1 Re 8:1-66

1 Allora Salomone radunò presso di sé a Gerusalemme gli anziani d'Israele e tutti i capi delle tribù, i principi delle famiglie de' figliuoli d'Israele, per portar su l'arca del patto dell'Eterno, dalla città di Davide, cioè da Sion.

2 Tutti gli uomini d'Israele si radunarono presso il re Salomone nel mese di Ethanim, che è il settimo mese, durante la festa.

3 Arrivati che furono gli anziani d'Israele, i sacerdoti presero l'arca,

4 e portarono su l'arca dell'Eterno, la tenda di convegno, e tutti gli utensili sacri ch'erano nella tenda. I acerdoti ed i Leviti eseguirono il trasporto.

5 Il re Salomone e tutta la raunanza d'Israele convocata presso di lui si raccolsero davanti all'arca, e immolarono pecore e buoi in tal quantità da non potersi contare né calcolare.

6 I sacerdoti portarono l'arca del patto dell'Eterno al luogo destinatole, nel santuario della casa, nel luogo santissimo, sotto le ali dei cherubini;

7 poiché i cherubini aveano le ali spiegate sopra il sito dell'arca, e coprivano dall'alto l'arca e le sue stanghe.

8 Le stanghe aveano una tale lunghezza che le loro estremità si vedevano dal luogo santo, davanti al santuario, ma non si vedevano dal di fuori. Esse son rimaste quivi fino al dì d'oggi.

9 Nell'arca non v'era altro se non le due tavole di pietra che Mosè vi avea deposte sullo Horeb, quando l'Eterno fece patto coi figliuoli d'Israele dopo che questi furono usciti dal paese d'Egitto.

10 Or avvenne che, mentre i sacerdoti uscivano dal luogo santo, la nuvola riempì la casa dell'Eterno,

11 e i sacerdoti non poterono rimanervi per farvi l'ufficio loro, a motivo della nuvola; poiché la gloria dell'Eterno riempiva la casa dell'Eterno.

12 Allora Salomone disse: "L'Eterno ha dichiarato che abiterebbe nella oscurità!

13 Io t'ho costruito una casa per tua abitazione, un luogo ove tu dimorerai in perpetuo!"

14 Poi il re voltò la faccia, e benedisse tutta la raunanza d'Israele; e tutta la raunanza d'Israele stava in piedi.

15 E disse: "Benedetto sia l'Eterno, l'Iddio d'Israele, il quale di sua propria bocca parlò a Davide mio padre, e con la sua potenza ha adempito quel che avea dichiarato dicendo:

16 Dal giorno che trassi il mio popolo d'Israele dall'Egitto, io non scelsi alcuna città, fra tutte le tribù d'Israele, per edificarvi una casa, ove il mio nome dimorasse; ma scelsi Davide per regnare sul mio popolo d'Israele.

17 Or Davide, mio padre, ebbe in cuore di costruire una casa al nome dell'Eterno, dell'Iddio d'Israele;

18 ma l'Eterno disse a Davide mio padre: Quanto all'aver tu avuto in cuore di costruire una casa al mio nome, hai fatto bene ad aver questo in cuore;

19 però, non sarai tu che edificherai la casa; ma il tuo figliuolo che uscirà dalle tue viscere, sarà quegli che costruirà la casa al mio nome.

20 E l'Eterno ha adempita la parola che avea pronunziata; ed io son sorto in luogo di Davide mio padre, e mi sono assiso sul trono d'Israele, come l'Eterno aveva annunziato, ed ho costruita la casa al nome dell'Eterno, dell'Iddio d'Israele.

21 E vi ho assegnato un posto all'arca, nella quale è il patto dell'Eterno: il patto ch'egli fermò coi nostri padri, quando li trasse fuori dal paese d'Egitto".

22 Poi Salomone si pose davanti all'altare dell'Eterno, in presenza di tutta la raunanza d'Israele, stese le mani verso il cielo,

23 e disse: "O Eterno, Dio d'Israele! Non v'è Dio che sia simile a te né lassù in cielo, né quaggiù in terra! Tu mantieni il patto e la misericordia verso i tuoi servi che camminano in tua presenza con tutto il cuor loro.

24 Tu hai mantenuta la promessa da te fatta al tuo servo Davide, mio padre; e ciò che dichiarasti con la tua propria bocca, la tua mano oggi l'adempie.

25 Ora dunque, o Eterno, Dio d'Israele, mantieni al tuo servo Davide, mio padre, la promessa che gli facesti, dicendo: Non ti mancherà mai qualcuno che segga nel mio cospetto sul trono d'Israele, purché i tuoi figliuoli veglino sulla loro condotta, e camminino in mia presenza, come tu hai camminato.

26 Or dunque, o Dio d'Israele, s'avveri la parola che dicesti al tuo servo Davide mio padre!

27 Ma è egli proprio vero che Dio abiti sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli de' cieli non ti posson contenere; uanto meno questa casa che io ho costruita!

28 Nondimeno, o Eterno, Dio mio, abbi riguardo alla preghiera del tuo servo e alla sua supplicazione, ascoltando il grido e la preghiera che il tuo servo ti rivolge quest'oggi.

29 Siano gli occhi tuoi notte e giorno aperti su questa casa, sul luogo di cui dicesti: Quivi sarà il mio nome! Ascolta la preghiera che il tuo servo farà rivolto a questo luogo!

30 Ascolta la supplicazione del tuo servo e del tuo popolo d'Israele quando pregheranno rivolti a questo luogo; ascoltali dal luogo della tua dimora nei cieli; ascolta e perdona!

31 Se uno pecca contro il suo prossimo, e si esige da lui il giuramento per costringerlo a giurare, se quegli viene a giurare davanti al tuo altare in questa casa,

32 tu ascoltalo dal cielo, agisci e giudica i tuoi servi; condanna il colpevole, facendo ricadere sul suo capo i suoi atti, e dichiara giusto l'innocente, trattandolo secondo la sua giustizia.

33 Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto dal nemico per aver peccato contro di te, se torna a te, se dà gloria al tuo nome e ti rivolge preghiere e supplicazioni in questa casa,

34 tu esaudiscilo dal cielo, perdona al tuo popolo d'Israele il suo peccato, e riconducilo nel paese che desti ai suoi padri.

35 Quando il cielo sarà chiuso e non vi sarà più pioggia a motivo dei loro peccati contro di te, se essi pregano rivolti a questo luogo, se dànno gloria al tuo nome e se si convertono dai loro peccati perché li hai afflitti,

36 tu esaudiscili dal cielo, perdona il loro peccato ai tuoi servi ed al tuo popolo d'Israele, ai quali mostrerai la buona strada per cui debbon camminare; e manda la pioggia sulla terra, che hai data come eredità al tuo popolo.

37 Quando il paese sarà invaso dalla carestia o dalla peste, dalla ruggine o dal carbone, dalle locuste o dai bruchi, quando il nemico assedierà il tuo popolo, nel suo paese, nelle sue città, quando scoppierà qualsivoglia flagello o epidemia,

38 ogni preghiera, ogni supplicazione che ti sarà rivolta da un individuo o dall'intero tuo popolo d'Israele, allorché ciascuno avrà riconosciuta la piaga del proprio cuore e stenderà le sue mani verso questa casa,

39 tu esaudiscila dal cielo, dal luogo della tua dimora, e perdona; agisci e rendi a ciascuno secondo le sue vie, tu, che conosci il cuore d'ognuno; poiché tu solo conosci il cuore di tutti i figliuoli degli uomini;

40 e fa' sì ch'essi ti temano tutto il tempo che vivranno nel paese che tu desti ai padri nostri.

41 Anche lo straniero, che non è del tuo popolo d'Israele, quando verrà da un paese lontano a motivo del tuo nome,

42 perché si udrà parlare del tuo gran nome, della tua mano potente e del tuo braccio disteso quando verrà a pregarti in questa casa,

43 tu esaudiscilo dal cielo, dal luogo della tua dimora, e concedi a questo straniero tutto quello che ti domanderà, affinché tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome per temerti, come fa il tuo popolo d'Israele, e sappiano che il tuo nome è invocato su questa casa che io ho costruita!

44 Quando il tuo popolo partirà per muover guerra al suo nemico seguendo la via per la quale tu l'avrai mandato, se innalza preghiera all'Eterno rivolto alla città che tu hai scelta e alla casa che io ho costruita al tuo nome,

45 esaudisci dal cielo le sue preghiere e le sue supplicazioni, e fagli ragione.

46 Quando peccheranno contro di te poiché non v'è uomo che non pecchi e tu ti sarai mosso a sdegno contro di loro e li avrai abbandonati in balìa del nemico che li menerà in cattività in un paese ostile, lontano o vicino,

47 se, nel paese dove saranno schiavi, rientrano in se stessi, se tornano a te e ti rivolgono supplicazioni nel paese di quelli che li hanno menati in cattività e dicono: Abbiam peccato, abbiamo operato iniquamente, siamo stati malvagi,

48 se tornano a te con tutto il loro cuore e con tutta l'anima loro nel paese dei loro nemici che li hanno menati in cattività, e ti pregano rivolti al loro paese, il paese che tu desti ai loro padri, alla città che tu hai scelta e alla casa che io ho costruita al tuo nome,

49 esaudisci dal cielo, dal luogo della tua dimora, le loro preghiere e le loro supplicazioni, e fa' loro ragione;

50 perdona al tuo popolo che ha peccato contro di te, tutte le trasgressioni di cui si è reso colpevole verso di te, e muovi a pietà per essi quelli che li hanno menati in cattività, affinché abbiano compassione di loro;

51 giacché essi sono il tuo popolo, la tua eredità, e tu li hai tratti fuor dall'Egitto, di mezzo a una fornace da ferro!

52 Siano aperti gli occhi tuoi alle supplicazioni del tuo servo e alle supplicazioni del tuo popolo Israele, per esaudirli in tutto quello che ti chiederanno;

53 poiché tu li hai appartati da tutti i popoli della terra per farne la tua eredità; come dichiarasti per mezzo del tuo servo Mosè, quando traesti dall'Egitto i padri nostri, o Signore, o Eterno!"

54 Or quando Salomone ebbe finito di rivolgere all'Eterno tutta questa preghiera e questa supplicazione, s'alzò di davanti all'altare dell'Eterno dove stava inginocchiato tenendo le mani stese verso il cielo.

55 E, levatosi in piè, benedisse tutta la raunanza d'Israele ad alta voce, dicendo:

56 "Benedetto sia l'Eterno, che ha dato riposo al suo popolo Israele, secondo tutte le promesse che avea fatte; non una delle buone promesse da lui fatte per mezzo del suo servo Mosè, è rimasta inadempiuta.

57 L'Eterno, il nostro Dio, sia con noi, come fu coi nostri padri; non ci lasci e non ci abbandoni,

58 ma inchini i nostri cuori verso di lui, affinché camminiamo in tutte le sue vie, e osserviamo i suoi comandamenti, le sue leggi e i suoi precetti, ch'egli prescrisse ai nostri padri!

