L'ORDINE DELLE OFFERTE

Levitico 9:7

"E Mosè disse ad Aaronne: Avvicinati all'altare, offri il tuo sacrificio espiatorio e il tuo olocausto, e fa' espiazione per te e per il popolo; e offri l'oblazione del popolo, e fai espiazione per loro; come l'Eterno ordinò. Allora Aaronne si avvicinò all'altare e uccise il vitello del sacrificio espiatorio, che era per sé. E i figli di Aaronne gli presentarono il sangue: ed egli intinse il suo dito nel sangue e lo mise su corni dell'altare, e versò il sangue alla base dell'altare: ma il grasso, i reni e il tessuto del fegato del sacrificio espiatorio li bruciò sull'altare, come il Signore aveva ordinato a Mosè.

E bruciò con il fuoco la carne e la pelle senza l'accampamento. E uccise l'olocausto; ei figli di Aaronne gli consegnarono il sangue, ed egli lo asperse sull'altare tutt'intorno. E gli consegnarono l'olocausto pezzo per pezzo e la testa; e li bruciò sull'altare. E lavò le interiora e le gambe e le bruciò sull'olocausto sull'altare. E presentò l'oblazione del popolo, e prese il capro del sacrificio espiatorio che era per il popolo, lo uccise e lo offrì per il peccato, come il primo.

E presentò l'olocausto, e lo offrì secondo l'ordinanza. E presentò l'oblazione, e ne riempì la mano, e la bruciò sull'altare, oltre all'olocausto del mattino. Egli uccise anche il bue e il montone, il sacrificio di ringraziamento, che era per il popolo: ei figli di Aaronne gli consegnarono il sangue, ed egli lo asperse sull'altare tutt'intorno, e il grasso del bue; e dell'ariete, la coda grassa e quella che copriva le interiora, i reni e la guaina del fegato: e misero il grasso sulle mammelle ed egli bruciò il grasso sull'altare; e il petto e la coscia destra Aronne agitò per un'offerta agitata davanti al Signore; come Mosè ha comandato».

Levitico 9:7 descrive in dettaglio il modo in cui questo comandamento di Mosè fu eseguito nelle offerte, prima per Aaronne ei suoi figli, e poi per tutto il popolo; ma, poiché le peculiarità di queste diverse offerte sono state già spiegate, non è necessario che qui ci trattengano. Ciò che è nuovo, e di profondo significato spirituale e tipico, è l'ordine dei sacrifici come qui prescritto; un ordine che, come apprendiamo da molte Scritture, rappresentava quella che doveva essere la legge permanente e invariabile.

L'ordine stabilito delle offerte era il seguente: primo, ogni volta che veniva presentato, veniva l'offerta per il peccato, come qui; poi, l'olocausto, con la sua oblazione; e per ultima, sempre, l'offerta di pace, con la sua caratteristica festa sacrificale.

Il significato di questo ordine apparirà facilmente se consideriamo il significato distintivo di ciascuna di queste offerte. L'offerta per il peccato aveva come pensiero centrale l'espiazione del peccato mediante lo spargimento di sangue; l'olocausto, la consegna piena a Dio della persona simboleggiata dalla vittima; l'oblazione, allo stesso modo, la consacrazione del frutto delle sue fatiche; l'offerta di pace, il sostentamento della vita dalla mensa di Dio e la comunione in pace e gioia con Dio e gli uni con gli altri. E la grande lezione per noi ora da questo servizio modello nel tabernacolo è questa: che questo ordine è determinato da una legge della vita spirituale.

Tanto quanto questo, anche senza una chiara previsione dell'Antitipo di tutti questi sacrifici, il premuroso Israelita avrebbe potuto discernere; e anche se la verità così simboleggiata non è posta davanti a noi non più nel rito e nel simbolo, tuttavia essa dimora, e sempre rimarrà, una verità. L'uomo ovunque ha bisogno della comunione con Dio e non può riposare senza di essa; raggiungere tale comunione è l'obiettivo di tutte le religioni che riconoscono l'essere di un Dio.

