. Così questo mirabile capitolo, con cui si chiude propriamente l'argomento dell'Epistola, lascia noi «giustificati per fede» nelle braccia dell'Amore eterno, onde nessuna potenza ostile o evento concepibile potrà mai strapparci. "Ecco che amore è questo!" E "che tipo di persone dovremmo essere noi", che sono così "benedette con tutte le benedizioni spirituali in Cristo!"

Osservazioni:

(1) Com'è nobilitante il pensiero che i complicati movimenti del governo divino del mondo siano tutti disposti in un'espressa promozione del "bene" degli eletti di Dio! ( Romani 8:28 .)

(2) Qualunque sia la conformità al Figlio di Dio in dignità e gloria, i credenti saranno o saranno innalzati in futuro, sarà la gioia di ciascuno di loro - come è più appropriato - "che in tutte le cose abbia la pre -eminenza" ( Colossesi 1:18 ), ed essere riconosciuto come "il Primogenito tra molti fratelli" ( Romani 8:29 ).

(3) Come c'è una bella armonia e una connessione necessaria tra le varie dottrine della grazia, così (per usare le parole di Hodge) deve esserci una simile armonia nel carattere del cristiano. Non può sperimentare la gioia e la fiducia che scaturiscono dalla sua elezione senza l'umiltà che deve produrre la considerazione della sua gratuità; né può avere la pace del giustificato senza la santità del chiamato.

(4) Per quanto difficile possa essere per le menti finite comprendere le emozioni della Mente Divina, non dubitiamo mai nemmeno per un momento che, "non risparmiando il proprio Figlio, ma consegnandolo per tutti noi", Dio ha creato un vero sacrificio di tutto ciò che gli era più caro al cuore, e che così facendo intendeva assicurare per sempre al suo popolo che tutte le altre cose di cui ha bisogno, in quanto nulla sono per questo dono stupendo, anzi, se non il necessario seguito di esso, a tempo debito essere imminente. In cambio di un tale sacrificio da parte di Dio, cosa può essere considerato troppo grande da parte nostra!

(5) Se ci può essere qualche dubbio sul significato della parola importantissima "GIUSTIFICAZIONE", in questa epistola, se, come insegna la Chiesa di Roma, e molti altri affermano, significa "infondere giustizia agli empi, in modo da renderli giusti", o, secondo l'insegnamento protestante, "assolvere, assolvere o dichiarare giusti i colpevoli" - Romani 8:33 dovrebbe mettere completamente a Romani 8:33 tale dubbio.

Poiché la domanda dell'apostolo in questo versetto è: "Chi accuserà gli eletti di Dio?", in altre parole: "Chi lo pronuncerà" o "li riterrà colpevoli?" visto che «Dio li giustifica»: mostrando, al di là di ogni dubbio, che «giustificare» intendeva esprimere proprio il contrario di «ritenersi colpevoli»; e di conseguenza (come sostiene trionfalmente Calvino) che significa "assolvere dall'accusa di colpa".

(6) Dopo lo stesso inconfutabile modo di ragionare, abbiamo il diritto di sostenere che se ci potesse essere un ragionevole dubbio sotto quale luce debba essere considerata la morte di Cristo in questa Epistola, Romani 8:34 dovrebbe porre completamente questo dubbio a riposo. Là, infatti, la domanda dell'apostolo è: chi «condannerà» gli eletti di Dio, poiché «Cristo è morto» per loro: mostrando al di là di ogni dubbio (come giustamente sostiene Filippi) che era il carattere espiatorio di quella morte che l'apostolo aveva in vista.

(7) Quale commovente visione dell'amore di Cristo ci dà apprendere che la Sua più grande vicinanza a Dio e il più potente interesse per Lui - come essere "seduto alla Sua destra" - è impiegato a favore del Suo popolo quaggiù !

(8) Quale eterna consolazione e quale buona speranza per grazia derivano dal fatto, per quanto variamente espresso in questa sezione, che tutto ciò che può aiutarci è dalla parte di coloro che sono di Cristo, e tutto ciò che può ferirci è un nemico vinto.

(9) Siamo noi che "abbiamo gustato che il Signore è misericordioso" sia "custoditi dalla potenza di Dio mediante la fede per la salvezza" ( 1 Pietro 1:5 ), sia abbracciati tra le braccia dell'Amore Invincibile? Allora sicuramente, mentre " edificandoci sulla nostra santissima fede" e "pregando nello Spirito Santo", tanto più dovremmo sentirci costretti a "mantenerci nell'amore di Dio, aspettando la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna" ( Giuda 1:20 ).

Nell'aprire così a fondo la via della Salvezza per Grazia, sia per gli Ebrei che per i Gentili, mediante la sola Fede nel Signore Gesù, l'ampia mente del nostro Apostolo non poteva non percepire che poneva questioni di natura profonda e delicata , quanto alla nazione eletta di Dio, che aveva rigettato Cristo, quanto alle promesse loro fatte. e che ne sarebbe stato di loro; inoltre, se ogni distinzione tra Ebreo e Gentile fosse ormai giunta al termine e, in caso contrario, quale potesse essere la sua precisa natura e il suo sviluppo futuro.

Nella predicazione, o in un'Epistola meno elaborata, potrebbe essere sufficiente uno sguardo ai principi coinvolti in queste domande. Ma questa grande Lettera offriva proprio l'occasione appropriata per trattarle a fondo e una volta per tutte; che, di conseguenza, procede ora a fare in tre capitoli, notevoli per profondità e portata come tutti i precedenti.

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