59 E le parole di questa mia supplicazione all'Eterno siano giorno e notte presenti all'Eterno, all'Iddio nostro, ond'egli faccia ragione al suo servo e al suo popolo Israele, secondo che occorrerà giorno per giorno,

60 affinché tutti i popoli della terra riconoscano che l'Eterno è Dio e non ve n'è alcun altro.

61 Sia dunque il cuor vostro dato interamente all'Eterno, al nostro Dio, per seguire le sue leggi e osservare i suoi comandamenti come fate oggi!"

62 Poi il re e tutto Israele con lui offriron dei sacrifizi davanti all'Eterno.

63 Salomone immolò, come sacrifizio di azioni di grazie offerto all'Eterno, ventiduemila buoi e centoventimila pecore. Così il re e tutti i figliuoli d'Israele dedicarono la casa dell'Eterno.

64 In quel giorno il re consacrò la parte di mezzo del cortile, ch'è davanti alla casa dell'Eterno; poiché offrì quivi gli olocausti, le oblazioni e i grassi dei sacrifizi di azioni di grazie, giacché l'altare di rame, ch'è davanti all'Eterno, era troppo piccolo per contenere gli olocausti, le oblazioni e i grassi dei sacrifizi di azioni di grazie.

65 E in quel tempo Salomone celebrò la festa, e tutto Israele con lui. Ci fu una grande raunanza di gente, venuta da tutto il paese: dai dintorni di Hamath fino al torrente d'Egitto, e raccolta dinanzi all'Eterno, al nostro Dio, per sette giorni e poi per altri sette, in tutto quattordici giorni.

66 L'ottavo giorno licenziò il popolo; e quelli benedirono il re, e se n'andarono alle loro tende allegri e col cuore contento pel tutto il bene che l'Eterno avea fatto a Davide, suo servo, e ad Israele, suo popolo.

ESPOSIZIONE

LA DEDICA DI DEL TEMPIO .-Il servizio maestosa e imponente con cui il Tempio, il carattere e il contenuto dei quali sono stati ora descritti, è stata dedicata, è legato in questo capitolo, e divide se stesso in quattro sezioni. Abbiamo

(1) la rimozione dell'arca e l'attribuzione di lode di Salomone per l'occasione ( 1 Re 8:1 ).

(2) La preghiera di consacrazione ( 1 Re 8:23-11 ).

(3) La benedizione della congregazione ( 1 Re 8:55-11 ), e

(4) i sacrifici festivi che seguirono e completarono la dedicazione ( 1 Re 8:62-11 ). I riti inaugurali, è chiaro, erano su una scala corrispondente alla grandezza e alla notorietà dell'impresa ( 1 Cronache 22:5 ).

SEZIONE I.La rimozione dell'Arca .

1 Re 8:1

Allora [ cioè; quando l'opera della casa del Signore era praticamente terminata, come affermato in 1 Re 7:51 . Ma la data precisa della dedicazione è oggetto di controversia e incertezza. Sappiamo che avveniva nel settimo mese dell'anno, ma di quale anno non possiamo essere così sicuri. Era lo stesso anno nell'ottavo mese del quale ( 1 Re 6:38 ) la casa era finita (Ewald)? La dedica, cioè un mese prima del completamento della casa e dei suoi impegni? O dobbiamo intendere "il settimo mese" per indicare l'Ethanim dell'anno successivo (Bähr)? dobbiamo assegnare la dedica, cioè a una data di undici mesi dopo il completamento? O, infine, dobbiamo credere con l'Iva.

LXX . μετὰ ἔικοσι ἔτη (il testo LXX è qui, tuttavia, in grande confusione), che il tempio non fu dedicato fino a quando non furono costruiti anche i palazzi (vedi 1 Re 9:1 ); dobbiamo tenere, cioè; che sebbene finito e pronto all'uso, rimase inutilizzato per un periodo di tredici anni (Thenius, Keil)? Sono domande alle quali forse non possiamo rispondere con assoluta certezza, ma, a mio avviso, ogni considerazione è a favore della data prima citata, i.

e; il settimo mese dell'undicesimo anno del regno di Salomone. È vero che Bähr dice che questa opinione "non ha bisogno di confutazione", mentre Keil la pronuncia direttamente in contrasto con 1 Re 7:51 ". passo appena citato, "Così fu finita tutta l'opera che," ecc; presa in connessione con 1 Re 8:1 , "Allora Salomone si riunì", ecc.

Al lettore superficiale sembra senza dubbio come questo "poi" debba riferirsi al completamento dell'opera di cui abbiamo appena sentito parlare, e che non fu effettuata fino all'ottavo mese dell'anno ( 1 Re 6:38 ). Ma

(1) אָז sebbene probabilmente un segno del tempo (= melodia), è chiaramente una parola di grande latitudine di significato, e può applicarsi sia a un mese prima del completamento (il tempo specificato in 1 Re 7:51 ) che a undici mesi dopo ; e

(2) sarebbe del tutto coerente con l' usus loquendi degli scrittori sacri descrivere il tempio come finito, quando in realtà era incompleto in pochi particolari minori ( De minimis non curat scriptura ). Inoltre, se il tempio fosse finito in ogni dettaglio, e in tutti i suoi arredi e arredi, nell'ottavo mese, come apprendiamo da 1 Re 6:38 , possiamo essere perfettamente sicuri che sarebbe o potrebbe essere praticamente finito, finito così come essere pronto per la consacrazione, entro il settimo mese.

Infatti, non è una presunzione irragionevole, che difficilmente sarebbe perfetto e completo nel giorno della dedicazione. Chi ha costruito o restaurato chiese, per non parlare di cattedrali, che forse permetterebbero un'analogia più stretta con il tempio, sa quanto sia estremamente difficile, se non impossibile, far rifinire e disporre ogni dettaglio per il giorno della consacrazione. Alcune omissioni accidentali dovranno essere fornite in seguito, o l'esperienza suggerirà alcune modifiche e miglioramenti che devono essere apportati.

Non c'è quindi alcuna probabilità intrinseca che il tempio sia dedicato nel settimo mese, sebbene non fosse terminato לְכָל דְּבָרָיו fino all'ottavo mese, cioè; tre o quattro settimane dopo. E c'era una forte ragione per cui la dedicazione doveva avvenire il prima possibile. C'è stato un lungo periodo di preparazione, che risale al regno precedente ( 1 Cronache 28:1 ; 1 Cronache 29:1.); la dedica di conseguenza era stata a lungo cercata con impazienza; inoltre l'erezione era stata evidentemente accelerata, essendo stato impiegato un numero prodigioso di manovali per accelerare i lavori. È quasi inconcepibile, quindi, che, dopo aver preso queste energiche misure, il re o la nazione si siano accontentati di aspettare tredici anni - quasi il doppio del tempo impiegato per costruire il tempio - prima che i palazzi, che furono furono inoltre completati edifici completamente indipendenti e secolari.

Se il grande santuario nazionale, che era la gloria della terra, fosse pronto per l'uso, come sappiamo, non possiamo credere, considerando la naturale ansia e impazienza degli uomini, che le tribù d'Israele, o il loro ambizioso monarca, avrebbero, di propria scelta, differire la consacrazione per un numero indefinito di anni. Sembrerebbe di conseguenza che la dedicazione sia stata posticipata di tredici anni "non ha bisogno di discussioni" (vedi sotto 1 Re 9:1 ).

E le stesse considerazioni valgono, anche se forse con forza minore, per la loro attesa di un anno. Se infatti si dice che il ritardo è stato provocato dal desiderio di collegare la dedicazione con la festa dei tabernacoli, che era per eccellenza la festa dell'anno (הֶחָג) la risposta è che è più probabile che l'opera fosse affrettata con l'impiego di altre mani, se necessario, o che l'edificio sarebbe stato consacrato, anche se non completo in tutti i suoi dettagli, alla festa dell'undicesimo anno, che, per un mese, avrebbero dovuto aspettare undici mesi .

E se si obietta che un sentimento di soggezione religiosa vieterebbe la dedicazione di un edificio imperfetto, o di un edificio perfetto con disposizioni imperfette, è facile replicare che sia l'edificio che l'arredamento possono essere stati praticamente completi, e possono essere stati ritenuti allora perfetti, ma che l'esperienza dei primi giorni suggeriva alcune modifiche o aggiunte che gettavano nell'ottavo mese il completamento dell'opera in tutti i suoi particolari.

È degno di nota che Giuseppe Flavio affermi distintamente che la dedicazione avvenne nel settimo mese dell'ottavo anno (Ant. 8.4.1 ) ] Salomone si riunì [יַקְהֵל. Vedi Ewald, 233 b ] gli anziani d'Israele e tutti i capi delle tribù, il capo [Ebr. principi ] dei padri dei figli d'Israele . [ Difficilmente si può dire che questa grande assemblea (confronta Daniele 3:2 ) sia stata suggerita a Salomone dal precedente offerto da Davide (Keil), quando portava l'arca ( 2 Samuele 6:1 Daniele 3:2, 2 Samuele 6:1), perché era del tutto naturale che convocasse i rappresentanti del popolo per assistere a un evento di così profonda importanza nella storia nazionale, come la dedicazione, dopo anni di attesa ( 2 Samuele 7:6 ), di un santuario nazionale destinato a sostituire il tabernacolo, al quale per cinque secoli i loro antenati avevano adorato.

E tanto più che erano stati chiamati insieme da Davide per con-sale circa l'erezione ( 1 Cronache 28:1 ), e avevano offerto volentieri dei loro tesori ( 1 Cronache 29:6 ) per la sua decorazione. È inconcepibile, quindi, che il tempio dei Giudei possa essere stato formalmente aperto, se non in presenza degli "anziani e dei capi tribù".

Né possiamo (con Rawlinson) vedere un contrasto tra i procedimenti più popolari di Davide, che "riunì tutti gli uomini eletti d'Israele, trentamila ( 2 Samuele 6:1 ), e il sistema più aristocratico e aristocratico di suo figlio, che si limita a convocare gli uomini principali;" per gli "edreni" di Salomone, ecc. ( Deuteronomio 16:18 ; 1 Samuele 16:4 ; 1 Samuele 30:26-9 ), potrebbe aver eguagliato in numero gli "uomini eletti" di Davide.

È molto probabile che ci fosse più formalità e maestosità in quest'ultima facilità, ma era praticamente la stessa classe di persone, cioè; gli uomini principali per nascita, talenti o abilità, che erano presenti in entrambe le occasioni. In effetti, era la Chiesa ebraica per rappresentanza] al re Salomone a Gerusalemme, affinché potessero allevare [Ebr. per far salire ] l'arca dell'alleanza del Signore [così chiamata perché conteneva le tavole dell'alleanza che il Signore fece con i figli d'Israele (versetto 9).

Essendo il tempio in realtà, o principalmente, un ricettacolo per l'arca, la rimozione di questa venerata reliquia al suo posto nell'oracolo è narrata per prima, come di primaria importanza] fuori dalla città di Davide, che è Sion. [Cfr. 2 Samuele 6:12 , 2 Samuele 6:17 .]