Anche tra i pagani, ci viene veramente detto, ci sono molti che cercano Dio "se forse lo trovano"; e, tra di noi nelle terre cristiane, e anche nella comunione esterna delle chiese cristiane, ci sono molti che con il cuore dolorante cercano un'esperienza non realizzata di pace e comunione con Dio. Eppure Dio «non è lontano da nessuno di noi»; e tutta la Scrittura lo rappresenta come un desiderio da parte sua con un'incomprensibile condiscendenza e amore dopo la comunione con noi, desideroso di comunicarci la sua pienezza; e ancora tanti cercano e non trovano!

Non abbiamo bisogno di andare oltre questo ordine delle offerte, e la verità spirituale che esso significa riguardo all'ordine della grazia, per scoprire il segreto di questi fallimenti spirituali.

L'offerta di pace, la festa sacrificale della comunione con Dio, il banchetto gioioso sul cibo della Sua tavola, erano sempre, come in questo giorno, in ordine. Prima di questo deve sempre venire l'olocausto. Il rituale prescriveva che l'offerta di pace fosse bruciata "sull'olocausto"; la presenza dell'olocausto è quindi presupposta in ogni offerta di pace gradita. Ma cosa accadrebbe se uno avesse osato ignorare questo ordine divinamente stabilito e avesse offerto la sua offerta di pace per essere bruciato da solo; possiamo immaginare che sarebbe stato accettato?

Queste cose sono una parabola, e non difficile. Infatti l'olocausto con la sua oblazione simboleggiava la piena consacrazione della persona e delle opere al Signore. Ricordando questo, vediamo che l'ordine non è arbitrario. Poiché, nella natura del caso, la piena consacrazione a Dio deve precedere la comunione con Dio; chi vorrebbe sapere cosa significa avere Dio che si dona a lui, deve prima essere pronto a donarsi a Dio.

E non c'è da aspettarsi che Dio entri in comunione d'amore con chiunque si trattiene dall'arrendersi amorevolmente. Non si tratta semplicemente di una legge dell'Antico Testamento, né tanto meno di una deduzione fantasiosa dal simbolismo mosaico; dovunque nel Nuovo Testamento è il pensiero pressato su di noi, non più infatti in simboli, ma in un linguaggio più semplice. È insegnato per precetto in alcune delle parole più familiari del grande Maestro.

C'è la promessa, per esempio, di rifornimento costante di cibo e vestiti sufficienti, comunione con Dio nelle cose temporali; ma solo a condizione che «cerchiamo prima il regno di Dio e la sua giustizia», «tutte queste cose ci saranno aggiunte». Matteo 6:33 C'è la promessa del "centuplo in questa vita e nel mondo a venire, la vita eterna"; ma è preceduto dalla condizione di resa del padre, della madre, dei fratelli, delle sorelle delle case e delle terre, per amore del Signore.

Matteo 19:29 Non, infatti, che l'effettiva separazione da costoro sia in ogni caso prescritta; ma, certo, è inteso che terremo tutto a disposizione del Signore, possedendo, ma «come se non possedessimo»; questo è il minimo che si possa togliere da queste parole.

Piena consacrazione della persona e delle opere, questa è dunque la condizione della comunione con Dio; e se tanti si lamentano della mancanza del secondo, è senza dubbio per la mancanza del primo. Spesso ci comportiamo in modo strano in questa materia; mezzo inconsapevolmente, cercando, forse, ogni angolo della nostra vita tranne quello giusto, dal guardare dentro il quale alla chiara luce della Parola di Dio ci ritraiamo istintivamente, la coscienza che sussurra sommessamente che c'è qualcosa su cui abbiamo un dubbio in agguato, e che perciò, se saremo pienamente consacrati, dobbiamo subito rinunciare, finché non saremo sicuri che sia giusto, e giusto per noi; e per quell'abnegazione, quella rinuncia a Dio, non siamo pronti.

C'è da meravigliarsi se, se tale è la nostra esperienza, ci manca quella benedetta, gioiosa comunione con il Signore, di cui alcuni ci parlano? Non è piuttosto la principale meraviglia che dovremmo meravigliarci della mancanza, quando ancora non siamo pronti a consacrare tutto, corpo, anima e spirito, con tutte le nostre opere, al Signore? Ricordiamo poi la legge delle offerte su questo punto. Nessun israelita poteva celebrare la festa benedetta dell'offerta di pace, eccetto che prima l'olocausto e l'oblazione, che simboleggiavano la piena consacrazione, stavano fumando sull'altare.

