Non rubando, ma mostrando tutta la buona fedeltà. — Si deve ricordare che molti degli schiavi dell'impero romano erano impiegati in altre mansioni oltre a quelle legate alla casa o alla fattoria. Ad alcuni venivano affidate botteghe, e queste essendo spesso lasciate a se stesse, naturalmente erano costantemente presenti grandi occasioni di disonestà e frode. Altri hanno ricevuto una formazione elaborata e come artisti, o anche medici, hanno lavorato in parte per i loro maestri. Uno schiavo ai tempi di san Paolo aveva cento modi di mostrare al suo padrone questa fedeltà vera e genuina, opposta alla mera presunta obbedienza e servizio superficiale.

Affinché possano adornare la dottrina di Dio nostro Salvatore in tutte le cose. — Uno schiavo che accettava allegramente il suo duro giogo e si sforzava con mano e cervello di compiacere e promuovere l'interesse del suo padrone terreno solo per il caro amore di Cristo, doveva essere in quei giorni di cinico amor proprio un silenzioso, ma più potente predicatore di un vangelo che poteva così plasmare ed elevare un carattere così degradato.

Calvin osserva che è davvero degno di nota come Dio si degni di ricevere un ornamento dagli schiavi, la cui condizione era così meschina e abietta che a malapena erano considerati di rango tra gli uomini; “erano classificati come 'possesso'. proprio come i bovini o i cavalli”. Il professor Reynolds osserva molto felicemente qui: “Questo insegnamento di San Paolo è in armonia con le parole del Signore Gesù: dalle bocche dei bambini e dei lattanti hai perfezionato la lode. Dio ottiene la sua massima lode dalle labbra dei bambini, le sue vesti di gloria dalla fedeltà, dall'onore e dalla semplicità degli schiavi nati”.

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