1 Re 8:2

E tutti gli uomini d'Israele [non tutti i capi delle tribù appena menzionate ( 1 Re 8:1 ), come Keil, ma tutti coloro che venivano alla festa, come ogni maschio israelita aveva l'obbligo di fare ( Deuteronomio 16:16 )] assemblato stessi unto re Salomone per la festa [il Eb. parola הֶחָג (con l'art.

) significa sempre la festa dei tabernacoli. La stessa parola è usata per la festa della Pasqua ( Esodo 23:15 ) e della Pentecoste ( ib . versetto 16), ma "la festa" qui può significare solo quella dei tabernacoli. Come la "festa della raccolta" ( Esodo 23:16 ), come commemorazione della liberazione dall'Egitto ( Levitico 23:43 ), e come festa particolarmente sociale ( ib .

versetti 40-42; Numeri 29:12 ss.), era il più gioioso e il più grande (ἑορτὴ ἁψιωτάτν καὶ μεγίστν. Jos; Ant. 8.4. 1) raduno dell'anno. (Confronta il detto ebraico di una data successiva: "Colui che non ha mai visto la gioia per lo sgorgare dell'acqua di Siloe, non ha mai visto allegrezza nella sua vita.") Fu senza dubbio per questo motivo che i tabernacoli furono scelti per il dedizione.

Una festa speciale di dedicazione, tuttavia, si tenne per sette giorni prima che iniziasse la festa dei tabernacoli propriamente detta (vedi versetto 65). Tuttavia, non soppiantava quella grande festa (Stanley), ma semplicemente la precedeva. È degno di nota che Geroboamo scelse la stessa festa ( 1 Re 12:32 ) per l'inaugurazione del suo nuovo culto. L'idea di Giuseppe Flavio, che la festa dei tabernacoli "succedesse a coincidere con la dedicazione" sembra poco probabile] nel mese Ethanim [variamente interpretato come doni, i.

e; frutti (Thenius), ruscelli (Gesenius) - cade all'incirca all'epoca delle prime piogge - ed equinozio (Bottcher) ], che è il settimo mese. [Questo viene aggiunto perché il mese fu successivamente conosciuto come Tisri (vedi 1Re 1 Re 6:1 ), o per mostrare che "la festa" era la festa dei tabernacoli.]

1 Re 8:3

E tutti gli anziani d'Israele vennero [Non una semplice ripetizione. Gli uomini che erano stati convocati a Gerusalemme ( 1 Re 8:1 ) erano tutti presenti, di propria iniziativa, per assistere alla rimozione], e i sacerdoti presero l' arca. Nel racconto parallelo in 2 Cronache 5:4 , leggiamo che " i Leviti presero l'arca.

"Ma non c'è contraddizione, come è stato troppo facilmente supposto. Per 2 Cronache 5:7 delle Cronache, " i sacerdoti portarono nell'arca", ecc; conferma l'affermazione del testo. E la spiegazione è suggerita in 2 Cronache 5:5 dello stesso capitolo, "Questi fecero i sacerdoti, i Leviti (quindi l'ebr.) allevare." Stessa espressione in Giosuè 3:3 .

Tutti i sacerdoti erano leviti - Keil traduce, "i sacerdoti levitici" - e questa espressione alquanto singolare è senza dubbio usata per ricordarci che tale era la facilità. Né è necessario che ci sorprenda trovare i sacerdoti impiegati in questo servizio. È vero che l'arca fu affidata ai leviti cheatiti ( Numeri 3:30 , Numeri 3:31 ); ed era loro dovere portarlo ( Numeri 4:15 ; Numeri 7:9 ; Numeri 10:21 ; cfr.

1 Cronache 15:2 , 1 Cronache 15:11 , 1 Cronache 15:12 ). Ma la vera cura e supervisione dell'arca è sempre appartenuta ai figli di Aronne. Era il loro ufficio, e . g ; per mettere o togliere la copertura dell'arca e degli oggetti, che i Leviti era proibito direttamente al tocco ( Numeri 4:5-4 ).

Era proprio nello spirito di queste disposizioni che Salomone ora affidava il trasporto dell'arca all'ordine superiore. Ma più di questo, Salomone non era senza precedenti per giustificare la sua scelta, anzi, possiamo vedere nella sua selezione dei sacerdoti un minuscolo segno di verità, pari quasi a una coincidenza annullata. Infatti troviamo che in occasioni di straordinaria solennità — al passaggio del Giordano, e .

g . ( Giosuè 3:6 , Giosuè 3:15 , Giosuè 3:17 ), e all'assedio di Gerico ( Giosuè 6:6 ), i sacerdoti avevano portato l'arca (di 1 Samuele 4:4 ; 1 Cronache 15:11 , 1 Cronache 15:12 ).

Furono senza dubbio questi precedenti familiari a guidare Salomone, o le autorità ecclesiastiche, nella scelta dei sacerdoti in questa occasione. Un "luogo stabile", una "casa di cedri" ( 2 Samuele 7:7 ), "essendo stata ora trovata per l'arca" in cui dimorare, dopo che aveva "dimorato nelle tende" per 500 anni, stava compiendo il suo ultimo viaggio , e per contrassegnare questo viaggio come eccezionale, per mostrare maggiore riverenza sia all'arca che alla casa, fu stabilito che fosse portato per l'ultima volta dai sacerdoti.

Keil suggerisce che l'arca potrebbe essere stata scoperta, ma questo è molto improbabile. Perché, potremmo chiederci, sono state fornite le coperture e il loro uso è stato prescritto ( Numeri 4:5-4 ), se si dovesse arbitrariamente fare a meno di esse? Aggiunge anche che ai leviti non era permesso entrare nel luogo santissimo. Ma neanche questo, si può aggiungere, era lecito ai sacerdoti. Leviti e sacerdoti potevano entrare quel giorno, perché la casa non era allora dedicata. La nuvola ( Giosuè 3:10 ) lo reclamò per Dio.

1 Re 8:4

E portarono l'arca del Signore [che era ormai da quasi 40 anni "nel tabernacolo che Davide le aveva piantato" sul monte Sion ( 2 Samuele 6:17 )], e il tabernacolo della congregazione [Eb, “il tabernacolo del convegno ”. Questo era stato per molti anni a Gabaon. (Cfr. 1 Re 3:4 ; 2 Cronache 1:8 ; 1Cr 16:1-43:89.

Vedi nota su 1 Cronache 3:4 .) Il tabernacolo del monte Sion non è mai chiamato "il tabernacolo della congregazione" — anzi, è espressamente distinto da esso, 2 Cronache 1:3 , 2 Cronache 1:4 . L'arca e il tabernacolo erano ora riuniti nel tempio di Salomone, "segnando così l'identità e la continuità della vita e del rito della Chiesa ebraica" (Wordsworth)], e tutti i vasi sacri che erano nel tabernacolo [forse il bronzo altare.

Certamente l'altare dell'incenso, la tavola dei pani di presentazione, il candelabro e anche il serpente di bronzo (Stanley)], anche quelli che i sacerdoti ei leviti hanno allevato. [ Non siamo giustificati nel dire (come Keil, al .) che i Leviti portavano tutto tranne l'arca. Il testo favorisce piuttosto l'idea che i sacerdoti aiutassero a portare il tabernacolo e il suo arredamento.

Quindi 2 Cronache 5:5 . Né il tabernacolo né i suoi vasi furono progettati per un ulteriore uso nel tempio; quest'ultimo era stato sostituito da vasi più adatti al santuario ampliato: erano semplicemente conservati, per quanto ne sappiamo, come reliquie del passato. nel tesoro o nelle camere laterali.

1 Re 8:5

E il re Salomone, e tutta la raunanza d'Israele ch'era raunata presso di lui, erano con lui; davanti all'arca [Si offrivano preghiere e sacrifici verso il propiziatorio ( Salmi 28:2 ; cfr Esodo 25:22 ) ] ], sacrificando pecore e buoi [apparentemente l'arca durante il viaggio (cfr.

2 Samuele 6:18 ) mentre venivano offerti i sacrifici. Scopo del sacrificio era testimoniare la gioia riconoscente del popolo per la prossima realizzazione delle proprie speranze. Potrebbe esserci stata anche sullo sfondo l'idea di scongiurare l'ira divina, di fare una propiziazione per eventuali errori e imperfezioni nel loro servizio. Ci sono state tragedie legate alla rimozione dell'arca nel tempo passato ( 1 Samuele 4:17 ; 1 Samuele 6:19 ; 2 Samuele 6:7 ) che, possiamo esserne certi, non furono del tutto dimenticate in questa occasione] che non potevano essere raccontate o numerato per moltitudine.

[Cfr. 2 Samuele 6:13 . Ma i sacrifici in quell'occasione erano su scala molto minore ( 1 Cronache 15:26 ). Giuseppe Flavio aggiunge (Ant. 8.4.1), che una grande quantità di incenso fu bruciata, e che gli uomini precedettero l'arca, cantando e danzando, fino a quando non giunse a destinazione].

1 Re 8:6

E i sacerdoti portarono l'arca dell'alleanza al suo [ cioè; il suo . Ma questa parola non si trova mai nell'AV È entrata in uso dalla data della nostra traduzione] luogo [cfr. 1 Re 6:19 ] in l'oracolo della casa, nel luogo santissimo [Eb. santo dei santi ] , anche sotto le ali dei cherubini [ 1 Re 6:27 . Se l'arca si trovasse con la sua lunghezza est e ovest, o nord e sud, è alquanto difficile decidere. Ma vedi 1 Re 6:8 ].

1 Re 8:7

Poiché i cherubini spiegavano le loro due ali sul luogo dell'arca, ei cherubini coprivano [יָסֹכוּ da סָכַךְ , texit ; quindi, סֻכָה, cabina ; LXX . ον , cioè; oscurato e nascosto. Questa parola è di una certa importanza poiché mostra che l'arca da quel momento in poi sarebbe stata sempre nella completa oscurità, sotto le ali spiegate dei cherubini, un fatto che suggerisce la vera spiegazione del versetto seguente] l'arca e le sue stanghe sopra [Ebr. dall'alto ].

1 Re 8:8

E tirarono fuori [Non è certo se יַאֲרִכוּ sia transitivo, come lo rende il nostro AV, e come in 1 Re 3:14 = allungare, nel qual caso, però, dovrebbe essere quasi seguito da , o intransitivo, come in Esodo 20:12 ; Deuteronomio 5:16 ; Deuteronomio 25:15 , quando il significato sarebbe: " Le doghe erano lunghe " , ma quest'ultima versione ha il sostegno della maggior parte degli studiosi.

Poiché l'oracolo nel tabernacolo era un cubo di dieci cubiti, non potevano essere più di otto o nove cubiti, ed è dubbio che, essendo l'arca solo 2,5 cubiti, sarebbero stati così lunghi. La loro lunghezza è menzionata per spiegare le estremità che si vedono. È irrilevante per il significato del passaggio, tuttavia, quale interpretazione diamo a questo verbo. Se aderiamo all'AV

poi dobbiamo capire che, poiché era proibito togliere le doghe dagli anelli agli angoli dell'arca ( Esodo 25:12-2 ), esse trascinavano le doghe in avanti verso un'estremità dell'arca; che abbiano tolto del tutto le doghe dall'arca (Stanley) è una visione alla quale il testo non presta alcun sostegno] le doghe, che le estremità [Ebr. teste .