Ma questa piena consacrazione sembra a molti così dura, anzi, possiamo dire di più, a molti è del tutto impossibile. Una consacrazione di alcune cose, specialmente di quelle di cui si preoccupano poco, di cui possono sentire parlare; ma una consacrazione di tutti, affinché il tutto possa essere consumato sull'altare davanti e a Dio, questo non possono pensare. Che significa - si può sfuggire alla conclusione? - che l'amore di Dio non regna ancora supremo.

Che triste! e che strano! Ma la legge delle offerte dichiarerà di nuovo il segreto dello strano impedimento alla piena consacrazione. Poiché era ordinato che ovunque vi fosse peccato nell'offerente, non confessato e non perdonato, prima anche dell'olocausto doveva andare l'offerta per il peccato, espiando il peccato con il sangue presentato sull'altare davanti a Dio. E qui ci imbattiamo in un'altra legge della vita spirituale in tutte le età.

Se la comunione con Dio nella pace e nella gioia è condizionata dalla piena consacrazione della persona e dal servizio a Lui, questa consacrazione, anche come possibilità per noi, è a sua volta condizionata dall'espiazione del peccato attraverso la grande offerta per il peccato. Finché la coscienza non è soddisfatta che la questione del peccato è stata risolta in grazia e giustizia presso Dio, finché è un'impossibilità spirituale che l'anima possa entrare in quell'esperienza dell'amore di Dio, manifestato attraverso l'espiazione, che solo può portare alla piena consacrazione.

Questa verità è sempre di vitale importanza; ma è, se possibile, più importante che mai insistere su di essa ai nostri giorni, quando sempre più viene negata la dottrina dell'espiazione dei peccati mediante il sangue dell'Agnello di Dio, e che, appunto, sotto la pretesa di illuminazione superiore. Gli uomini sono ben contenti di sentire parlare di un olocausto, specialmente finché è fatto significare non più che l'abnegazione dell'offerente; ma per un'offerta per il peccato, molta teologia moderna non ha posto.

Così non appena si comincia a parlare del sacrificio di nostro Signore per il peccato nel dialetto dell'antico altare - che, non bisogna mai dimenticare, è quello di Cristo e dei suoi apostoli - ci viene detto che «sarebbe meglio per il mondo se la dottrina cristiana del sacrificio potesse essere presentata agli uomini al di fuori delle vecchie idee e termini ebraici, che servono solo ad oscurare la semplicità che è in Cristo (!)" E così gli uomini, col pretesto di magnificare l'amore di Dio, e ponendo una base più vera per la vita spirituale, nega in effetti la manifestazione suprema e incomparabile di quell'amore, che Dio ha creato Colui che non ha conosciuto peccato come peccato per noi. 2 Corinzi 5:21

Ben diverso è l'insegnamento, non solo della legge di Mosè, ma di tutto il Nuovo Testamento; che, in tutto ciò che ha da dire della vita cristiana come procedente dalla consegna piena di sé, rappresenta sempre questa piena consacrazione come ispirata dal riconoscimento credente e dall'accettazione penitente di Cristo, non solo come il grande Esempio di perfetta consacrazione, ma come un offerta per il peccato, riconciliandoci prima di tutto con la sua morte, prima che ci salvi con la sua vita.

Romani 5:10 L'espiazione del peccato mediante l'offerta per il peccato, prima della consacrazione che simboleggia l'olocausto e l'oblazione, questo è l'ordine invariabile in entrambi i Testamenti. L'apostolo Paolo, nel suo racconto della sua piena consacrazione, è in pieno accordo con l'insegnamento spirituale del rituale mosaico quando lo dà come ordine.

Si descrive, e ciò in termini di non indebita esagerazione, così sotto la costrizione dell'amore di Cristo da sembrare ad alcuni fuori di sé; e il furto prosegue spiegando il segreto di questa consacrazione, nella quale aveva posto se stesso e tutto ciò che aveva sull'altare di Dio, come un intero olocausto, come consistente proprio in questo, che aveva appreso per primo il mistero della morte di Cristo, come una sostituzione così vera e reale della Vittima senza peccato al posto degli uomini peccatori, che si potrebbe dire che "uno è morto per tutti, quindi tutti sono morti"; donde così giudicò, "che coloro che vivono non vivano più per se stessi, ma per Colui che per loro è morto e risorto".

