Sarà chiamato Nazareno. — Per un resoconto di Nazaret, vedi Nota su Luca 1:26 . Qui basterà trattare il riferimento di san Matteo al nome come in sé compimento di un pensiero profetico. Non cita, come prima, le parole di un profeta per nome, ma dice generalmente che ciò che cita era stato detto dai profeti o per mezzo di essi.

Queste parole non si trovano nell'Antico Testamento. Non è probabile che l'evangelista avrebbe citato da qualche profezia apocrifa, né vi è traccia dell'esistenza di tale profezia. La vera spiegazione è da ricercarsi nell'impressione fatta nella sua mente dalla coincidenza verbale del fatto con la previsione. Aveva sentito uomini parlare con disprezzo del “Nazareno”, eppure le stesse sillabe di quella parola gli erano giunte alle orecchie anche in una delle più gloriose profezie ammesse come messianiche: “Spunterà una verga dal lo stelo di Iesse e dalle sue radici crescerà un Netzer (ramo)» ( Isaia 11:1 ).

Così trovò nella parola di scherno il nomen et omen di gloria. La città di Nazareth prese probabilmente il nome da questo significato della parola, poiché indicava, come il nostro -hurst and -holt, gli alberi e gli arbusti per i quali era cospicua. Il riferimento generale ai profeti è spiegato dal fatto che lo stesso pensiero è espresso in Geremia 23:5 ; Geremia 33:15 ; Zaccaria 3:8 ; Zaccaria 6:12 , sebbene lì la parola ebraica sia Zemach e non Netzer.

Una linea di pensiero simile si trova nella lingua di Tertulliano e di altri primi scrittori cristiani ai loro oppositori pagani: "Voi chiamateci cristiani", dicono, adoratori di Christos, ma pronunciate le parole Chrestiani e Chrestos, cioè, date noi un nome che nella tua lingua (greco) significa 'buono', e quindi inconsciamente porti testimonianza della vita che conduciamo realmente.

Questa sembra l'unica spiegazione sostenibile del passaggio. È poco probabile che l'evangelista abbia fatto riferimento al disprezzo con cui Nazaret era guardata. Qualsiasi riferimento al voto nazireo è fuori discussione, (1) perché le due parole sono scritte in modo diverso, sia in greco che in ebraico, e (2) perché la vita di nostro Signore rappresentava un aspetto della santità del tutto diverso da quello di cui il nazireo voto era l'espressione.

Quel voto, come si vede per eccellenza nel Battista, rappresentava la consacrazione che consiste nella separazione dal mondo. La vita di Cristo ha manifestato la forma superiore di consacrazione che si trova nell'essere nel mondo ma non di esso, mescolandosi agli uomini e alle donne che lo compongono, per purificare e salvare.

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