È possibile che le estremità delle doghe fossero dotate di manopole. Ciò impedirebbe la loro rimozione] dei righi sono stati visti in [Ebr. da ] il luogo santo [Marg. arca, la parola che si trova nelle Cronache Ebrei 5:9 . È discutibile, tuttavia, se הַקֹּדֶשׁ sia mai usato, da solo, dell'arca (Gesen; Thesaurus, s.

v.) Può essere usato del luogo santissimo (vedi Ebrei 5:10 ), ma qui sembrerebbe designare il הֵיכָל (1Re 1 Re 6:17 ), il corpo o "tempio della casa" ( Esodo 26:33 ; Ebrei 9:2 ). Il suo significato sembra essere così definito dalle parole successive] prima dell'oracolo [ i.

e; una persona in piedi nel luogo santo, ma all'estremità occidentale, vicino all'ingresso dell'oracolo ( 1 Re 6:31 ), poteva vedere le estremità delle stanghe. Diverse domande di notevole finezza si propongono qui.

1 . Qual era la posizione dell'arca? Stava, cioè, a oriente e a occidente, o a settentrione ea mezzogiorno, sotto le ali dei cherubini?

2 . Qual era la posizione delle doghe? Erano attaccati alle estremità o ai lati dell'arca?

3 . Come si potevano vedere le estremità dei righi, e da chi e quando, solo in occasione della dedicazione o negli anni successivi?

4 . Perché il nostro autore ha registrato questa circostanza?

quanto a

1. la bilancia delle prove è a favore dell'arca che si trovava a nord ea sud, in linea, cioè con le ali dei cherubini. Per

(1) solo così apparentemente i cherubini avrebbero potuto "coprire l'arca e le sue stanghe ".

(2) Se fosse stato diversamente, i "cherubini che adombrano il propiziatorio", presumendo che fossero trattenuti nel tempio, avrebbero avuto una posizione disuguale e unilaterale, poiché invece di essere ugualmente prominenti, sarebbero rimasti in piedi, uno con la schiena, l'altro con la faccia all'ingresso e al luogo santo.

(3) Se l'arca fosse stata a est ea ovest, le doghe sporgenti avrebbero sicuramente ostacolato il sommo sacerdote nell'adempimento delle sue solenni funzioni ( Levitico 16:12-3 ). Che servissero a guidarlo al propiziatorio è ovviamente una semplice congettura, e come tale non ha alcun peso.

2 . Quanto alle doghe, Giuseppe afferma (Ant. 3.7. 5) che esse correvano lungo i lati dell'arca, e questa sembrerebbe la disposizione naturale e giusta. Ne consegue di nuovo che non possono essere stati più di otto o nove cubiti, in quanto hanno trovato un posto tra i corpi dei cherubini, che non possono essere più di nove cubiti l'uno dall'altro.

3 . La spiegazione dei Rabbini è che le estremità delle doghe non si vedevano realmente , ma sporgevano nella tenda e formavano così due sporgenze o sporgenze visibili. Ma questa visione soddisfa appena i requisiti del testo e presuppone che l'arca si trovasse a est ea ovest, cosa che abbiamo trovato buone ragioni per dubitare. Ma anche se così fosse, è dubbio che le stanghe, finché rimasero negli anelli, potessero arrivare fino alla porta dell'oracolo, a meno che non fossero state allungate allo scopo. Come allora sono stati visti? Le seguenti considerazioni possono aiutarci a rispondere a questa domanda.

(1) L'oracolo, naturalmente, nel suo stato normale era nella perfetta oscurità ( Ebrei 5:12 ). Una volta all'anno, tuttavia, veniva ammesso un barlume di luce, quando il sipario veniva parzialmente scostato per consentire l'ingresso del sommo sacerdote.

(2) Quando il sipario veniva tirato da un lato (probabilmente il sinistro), la luce cadeva non sull'arca, ma sulle estremità delle doghe sporgenti dall'estremità destra o nord dell'arca, che sarebbero così distintamente visibile al sommo sacerdote. Ma

(3) in quel momento il sommo sacerdote non era solo nel luogo santo. Non era richiesto che "non ci fosse uomo nel tabernacolo della congregazione", tranne quando il sommo sacerdote entrava per fare l'espiazione per il luogo santo ( Levitico 16:17 ). In una fase precedente del servizio sembrerebbe aver richiesto assistenza. Secondo la Mishna (Yoma), un sacerdote teneva la bacinella di sangue e la agitava per impedirne la coagulazione, al momento del suo primo ingresso. Inoltre

(4) è estremamente dubbioso che il sommo sacerdote possa aver scostato lui stesso il sipario. Che fosse entrato tre o quattro volte quel giorno, al suo primo ingresso aveva sicuramente le mani occupate. Se portava "un incensiere pieno di carboni ardenti ardenti".. "e le sue mani (חָפְנָיו, entrambe si adattano) piene di incenso dolce battuto piccolo" ( ib . Ebrei 5:12 ), è chiaro che qualche altra persona deve avere scostato per lui il velo. Ebrei 5:12

È a questa persona, credo, al sacerdote che ha avuto il privilegio di scostare il sipario, e forse ad altri che stavano vicino - certamente al sommo sacerdote - che erano visibili le estremità delle doghe. Né uno sguardo riverente rivolto a questi oggetti, creati originariamente per essere maneggiati dai leviti, avrebbe comportato una curiosità sconsacrata. E se così fosse, aiuterebbe a spiegare (4) la menzione di questa circostanza da parte del nostro autore.

Se fosse un dato di fatto che anno dopo anno un bagliore di luce cadesse sulle doghe, e se un sacerdote dopo l'altro testimoniasse di ciò che aveva visto, fino al momento in cui scrivi ("fino ad oggi;" vedi sotto), possiamo facilmente capire perché una circostanza di così tanto interesse dovrebbe essere registrata. E non abbiamo qui una spiegazione adeguata della sua menzione, se vogliamo capire che le doghe furono viste il giorno della dedicazione, quando ovviamente dovevano essere visibili, e mai dopo, o che le doghe furono parzialmente tirate fuori i loro anelli per mostrare che l'arca era ora a riposo], e là sono fino ad oggi.

[Stessa espressione 1 Re 9:21 ; 1 Re 12:19 ; 2 Re 8:22 . Alla data di pubblicazione di questo libro, il tempio fu ovviamente distrutto ( 2 Re 25:9 ), così che in quel giorno le stanghe non c'erano. Ma la spiegazione è molto semplice. Il nostro storico ha copiato le parole che ha trovato nel ms . stava usando.]

1 Re 8:9

Non c'era niente nell'arca tranne le due tavole di pietra che Mosè vi aveva messo [ Esodo 25:16 ; Esodo 40:20 ; Deuteronomio 10:5 . Questa affermazione sembra essere in contrasto con Ebrei 9:4 , che menziona "il vaso d'oro che conteneva la manna e la verga di Aaronne che germogliava", come nell'arca, insieme alle "tavole dell'alleanza.

"E va osservato che, mentre il nostro testo esclude queste reliquie dall'arca ( temp . Salomone), nessun'altra scrittura tranne quella appena citata le include espressamente. In Esodo 16:34 e Nm 17,1-13,25 ( Ebr. AV; 17:10) è comandato che siano riposte "davanti alla testimonianza", parole che senza dubbio possono significare, come sono state a lungo interpretate come "davanti alle tavole della testimonianza nell'arca" - osservate, il le parole sono "davanti alla testimonianza " , non "davanti all'arca " ma che ora si pensa generalmente significhino "davanti all'arca che conteneva la testimonianza.

"Sappiamo che il libro della legge fu posto "a lato (מִחַּד) dell'arca" ( Deuteronomio 31:26 ), e quindi è ritenuto da alcuni che il vaso d'oro, ecc; occupasse una posizione simile. Sembra preferibile , tuttavia, considerando la distinta affermazione di San Paolo, ovvero l'autore della Lettera agli Ebrei, che, a dir poco, incarna la tradizione ebraica, aderire all'antica interpretazione che il vaso d'oro della manna e la verga di Aronne fossero in l'Arca.

E questo non è in alcun modo in contrasto con l'affermazione del testo, poiché questi tesori potrebbero essere stati rimossi dai Filistei, il cui primo pensiero, possiamo esserne certi, sarebbe stato quello di aprire la loro nuova acquisizione. Non è improbabile, infatti, che lo scopo degli uomini di Bethshemesh nell'esaminare l'arca fosse di vedere se questi tesori fossero ancora lì. Perché se il vaso d'oro fosse mai stato nell'arca, difficilmente possiamo supporre che sfuggirebbe alla rapacità dei Filistei, che lascerebbero le due tavole di pietra come cose senza valore.

Infatti, è proprio possibile che l'offerta di sconfinamento, i topi d'oro, ecc; sono stati progettati come un ritorno per il vaso d'oro che era stato rimosso. E l'affermazione del testo, "non c'era niente", ecc.; implica quasi che ci fosse stato qualcosa lì una volta (vedi Alford su Ebrei 9:4 ). Sembra probabile, quindi, che il vaso d'oro e la verga di Aronne siano stati originariamente depositati "prima della testimonianza" nell'arca; che furono rimossi durante la sua cattività ( 1 Samuele 5:6 .

); e che il sacrilegio fu scoperto a Bet-Semes ( 1 Samuele 6:19 ). Quest'ultimo episodio menzionato spiega come si è saputo che "non c'era niente", ecc. È improbabile che dopo quella visita memorabile Salomone possa aver aperto l'arca e portato fuori le due reliquie, come suggerisce Rawlinson. Né abbiamo alcuna garanzia per la vista che il propiziatorio, con i cherubini, è stato rimosso per far posto a un nuovo coperchio senza di loro, e così l'interno dell'arca è stato scoperto per vedere (Stanley)] a Horeb [Vedi Esodo 3:1 ; Esodo 17:6 ; Esodo 33:6 ; 1 Re 19:8 .

Questo nome, che significa terra arida, deserto , sembrerebbe appartenere a due o tre luoghi diversi del deserto. Ma come nome del luogo dove fu data la legge e stipulata l'alleanza con Dio ( Deuteronomio 4:10 , Deuteronomio 4:13 ) divenne in seguito un nomen generale per l'intera regione del Sinai.

Qui si intende chiaramente il monte della legge] quando [Ebr. che, si trova occasionalmente nel senso di quum, come in Deuteronomio 11:6 ; Salmo 139:15; 2 Cronache 35:20 ; di. 1Re 1 Re 9:10 (Gesen; Tessalonicesi, sv)] il Signore fece un patto [Ebr. tagliare ; vedi nota su 1 Re 5:12 .