2 Corinzi 5:13 Allo stesso effetto è l'insegnamento dell'apostolo Giovanni. Perché ogni vera consacrazione scaturisce dal riconoscimento riconoscente dell'amore di Dio; e, secondo anche questo Apostolo, l'amore divino che ispira la consacrazione si manifesta in questo, che «ha mandato il suo Figlio per essere la propiziazione dei nostri peccati».

1 Giovanni 4:10 L'apprensione, dunque, della realtà dell'espiazione operata dal grande sacrificio per il peccato, e l'appropriazione credente della sua virtù all'annullamento della nostra colpa, questa è l'inseparabile condizione precedente della piena consacrazione della persona e del lavoro al Signore. È così, perché solo l'apprensione della necessità dell'espiazione mediante il sangue del Figlio di Dio, come condizione necessaria del perdono, può darci una misura adeguata della profondità della nostra colpa e rovina, come la vede Dio; e, d'altra parte, solo quando ricordiamo che Dio non ha risparmiato il suo Figlio unigenito, ma lo ha mandato a diventare, attraverso la morte in croce, una propiziazione per i nostri peccati, possiamo iniziare ad avere una tale stima dell'amore di Dio e di Cristo suo Figlio come renderà facile, o addirittura possibile, la piena consacrazione.

Non perdiamo dunque per nessun motivo questa lezione dell'ordine di questo rituale; davanti al sacrificio di comunione, l'olocausto; prima dell'olocausto, il sacrificio espiatorio. Oppure, traducendo il simbolismo, comunione perfetta con Dio in pace, gioia e vita, solo dopo la consacrazione; e la consacrazione solo possibile in pienezza, e accettata da Dio, in ogni caso, solo quando la grande offerta per il peccato è stata prima appropriatamente appropriata, secondo l'ordinazione di Dio, come propiziazione per i nostri peccati, per l'annullamento della nostra colpa.

Ma c'è ancora di più in questo ordine di offerte. Perché, come ci insegna in ogni modo il Nuovo Testamento, l'Antitipo di ogni offerta era Cristo. Come abbiamo già visto, nell'Offerta per il Peccato abbiamo il tipo di Cristo come nostra propiziazione, o espiazione; nell'olocausto, di Cristo che si consacra a Dio per noi; nell'oblazione, come, allo stesso modo, consacrando tutte le sue opere in nostro favore; nell'offerta di pace, come impartendoci se stesso come nostra vita, e portandoci così in comunione di pace, amore e gioia con il Padre.

Ora quest'ultimo lo è, in effetti. il fine ultimo della salvezza: anzi, possiamo dire, è la salvezza. Perché la vita nella sua pienezza significa l'annullamento della morte; morte spirituale, e morte anche corporea, nella risurrezione dai morti: significa anche comunione perfetta con il Dio vivente, e questo, raggiunto, è il cielo. Quindi è necessario che l'offerta di pace che rappresenta Cristo come donarsi a noi come nostra vita, e introducendoci in questo stato beato, venga per ultima.

Ma prima di questo, in ordine, non di tempo, ma di grazia, come anche di logica, deve essere Cristo come sacrificio per il peccato, e Cristo come olocausto. E, prima di tutto, Cristo come sacrificio per il peccato. Poiché la via della pace di Dio pone al primo posto l'eliminazione della colpa, la soddisfazione della Sua santa legge e giustizia, e quindi il ripristino della nostra giusta relazione con Lui, e in ordine a una santa vita e comunione; mentre l'uomo metterà sempre questi ultimi, e considererà questi ultimi come il mezzo per ottenere una giusta posizione con Dio.