è da intendersi. Stesse ellissi in 1 Samuele 20:16 ; 1 Samuele 22:8 ] con i figli d'Israele quando vennero [Ebr. nella loro venuta ] dal paese d' Egitto. [ Esodo 34:27 , Esodo 34:28 ; Deuteronomio 4:13 .] Esodo 34:27, Esodo 34:28, Deuteronomio 4:13

1 Re 8:10

E avvenne che, quando i sacerdoti uscivano [Piuttosto, come i sacerdoti uscivano ] del luogo santo [E 'stato supposto che "il santo" (הַקֹּדֶשׁ) è qui messo per la maggior luogo santo, come in Ezechiele 41:23 . Ma questa non è affatto l'interpretazione necessaria. La nuvola può ovviamente aver riempito l' intero edificio solo quando i sacerdoti l'hanno lasciata.

Sembrerebbe, tuttavia, da Ezechiele 41:11 come se i sacerdoti, dopo aver lasciato l' oracolo , stessero per Ezechiele 41:11 più tardi nel luogo santo], che la nuvola [Osservare l'articolo; la ben nota nuvola che preannunciava la presenza divina. Si era riposato sul tabernacolo nel giorno in cui era stato dedicato ( Esodo 40:34 ), l'aveva accompagnato nei suoi viaggi ( ib .

versetto 38), ed era stato apparentemente mostrato in modo speciale in alcuni momenti della storia d'Israele ( Numeri 12:5 , Numeri 12:10 ; Numeri 16:42 ; Deuteronomio 31:15 ). Era quindi il simbolo riconosciuto della presenza di Dio, e come tale era un segno visibile che Egli ora accettava il tempio, come aveva precedentemente accettato il tabernacolo, come suo santuario e dimora.

È difficilmente corretto identificare la nuvola con la Shechinah dei Targum (Rawlinson), poiché è evidente che i Targum non rendono mai "la nuvola" o "la gloria" con "la Shechinah". Infatti, per quanto riguarda l'uso della parola da parte degli scrittori ebrei, sembrerebbe una perifrasi di Dio. Possiamo vedere nella nuvola, tuttavia, la sede della Shechinah riempiva la casa del Signore.

1 Re 8:11

In modo che i sacerdoti non potessero sopportare l'acqua piovana a causa della nuvola [Essi furono sopraffatti dalla manifestazione, proprio come lo era stato prima Mosè ( Esodo 40:35 ). Fu nel momento in cui i cantori e i trombettieri, in piedi all'estremità orientale dell'altare, iniziarono il loro servizio di lode - e la ricomparsa dei sacerdoti potrebbe essere stata il segnale per loro di iniziare ( 2 Cronache 5:13 ) - che "la casa era piena di una nuvola.

Forse i sacerdoti stavano per bruciare l'incenso. Evidentemente si intendevano e si interrompono ministeri di qualche tipo. L'esatta corrispondenza con Esodo 40:35 (cfr Ezechiele 44:4, Esodo 40:35 ) non è da trascurare. L'idea ovviamente è che il Divino l'approvazione concessa al tabernacolo era ora a sua volta concessa al tempio], poiché la gloria del Signore aveva riempito la casa del Signore.

[La "gloria del Signore" è identica alla nuvola, o con queste parole si intende qualcosa in più? È certamente notevole che ciò che Esodo 40:10 dice della nuvola — che "riempiva la casa" — Esodo 40:11 dice della gloria. È anche vero che non si parla di alcuna luce o fuoco. E le "tenebre" di Esodo 40:12 potrebbero naturalmente sembrare riferirsi alla nuvola, e quindi escludere l'idea di luce.

Ma sicuramente le parole כְבוֹד יְיָ sono da interpretare qui con il loro significato e uso altrove, e troviamo "la gloria del Signore altrove menzionata come qualcosa di distinto dalla nuvola. Dobbiamo ricordare che quella che di giorno era una colonna di nuvola, di la notte era una colonna di fuoco ( Esodo 13:21 , Esodo 13:22 ).

In Esodo 19:9 , Esodo 19:16 , la menzione della "nube densa" è seguita dall'affermazione che "Il monte Sinai era tutto fumante perché il Signore vi era sceso nel fuoco " ( Esodo 19:18 ). Allo stesso modo, in Esodo 24:1 ; ci viene detto che "la gloria del Signore apparve sul monte Sinai e la nuvola lo coprì (la gloria?) per sei giorni; e il settimo giorno chiamò Mosè di mezzo alla nuvola.

E la vista della gloria del Signore era come un fuoco divorante ( Esodo 24:16 , Esodo 24:17 ). Ma forse il passaggio più decisivo a questo proposito è Esodo 40:34 , dove ci viene detto che “la nuvola dimorava sopra « la tenda del convegno, mentre «la gloria del Signore riempiva il (interno del) tabernacolo.

"Confronta Esodo 16:7 , Esodo 16:10 ; Le Esodo 9:6 , Esodo 9:23 ; Numeri 14:10 ; Numeri 16:19 , Numeri 16:42 . Sembrerebbe, quindi, che "la gloria del Signore" non era la nuvola, ma, come sembra quasi implicare la parola, una "luce dal cielo al di sopra dello splendore del sole" ( Atti degli Apostoli 26:13 ; cfr.

Apocalisse 1:14 , Apocalisse 1:16 ). È appena il caso di aggiungere che la gloria, sebbene apparentemente risiedesse nella nuvola, non era sempre luminosa; la nuvola lo velava agli occhi degli uomini.

1 Re 8:12

Allora parlò Salomone [in un trasporto di emozione alla vista. La nuvola e la gloria provarono che la sua pia opera era stata accettata. Questi segni benedetti gli assicuravano che "il Signore era lì" ( Ezechiele 48:35 ); che l'incomprensibile Divinità era entrata nel santuario terreno che aveva preparato e vi avrebbe dimorato], Il Signore disse che avrebbe dimorato nella fitta oscurità.

[Ebr. עֲרָפֶל, acceso; buio delle nuvole . Quando Dio ha parlato di dimorare in una nuvola oscura? Il riferimento, probabilmente, è a Esodo 19:9 ; Esodo 20:21 , Deuteronomio 4:11 ; Deuteronomio 5:22 (si noti che, negli ultimi tre passi citati, si usa questa stessa parola, e negli ultimi due in connessione con nuvola, che sembrerebbe essere un termine praticamente sinonimo), ma soprattutto a Le Deuteronomio 16:2 , "Apparirò nella nuvola sul propiziatorio.

"Salomone aveva quindi tutte le garanzie per collegare una teofania con la densa nuvola oscura. Cfr. Salmi 18:11 ; Salmi 97:2 . Le parole non possono riferirsi al "santo dei santi non illuminato da finestre" (Wordsworth).

1 Re 8:13

Ho sicuramente costruito [Ebr. Per costruire, ho costruito ] te una casa da abitare, un luogo ove tu rimanete in eterno. [Il tempio era principalmente, come già osservato, un santuario per l'arca, tra i cherubini del propiziatorio di cui Dio abitava. Questo era un מָכוֹן (da כוּן, statuit ), un luogo stanziale. Il tabernacolo non era che una dimora povera e transitoria, partecipe della fragilità della tenda del pastore ( Isaia 38:12 ). Isaia 38:12

Per (αἰῶνες), cfr. Isaia 26:4 ; Isaia 51:9 ; Daniele 9:24 ; Salmi 145:13 .

1 Re 8:14

E il re girò il viso [Aveva guardato intensamente verso la casa dove apparve la nuvola. Ora affrontò la congregazione] e benedisse [Questa parola qui, e in 1 Re 8:55 , è usata in modo un po' vago. La benedizione era in entrambi i casi indirizzata a Dio. Il re ebreo non era autorizzato a benedire il popolo, questa era la prerogativa dei sacerdoti ( Numeri 6:23 ; cfr.

Le Numeri 9:22 ), e si dice che qui benedica solo come felicitando, come augurando loro una benedizione. Dean Stanley ] "Jewish Ch.," vol. 2. p 218) asserisce caratteristicamente che Salomone "effettuò il più alto atto sacerdotale di solenne benedizione". Ma la stessa parola è usata in 1 Re 8:66 , del popolo che benedice il re.

"Il popolo " , come chiede in modo pertinente Wordsworth, "ha compiuto anche un atto sacerdotale?" La parola è usata altrove per salutare . Vedi nota su 1 Re 8:66 8:66 e Gesen. sv] tutta la congregazione d'Israele: ( e tutta la congregazione d'Israele si fermò ); [Ebr. erano in piedi (עֹמֵד); "stava" trasmette l'idea che la congregazione si alzò mentre parlava Salomone, mentre erano già in piedi nei cortili del tempio.

1 Re 8:15

E disse: Benedetto sia il Signore Dio d'Israele [ 1 Re 1:48 ], che parlò con la sua bocca a [o, riguardo a ; אֵל dopo verbi di parlare ha la forza di de ( Genesi 20:2 ; Geremia 40:16 ; Salmi 69:27 ).

David mio padre [Le parole furono realmente dette a Nathan], e ha con la sua mano [ cioè; potenza; cfr. Giobbe 34:20 ; Atti degli Apostoli 4:28 ; Atti degli Apostoli 13:11 ; Esdra 7:6 ] lo adempì [la parola pronunciata che ha adempiuto con i fatti], dicendo : [Il riferimento è a 2 Samuele 7:1 ; di cui Salomone si limita a dare la sostanza. Gran parte di ciò che dice qui non è registrato lì.]

1 Re 8:16

Dal giorno in cui feci uscire il mio popolo Israele dall'Egitto, non scelsi alcuna città tra tutte le tribù d'Israele per costruire una casa, affinché vi fosse il mio nome [Il cronista aggiunge qui: "Né ho scelto alcuno per sii governante", ecc. Probabilmente il nostro resoconto si avvicina di più alle parole effettivamente pronunciate. Il discorso nelle Cronache sembra essere stato in qualche modo amplificato, anche se completa solo il senso (Rawlinson)], ma ho scelto Davide per essere sopra il mio popolo Israele. [Cfr. Salmi 78:70 . Questo salmo segue più o meno la stessa linea di pensiero di questo indirizzo.]

1 Re 8:17

Ed era nel cuore di Davide mio padre [ 2 Samuele 7:2 ; 1 Cronache 17:1 ] per edificare una casa al nome del Signore, Dio d'Israele.

1 Re 8:18

E il Signore disse a Davide mio padre [Non, forse, totidem verbis . L'approvazione divina era implicita in 2 Samuele 7:11-10 , e potrebbe essere stata espressa allo stesso tempo. I racconti della Scrittura sono necessariamente molto condensati], Mentre era nel tuo cuore costruire una casa al mio nome, hai fatto bene che fosse nel tuo cuore.

1 Re 8:19

Tuttavia non edificherai la casa [Wordsworth osserva che fu la riverenza filiale a impedire a Salomone di menzionare la causa di questo divieto che, tuttavia, è menzionato con adeguata umiltà dallo stesso Davide ( 1 Cronache 22:8 )]; ma tuo figlio che uscirà dai tuoi lombi, edificherà la casa al mio nome.

[2Sa 7:11, 2 Samuele 7:12 . Da notare la ricorrenza del "nome" del Signore (cfr 2Sa 7:16, 2 Samuele 7:17 , 2 Samuele 7:18 , 2 Samuele 7:29 , 48, ecc.) Il nome di Dio è l'espressione all'uomo di Ha natura, attributi, ecc.]

1 Re 8:20

E il Signore ha compiuto [stessa parola di 1 Re 2:4 . Illuminato; "ha innalzato" ( LXX . ). Anche la stessa parola di "risorto" ( LXX . ) di seguito, e di "stabilito" in 2 Samuele 7:12 . Potremmo tradurre "stabilito" in tutto] la sua parola che ha pronunciato, e io sono risorto nella stanza di Davide mio padre, e mi siedo sul trono d'Israele [2Sa 1:1-27:48], come il Signore ha promesso [ 2 Samuele 7:12 ], e hanno costruito una casa al nome del Signore, Dio d'Israele [ ib . 2 Samuele 7:13 ].

1 Re 8:21

E lì ho posto un posto per l'arca, in cui è l'alleanza del Signore [da cui il suo nome, "l'arca dell'alleanza" ( Esodo 34:28 ; cfr Deuteronomio 9:11 )] che ha fatto con i nostri antenati quando li fece uscire dal paese d'Egitto [ 1 Re 8:9 , 1 Re 8:16 ].

SEZIONE II. -La preghiera.

Inizia ora la preghiera di dedicazione propriamente detta. Questa composizione solenne e bella è stata probabilmente copiata dal nostro autore dal "Libro degli Atti di Salomone" ( 1 Re 11:41 ), forse dal "Libro del profeta Natan" ( 2 Cronache 9:29 ). Evidentemente era stato scritto in anticipo e, senza dubbio, sarebbe stato religiosamente preservato.

La critica successiva obietta alla sua autenticità che i numerosi riferimenti al Pentateuco dimostrano che si tratta di una data successiva. Ewald lo assegna al VII secolo aC; ma questo è semplicemente per elemosinare la questione della data del Pentateuco. È ovviamente possibile replicare che questi riferimenti provano solo che il re conosceva, come doveva essere ( Deuteronomio 17:18 ), le parole della legge.

Si divide in tre parti. Il primo (versetti 22-30) è generale; la seconda (vv. 31-53) si compone di sette petizioni speciali; l'ultimo (versetti 50-53) consiste in una conclusione generale e in un appello alla misericordia dell'alleanza di Dio.

1 Re 8:22

E Salomone si fermò [ cioè; prese posizione ( LXX . ἀνέστη). Non "stava in piedi". Fu solo per un momento, tuttavia, poiché lo troviamo attualmente inginocchiato ( 1 Re 8:54 ; 2 Cronache 6:13 ). Quest'ultimo passaggio ci informa che entrambi rimase in piedi e si inginocchiò su un "patibolo di bronzo", alto tre cubiti] davanti all'altare del Signore [ i.

e; l'altare di bronzo del sacrificio. La piattaforma o patibolo era "posta in mezzo al cortile" (2 Cronache lc ) Tutti questi riti si svolgevano all'aperto. Il re non aveva posto all'interno dell'edificio] in presenza [la parola non deve essere pressata per significare "di fronte al popolo". È improbabile che pregherebbe verso la gente: era il loro προφήτης , i.

e; parlò per loro a Dio - o volse le spalle alla sacra Presenza appena manifestata], e stese le mani verso il cielo: [un atteggiamento di fervida preghiera in tutto l'Oriente, come si può vedere oggi tra i maomettani. (Vedi "Modern Egyptians" di Lane, cap. 3; "Religione e leggi".) Questa posizione era così completamente identificata con la supplica che "alzare le mani" divenne sinonimo di preghiera ( Esodo 9:29 , Esodo 9:33 ; Salmi 44:20 ; Salmi 143:6 ; Isaia 1:15 ; Isaia 65:2 .) ]

1 Re 8:23

E disse: Signore Dio d'Israele , non c'è Dio come te [Parole simili si trovano in Esodo 15:11 ; Salmi 86:8 , ecc Essi non implica affatto l'esistenza di altri dèi, ma si spiegano con altri passaggi ( e . G , versetto 60; Deuteronomio 4:39 , "il Signore è Dio e nessun altro ;" 2 Samuele 7:22 ; 2 Samuele 22:32 ) nel senso che il Dio d'Israele è solo, e solo è Dio. 2 Samuele 7:22, 2 Samuele 22:32

Sarebbe strano, infatti, se le persone il cui grande peculium era l'unità della Divinità ( Deuteronomio 6:4 ; Isaia 42:8 ) riconoscessero altre divinità. Osserva: Salomone inizia la sua preghiera con un atto di lode ; con un riconoscimento insieme grato e grazioso delle passate misericordie di Dio (cfr Salmi 65:1, Salmi 65:2 ; Salmi 65:2 ; Filippesi 4:6 ).

Exandit Dominus invocantem, quem laudantem vidit" ], in cielo sopra, o in terra sotto [ Giosuè 2:11 ], che osservano alleanza e misericordia [stesse parole in Deuteronomio 7:9 ] con i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il cuore . [cfr Deuteronomio 2:4 .]

1 Re 8:24

Che hai mantenuto con il tuo servo Davide mio padre [Salomone vede in questo un pegno speciale della fedeltà e della verità di Dio] che hai promesso [Ebr. spakest, stessa parola come sotto. L'alterazione dell'AV oscura la connessione]: tu parlasti anche [Ebr. e tu parlasti, cioè; "sì", o "poiché hai parlato"] con la tua bocca e l'hai adempiuto con la tua mano [versetto 15, ed Ebrei 3:6 .

Il completamento della casa, dopo l'insediamento di Salomone sul trono, fu per lui la prova conclusiva della promessa di 2 Samuele 7:1 . aveva ricevuto il suo adempimento], come lo è oggi.

1 Re 8:25

Perciò ora [Ebr. E ora . La promessa è stata solo parzialmente mantenuta. La casa è costruita; ora prega che la successione possa continuare nella linea di Davide] tenere [cf. versetto 24, "tu hai mantenuto"] con il tuo servitore Davide mio padre che hai promesso [Ebr. parlò a, come sopra] lui, dicendo [Il riferimento è naturalmente alla grande promessa di 2 Samuele 7:12-10 ], Non ti cadrà un uomo ai miei occhi per sedersi sul trono d'Israele [cfr.

1 Re 2:4 ], così che [marg; se solo . Quanto alla condizione, vedi nota a 1 Re 2:4 , e cfr. 1 Re 6:12 , 1 Re 6:13 ] i tuoi figli badano a [Ebr. tenere . Stessa parola di sopra. La ripetizione è suggestiva. Mantenere la sua promessa di Dio era subordinata alla loro osservando i Suoi comandamenti] loro strada, che camminano davanti a me come tu hai camminato davanti a me.

1 Re 8:26

E ora, o Dio [La LXX ; volgo; sir; e arabo. leggi, o Signore Dio, come fanno molti manoscritti . Ma è più probabile che la parola sia stata inserita ( in conformità con 1 Re 8:23 , 1 Re 8:25 ) piuttosto che essere stata omessa] la tua parola [Il Keri ha le tue parole .

Keil vede qui un riferimento a "tutte le parole " di 2 Samuele 7:17 ; ma questo, specialmente quando la lettura è dubbia, è un po' troppo remoto], ti prego, sia verificato [יֵאָמֵן forma ottativa . Gesen; Grammo. 126. 2] che dicesti [ Salmi 132:14 ] al tuo servo Davide mio padre.

1 Re 8:27

Ma [כִי. Bähr si riferisce per questo uso della parola a 1 Samuele 29:8 ; 1Re 11:22; 2 Re 8:13 ; Geremia 23:18 ] Dio lo farà davvero [Web. in verità ; stessa radice del verbo precedente, " verificato ". La ripetizione mostra la connessione del pensiero.

"Ma queste parole possono essere verificate? Dio in verità", ecc.] abiterà sulla terra? ecco il cielo e il cielo dei cieli [Stessa espressione Deuteronomio 10:14 . cfr. Salmi 115:16 ; Salmi 148:4 ; Isaia 66:1 . La credenza ebraica rispetto ai sette cieli (vedi Wetstein su 2 Corinzi 12:2 ; Stanley, "Corinthians", l.

C. ) è di data molto più tarda, e un riferimento ad esso, o alla credenza di alcuni Rabbini in due cieli (dopo Deuteronomio 10:14 ), è del tutto fuori discussione. Il "cielo dei cieli" ="tutti gli spazi del cielo, per quanto vasti e infiniti" (Gesen; cfr Salmi 148:4 148,4 ). L'analogia di "santo dei santi" suggerirebbe, tuttavia, che non tutti i cieli, ma i cieli più alti sono destinati] non possono contenerti; quanto meno [אַף כִי: Ewald, 354 c] questa casa che ho costruito? [Due punti sono da notare qui.

(1) Salomone non nega mai nemmeno per un momento che il tempio fosse una vera abitazione di Geova, o che vi fosse manifestata una presenza reale. Nega solo che la Divinità sia contenuta nei templi terreni

(2) Non aveva idee indegne - come erano prevalenti in quell'epoca - di Dio come divinità locale, limitata allo spazio. Le parole dimostrano chiaramente la sua comprensione dell'onnipresenza e dell'infinità di Dio. Con questo brano confronta Salmi 139:7 ; Isaia 66:1 (citato in Atti degli Apostoli 7:49 ), e Atti degli Apostoli 17:24 .]

1 Re 8:28

Tuttavia rispetta la preghiera del tuo servo [= la preghiera che ora offro, che è che tu possa ascoltare tutte le future preghiere offerte qui, mie e del mio popolo] e la sua supplica, o Signore mio Dio, di ascoltare il grido e alla preghiera [Qui si usano tre parole, תְּחִנָּה תְּפִלָה e רנָּה. Il primo (da הִתְפָלַל, precatus est ; vedi 1 Re 8:29 ) è apparentemente un termine generale per la preghiera; il secondo (da חָנַן, propitius fuit ) è propriamente un grido di misericordia; quindi una sincera preghiera o supplica; mentre il terzo significa un grido di gioia; quindi un triste grido o preghiera] che il tuo servo prega davanti a te oggi.

1 Re 8:29

Che i tuoi occhi siano aperti [Questo antropomorfismo non è in contrasto con quanto detto sotto 1 Re 8:27 ] verso questa casa notte e giorno [non tanto per vegliare su di essa quanto per vedere il culto e la preghiera ivi offerti], anche verso il luogo di cui hai detto: Il mio nome sarà là [cfr. Ezechiele 48:35 , Ezechiele 48:18 , Ezechiele 48:19 , Ezechiele 48:20 , ecc.

Quando Dio aveva detto questo? Mai forse, in tante parole. Keil dice che il riferimento è a 2 Samuele 7:13 implicite ("Edificherà una casa al mio nome"), mentre Rawlinson pensa che "il riferimento non sia a un singolo testo, ma ai molti passaggi del Deuteronomio in cui Dio parla di un luogo che Egli sceglierà per 'porre il suo nome' lì ( Deuteronomio 12:5 , Deuteronomio 12:11 , Deuteronomio 12:18 , ecc.