Quindi, poiché Cristo, venendo a salvarci, ci trova maledetti, la prima cosa da fare è, e deve essere, la rimozione di quella maledizione della santa ira di Dio, contro chiunque «non continua in tutto ciò che sono scritti nel libro della legge, per metterli in pratica». E così, prima in ordine nel rituale tipico è l'offerta per il peccato che rappresenta Cristo come fatto "una maledizione per noi", affinché Egli possa così redimerci dalla maledizione della legge. Galati 3:13

Ma questo non è un resoconto completo dell'opera di nostro Signore per noi nei giorni della Sua carne. La sua opera era davvero una, ma le Scritture la presentano in un duplice aspetto. Da un lato, Egli è il Senza Peccato, che porta la maledizione per noi; ma anche, in tutta la Sua sofferenza per i nostri peccati, Egli si manifesta anche come il Giusto, rendendo molti giusti con la Sua obbedienza, anche un'obbedienza fino alla morte di croce.

Romani 5:19 ; Filippesi 2:8 E se ci domandiamo qual è stata per noi l'essenza di questa obbedienza del Signore nostro, qual è stata, in verità, se non quella che è l'essenza di ogni obbedienza a Dio, cioè la consacrazione piena, senza riserve, ininterrotta e l'auto- arrendersi alla volontà del Padre? E come, con la Sua sofferenza, Cristo ha sopportato la maledizione per noi, così con tutta la Sua obbedienza e sofferenza in piena sottomissione alla volontà di Dio, è diventato anche "il Signore nostra giustizia". E questo, come più volte rimarcato, è il pensiero centrale dell'olocausto e dell'oblazione, -piena consacrazione della persona e dell'opera a Dio.

Nell'offerta per il peccato, quindi, vediamo Cristo come nostra propiziazione; nell'olocausto lo vediamo piuttosto come nostra giustizia; ma la prima è presupposta nella seconda; e a parte questo, che nella sua morte si è fatto espiazione dei nostri peccati, la sua obbedienza non ci avrebbe potuto giovare. Ma dato ora Cristo come nostra propiziazione e anche nostra giustizia, l'intera questione della relazione del popolo di Cristo con Dio nella legge e nella giustizia è risolta, ed è ora aperta la via per la comunicazione della vita che l'offerta di pace simboleggiava.

Così, come per fede in Cristo come sacrificio per il peccato, nostra propiziazione e giustizia, siamo "gratuitamente giustificati per grazia", ​​"a parte le opere della legge", così ora la via è aperta, per l'appropriazione di Cristo come nostra vita nell'offerta di pace, per la nostra santificazione e completa redenzione. In una parola, la legge dell'ordine delle offerte insegna, simbolicamente e tipicamente, esattamente cosa, in Romani 6:1 ; Romani 7:1 , l'apostolo Paolo insegna dogmaticamente, cioè che l'ordine della grazia è prima la giustificazione, poi la santificazione; ma entrambi dallo stesso Cristo crocifisso, nostra propiziazione, nostra giustizia e nostra vita: nel quale veniamo ad avere comunione in ogni bene e benedizione con il Padre.

È interessante osservare che, dopo l'analogia con questo ordine delle offerte, è l'ordine più consueto dello sviluppo dell'esperienza cristiana. Per l'anima risvegliata di solito è prima di tutto preoccupata della questione del perdono del peccato e dell'accettazione; e quindi, più comunemente, la fede per primo conosce Cristo in questo aspetto, come Colui che "portò i nostri peccati nel suo corpo", dalle cui piaghe siamo stati guariti; e poi, in un periodo successivo di esperienza, come Colui che anche, in umile consacrazione alla volontà del Padre, ha obbedito per noi, affinché fossimo resi giusti per la sua obbedienza.

Ma nessuno che è veramente giustificato dalla fede in Cristo come nostra propiziazione e giustizia, può riposare a lungo con questo. Ben presto scopre ciò a cui prima aveva poco pensato, che la natura malvagia dimora anche nel credente giustificato e accettato; anzi, che ha ancora una forza terribile per vincerlo e portarlo al peccato, anche spesso quando non lo farebbe. E questo prepara il credente, sempre in accordo con la legge dell'ordine della grazia qui esposta, ad aggrapparsi anche a Cristo mediante la fede come sua offerta di pace, nutrendosi del quale riceviamo la forza spirituale, in modo che Egli così, in un parola, diventa nostra santificazione e, infine, piena redenzione.

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