; Deuteronomio 14:23 ; Deuteronomio 15:20 ; Deuteronomio 16:2 , ecc.) "Ma è molto probabile che sia stata fatta una rivelazione a Davide riguardo al santuario, i cui termini non ci sono conservati. Questo è quasi implicito in Salmi 78:68 ; Salmi 132:10 ; 1 Cronache 22:1 passaggi che provano che Davide sosteneva di avere l'approvazione divina per aver posto il tempio sul "monte Sion.

" Salmi 132:1 , è inconfondibilmente davidico, e incorpora alcune caratteristiche del messaggio di Dio ( e . G , la condizione, Salmi 132:12 ) Non conservate in 2 Samuele 7:1 .]: Che tu possa ascoltare alla preghiera che il tuo servo farà verso [Marg.

in, ma ebr. . supporta il rendering AV. Ora che Dio aveva rivelato la sua presenza nel tempio, l'ebreo, dovunque si trovasse, avrebbe pregato per esso ( Daniele 6:10 ; Salmi 5:7 ; Giona 2:4 ), proprio come il maomettano ha la sua Kibleh alla Mecca] questo posto.

1 Re 8:30

E ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno verso questo luogo: e ascolta dal cielo [Ebr. al cielo , una gestante cenno ascolta la preghiera che sale al cielo. Il cronista qui, come altrove, semplifica il significato leggendo "dal cielo", מִן־הַשּׁ] la tua dimora [Qui, e nei versetti 39, 43 e 49, il cielo è descritto come la vera dimora della Divinità.

Fiducioso come Salomone crede di aver costruito una dimora per il Signore, non sogna mai che "l'Altissimo non abita in templi fatti da mani" ( Atti degli Apostoli 7:48 ; Atti degli Apostoli 7:48, Atti degli Apostoli 17:4 )]: e quando ascolti, perdona. [C'è forse un gioco di parole qui—שָׁמַיִם שָׁמַעְתָּ].

Con il versetto successivo iniziano le suppliche speciali o particolari. Come quelli della preghiera del Signore, sono sette di numero, e senza dubbio per lo stesso motivo, vale a dire; perché sette era il numero dell'alleanza, il numero che esprimeva la relazione tra il Signore e il suo popolo In effetti, per l'ebreo il numero "sette" era qualcosa come il segno della croce per gran parte della cristianità cattolica, perché parlava a lui dell'alleanza di Dio di misericordia e di pace.


E il primo dei sette riguarda i giuramenti . Il re implora il Dio che osserva l'alleanza di vegliare sulle alleanze di parole fatte nel santuario ora consacrato e di proteggere la loro santità punendo il falsario. Ci sono stati casi in cui la legge mosaica prevedeva che un giuramento dovesse essere prestato a persone sospettate ( Esodo 22:11 ; Le Esodo 5:1 , Esodo 5:4 , ecc.

). E c'erano altri casi in cui gli uomini di propria iniziativa, per "la fine di ogni contesa", prestavano giuramento. Ora, ogni giuramento, qualunque sia la sua forma ( Matteo 23:16 ), è in realtà un'affermazione «del Dio di verità» ( Isaia 65:16 ); è un appello alla conoscenza, al potere e alla giustizia dell'Altissimo ( Levitico 19:12 ; Deuteronomio 6:13 ; Deuteronomio 10:20 ; Isaia 48:1 ; Geremia 12:16 ; Geremia 44:26 ).

Un falso giuramento, di conseguenza, disonorava il nome divino, e contaminava il santuario dedicato a quel nome, e se rimaneva impunito, contraddiceva i principi e le disposizioni della dispensa delle pene temporali, e così incoraggiava la menzogna e l'empietà. Dio è qui supplicato, di conseguenza, di prendere atto dei giuramenti fatti davanti al Suo altare (versetto 31), e di essere un rapido testimone contro i falsari ( Malachia 3:5 ).

È, forse, a causa del diretto disonore che lo spergiuro offre al nome divino che, come suggerisce Bähr, questa preghiera è la prima tra le sette, corrispondendo così al "Sia santificato il tuo nome" nella preghiera del Signore, e alla terza tra i dieci comandamenti.

1 Re 8:31

Se un uomo trasgredisce [La forza dell'ebraico (che inizia un po' bruscamente) אֵת אֲשֶׁר ( LXX . ὅσα ἂν ἁμάρτη) è probabilmente, Quanto a ciò che, o in tutti i casi in cui, ie; quando . Il cronista, come al solito, semplifica leggendo אֵם] contro il suo prossimo, e fa un giuramento [Ebr. e lui (il vicino) ha fatto un giuramento, i.

e; prescrivere una forma di scongiuro, come quella in Deuteronomio 21:7 ] su di lui per indurlo a giurare, e il giuramento venga [Questa traduzione non può essere mantenuta. Perché nell'ebr. non c'è def. arte; come ci sarebbe se אָלָה fosse sostantivo e nominativo; e, inoltre in quel caso il verbo, per accordarsi con il sostantivo femminile, sarebbe בָּאָה. E poiché nessun altro significato può essere estratto dalle parole così come stanno, siamo portati a sospettare una leggera corruzione del testo, sia

(1) l'omissione di tra le parole, che in quel caso sarebbero state ובא ואלה, e significherebbe, "e lui (l'imputato) viene e giura " - una congettura che è supportata dalla LXX ; καὶ ἔλθῃ καὶ ἐξαγορεύση , or

(2) l'omissione della preposizione ,ב che produrrebbe ובא באלה = e lui (l'accusato) entra nel giuramento, un'espressione trovata in Nehemia 10:29 e Ezechiele 17:13 ] davanti al tuo altare in questa casa. [Nonostante le ultime parole, probabilmente si intende l'altare del sacrificio davanti alla casa.

Questo era l' altare del laico ebreo e, inoltre, era un segno visibile dell'alleanza. Salmi 1:5 ; Esodo 24:6-2 ; cfr. Esodo 20:24 . L'altare che offriva rifugio all'omicida, allo stesso modo consacrava la santità del giuramento. La pratica del giuramento sull'altare ( Matteo 23:18 ) è di data posteriore.

1 Re 8:32

Allora ascolta in cielo [Ebr. e tu, ascolterai i cieli . La stessa espressione, תּשְׁמַע הַשָּׁמַיִם, si trova nei versetti 34, 36, 39. Vedi Ewald, 300 a. Keil vede in esso l'uso avverbiale dell'accusativo. La maggior parte delle versioni leggono "dal cielo", come fanno le Cronache e un MS .], e fanno [ cioè; agire] e giudicare i tuoi servi, condannando [Ebr.

rendere ( cioè; dimostrare) malvagio ] il malvagio, portare [Ebr. dare, stessa parola come sotto] la sua strada [ ie; opere, frutti] sul suo capo [cfr. Ezechiele 9:10 ; Ezechiele 11:21 ; stessa espressione] e giustificante [Ebr. Ezechiele 9:10, Ezechiele 11:21

rendere giusti . cfr. αιοῦν in N . t . e justum facere ] il giusto [parole affini sono usate in entrambi i casi], per dargli secondo la sua giustizia.

La seconda petizione speciale contempla il caso, moralmente certo, di ebrei presi prigionieri in guerra e portati in terra straniera. Essere separati dalla repubblica, dai riti e dalle benedizioni d'Israele, era una delle più grandi calamità che potesse colpire un ebreo ( Deuteronomio 4:27 , Deuteronomio 4:28 ; Levitico 26:33 ; Salmi 137:1 ). , e come tale Salomone gli dà un posto di rilievo nella sua preghiera. La connessione, come. mai che alcuni hanno immaginato di esistere tra questa preghiera e la precedente, vale a dire; quello che si riferiva all'interno, questo ai pericoli esterni, è troppo artificiale per aver trovato posto nei pensieri di Salomone.

1 Re 8:33

Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto davanti al nemico [cfr. Levitico 26:7 , Levitico 26:17 ; Deuteronomio 28:25 . C'è un riferimento costante a questi due capitoli in tutta questa preghiera, o, se non vi è un riferimento diretto ad essi, vi sono inequivocabili reminiscenze di essi], perché hanno peccato contro di te, e si volgeranno di nuovo a te e confesseranno [o loderanno .

Salmo 54:8 Ebrei; 106:47; 122:4] il tuo nome, e prega e supplica a te in questa casa. [Il marg. verso è un tentativo sbagliato di evitare la difficoltà che sta sulla superficie del testo, vale a dire; che le persone in una terra straniera non potevano pregare nel tempio. Ma il re ovviamente sta parlando qui, non di quelli presi prigionieri, ma della nazione in generale ("il tuo popolo Israele") dai suoi rappresentanti (cfr.

Gioele 2:17 ), supplicando dopo la sua sconfitta. L'idea dei prigionieri non arriva fino al versetto successivo. Sotto il termine casa sono ovviamente inclusi i tribunali ( Atti degli Apostoli 2:46 ; Luca 18:10 ). Nell'edificio furono ammessi solo i sacerdoti.

1 Re 8:34

Allora ascolta dal cielo e perdona il peccato del tuo popolo Israele, e portali [ cioè; i prigionieri d'Israele, quelli portati via dal nemico. Non si pensa qui alla cattività della nazione, a cui si fa riferimento in 1 Re 8:46-11 come dimostrano le preghiere da offrire nel tempio. Questa richiesta è in esatto accordo con le promesse e le minacce della legge, per la prima delle quali vedi Levitico 26:40-3 ; Deuteronomio 30:1 ; per quest'ultimo, Levitico 26:33 ; Deuteronomio 4:27 ; Deuteronomio 28:64 ss.] di nuovo nel paese che hai dato ai loro padri .

La terza petizione riguarda la piaga della siccità . Proprio come la pioggia, nell'Oriente assetato e arso dal sole, è sempre stata considerata uno dei migliori doni di Dio ( Deuteronomio 26:4 ; Deuteronomio 11:11 ; Giobbe 5:10 e passim ; Salmi 68:9 ; Salmi 147:8 ; Atti degli Apostoli 14:17 ), così la siccità è stata denunciata come uno dei suoi flagelli più gravi ( Deuteronomio 26:19 ; Deuteronomio 11:17 ; Deuteronomio 28:23 , Deuteronomio 28:24 , ecc.) Questa petizione trova un esempio nella suppliche pubbliche che ancora vengono offerte in Oriente, e da uomini di tutte le fedi, per la pioggia. Salmi 68:9, Salmi 147:8, Atti degli Apostoli 14:17, Deuteronomio 26:19, Deuteronomio 11:17, Deuteronomio 28:23, Deuteronomio 28:24

1 Re 8:35

Quando il cielo è chiuso e non piove, perché hanno peccato contro di te; se pregheranno verso questo luogo [ verso, perché gli abitanti del paese dovunque rivolgerebbero le loro preghiere al santo oracolo di Gerusalemme ( Salmi 28:2 )] , e confesseranno [ lode ] il tuo nome, e si convertiranno dal loro peccato, quando [ o perché, ] tu li affliggi . [ LXX . ὁταν ταπεινωσης αὐτους - umiliante dovrebbe essere il risultato di afflizione].

1 Re 8:36

Allora ascolta dal cielo [vedi 1 Re 8:32 ] e perdona il peccato dei tuoi servi e del tuo popolo Israele che tu li istruisca [piuttosto, perché tu li istruisci , ecc . Il pensiero è: "Perdona, perché hanno imparato quanto meno la Tua disciplina della siccità doveva insegnare"; perché il castigo ha compiuto il suo scopo] la buona via [ 1 Samuele 12:23 ] per la quale devono camminare e far piovere sul tuo paese, che hai dato in eredità al tuo popolo.

La quarta petizione si riferisce alle varie piaghe menzionate nella legge ( Levitico 26:1, Deuteronomio 28:1 .; Deuteronomio 28:1 .), come la punizione dell'apostasia o dell'infedeltà.

1 Re 8:37

Se c'è nel paese carestia [Ebr. La carestia dovrebbe esserci, ecc. La parola è enfatica per posizione. Viene denunciata la carestia, Levitico 26:20 , Levitico 26:26 ; Deuteronomio 28:33 ], se c'è pestilenza [ Levitico 26:25 ; Geremia 14:12 ; Geremia 24:10 ; Amos 4:10 ; Ezechiele 6:12 , ecc.

], facendo saltare [stessa parola Genesi 41:6 ; Amos 4:9 ; Deuteronomio 28:22 ], muffa [ Deuteronomio 28:22 . pallore, χλωρότης, Deuteronomio lc ], locusta, o se c'è bruco [Non è chiaro se חָסִיל, acceso; divoratore, qui reso "bruco", non è un aggettivo e un appellativo della locusta = locusta divorante .

Deuteronomio 28:38 (יַאֲסְלֶנוּ חָאַרְבֶּה "la locusta lo consumerà") certamente favorisce questa visione. Ma le Cronache e il Vers. distinguerlo qui (con l'introduzione di "e" tra le due parole) come una piaga separata. È anche distinto in modo simile, Gioele 1:4 ; Salmi 78:46 .

Gesen. lo considera una specie di locusta]; se il loro nemico li assedia nel paese delle loro città [Ebr. le sue porte, ma "la terra delle sue porte" difficilmente ha senso. È interessante notare che la LXX . (con la maggior parte del Verss.) si legge ἐν μιᾷ τῶν πόλεων αὐτοῦ. Thenio, di conseguenza, per armonizzare il testo ebraico, sostituirebbe באחת עיריו con בארץ שעריו.

Un'altra correzione suggerita è בארץ בשעריו, "nella terra, anche nelle loro porte". Ma è dubbio che sia davvero necessaria una modifica. "La terra delle loro porte" (cfr. "terra della loro cattività", 2 Cronache 6:37 ; Geremia 30:10 , ecc.) può forse essere interpretata come la terra dove sono le loro porte ( cioè le città fortificate).

Il marg. " Giurisdizione " essendo la porta il luogo del giudizio ( Rut 4:11 ; Proverbi 22:22 ; 2 Samuele 15:2 ) — è del tutto fuori questione]; qualunque piaga, qualunque cosa [Ebr. ogni piaga, ecc.] malattia ci sia.

1 Re 8:38

Quale preghiera e supplica mai [C'è qui un riferimento studiato alle parole precedenti. Illuminato; ogni preghiera, ecc. Potremmo rendere in 1 Re 8:37 , "Qualunque sia la piaga", ecc; e qui, "Qualunque sia la preghiera", ecc.] essere fatta da qualsiasi uomo, o da tutto il tuo popolo Israele, il quale conoscerà ogni uomo la piaga del proprio cuore [Ancora qui c'è un riferimento inequivocabile alla "peste" ( stessa parola) di 1 Re 8:37 .

La piaga del cuore è l'intima intelligenza della coscienza corrispondente e forse più dolorosa della percossa della persona. Il significato ovviamente è che le preghiere varieranno. secondo le varie sofferenze mentali e fisiche degli uomini], e stese le sue mani [vedi 1 Re 8:22 ] verso questa casa.

1 Re 8:39

Allora ascolta dal cielo la tua dimora, perdona, opera e dona a ciascuno secondo le sue vie, di cui conosci il cuore; (poiché tu, anche tu solo, conosci il cuore di tutti i figlioli degli uomini;) [ Geremia 17:10 . cfr. ὁ παρδιογνώστης θεὸς ( Atti degli Apostoli 15:8 ; anche ib . Atti degli Apostoli 1:24 ). Atti degli Apostoli 1:24

1 Re 8:40

affinché possano temerti tutti i giorni che vivranno nel paese che hai dato ai loro padri. [Salomone anticipa che un santo timore sarà il risultato del perdono e della restaurazione. Troviamo lo stesso pensiero in Salmi 130:4 . La misericordia e la bontà di Dio dovrebbero portare al pentimento, ma purtroppo non di rado falliscono nel farlo.]

La quinta petizione contempla le preghiere che gli stranieri, attratti dalla fama di Gerusalemme, della sua religione e del suo santuario, potevano rivolgere verso la casa. I Gentili che dovessero visitare Gerusalemme invocherebbero sicuramente, con le loro idee politeistiche e la loro fede nelle divinità locali o tribali, l'aiuto e la benedizione del potente Dio di Giacobbe. Questa menzione degli stranieri dalla repubblica d'Israele nella preghiera di dedicazione, specialmente se vista alla luce dell'esclusività e del bigottismo che caratterizzarono gli ebrei dei tempi successivi, è particolarmente da notare.

Come osserva Rawlinson ( in loco ), "Nulla è più notevole nella legge mosaica della sua liberalità nei confronti degli estranei". Poi cita Esodo 22:21 ; Le Esodo 25:35 ; Deuteronomio 10:19 ; Deuteronomio 31:12 ; Numeri 15:14-4 ; e aggiunge: "È proprio nello spirito di questi decreti che Salomone, dopo aver prima pregato Dio a favore dei suoi connazionali, dovrebbe poi continuare a intercedere per gli stranieri", ecc.

Vanno ricordati anche i rapporti degli Ebrei in questo periodo con le nazioni straniere e l'influenza che essi esercitarono sul pensiero e sui costumi ebraici (vedi Stanley, "Jewish Ch. 2. Leer. 26.). Questi nuovi rapporti con lo straniero avrebbero senza dubbio ampliato le opinioni di Salomone.

1 Re 8:41

Inoltre riguardo a uno straniero, che non è del tuo popolo Israele, ma viene da un paese lontano per amore del tuo nome; [Salomone dà per scontato che ciò accadrà, e non senza una buona ragione, perché la casa era "oltre il magnifico" e destinata ad essere "di fama e gloria in tutti i paesi" ( 1 Cronache 22:5 ). E non possiamo dubitare che nella visita della regina di Saba vedremo un compimento di questa anticipazione.

(Si noti l'espressione di 1 Re 10:1 "riguardo al nome del Signore .") Chi benedice Dio, come ha fatto lei ( 1 Re 8:9 ), certamente pregherebbe verso la casa. Nel tempo del secondo tempio ci sono stati diversi casi di estranei ( e . G , Alessandro Magno, Tolomeo Filadelfo, e Seleuco, vedi Keil in loc .) Adorare il Dio di Giacobbe a Gerusalemme.

1 Re 8:42

(Per udranno del tuo gran nom e [Cf Giosuè 7:9 ; Salmi 76:1 ; Salmi 99:3 ] , e della tua forte mano [cfr Esodo 6:6 ; Esodo 13:9 ; Deuteronomio 9:26 , Deuteronomio 9:29 ; cfr.

Deuteronomio 7:19 . Avevano sentito molto prima ( Esodo 15:14 ; Esodo 18:1 ; Giosuè 5:1 ). Il riferimento non è tanto alle meraviglie dell'Esodo, che era da molto tempo passato, quanto alle opere meravigliose che Salomone presume che saranno fatte in futuro], e del tuo braccio teso;) quando verrà a pregare verso questa casa.

1 Re 8:43

Ascolta in cielo la tua dimora e fa' come lo straniero ti chiama: affinché tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome [È interessante notare questa prefigurazione dell'inclusione dei Gentili nell'unico piega. Lo stesso pensiero si ritrova in alcuni Salmi e in Isaia, come testimonia san Paolo ( Romani 15:9 15,9 ss.

) Cfr. Salmi 22:27 ; Salmi 72:11 ; Salmi 86:9 ; Salmi 98:3 ; Salmi 102:15 ; Salmi 117:1 ; Isaia 49:6 ; Isaia 52:10 ] per Isaia 52:10, come il tuo popolo Israele; e che sappiano che questa casa che ho costruito è chiamata con il tuo nome.

[Ebr. che il tuo nome è chiamato (o, è stato chiamato, נִקְרָא. LXX . ἐπικέκληται) su questa casa, cioè; che Dio ha preso questa casa come sua dimora: che vi abita, vi opera, ode, vi risponde. Stessa espressione, Geremia 7:10 , Geremia 7:11 , Geremia 7:14 ; Geremia 25:29 ; Deuteronomio 28:10 ; Isaia 4:1 . Geremia 7:10, Geremia 7:11, Geremia 7:14, Geremia 25:29, Deuteronomio 28:10, Isaia 4:1

In Numeri 6:27 abbiamo: "metteranno il mio nome sui figli d'Israele". In Deuteronomio 12:5, Deuteronomio 16:6 e Deuteronomio 16:6 (cfr 1 Re 11:36 ), leggiamo del luogo che Dio ha «scelto di mettervi il suo nome».

Finora il supplicante reale ha parlato di preghiere offerte nel o al tempio. Egli accenna ora a due agi dove verranno offerte suppliche da penitenti lontani dalla città santa o addirittura dalla Terra Santa. E prima parla degli eserciti di Israele in campagna.

1 Re 8:44

Se il tuo popolo va a combattere contro il suo nemico, dovunque [Ebr. nel modo in cui ] li manderai [Queste parole implicano chiaramente che la guerra, sia difensiva che offensiva ( cioè per il castigo di altre nazioni), è una che ha avuto l'approvazione di Dio, e infatti è stata condotta per Sua nomina], e pregherà il Signore verso [Ebr.

nel modo di . Stessa espressione di sopra. La ripetizione è significativa. "Sono andati nella via di Dio. Possono quindi cercare aiuto nella via della casa di Dio". Eseguendo l'incarico di Dio, potrebbero giustamente aspettarsi la Sua benedizione] la città che hai scelto, e verso la casa che ho costruito per il tuo nome.

1 Re 8:45

Allora ascolta dal cielo la loro preghiera e la loro supplica e difendi la loro causa. [Ebr. fare i loro giudizi, vale a dire; assicurare loro giustizia, difendere il diritto. Stesse parole, Deuteronomio 10:18 ; cfr. Salmi 9:5 , Ebr.]

L'ultima supplica - la seconda di quelle che parlano di preghiere rivolte al tempio, o alla Santa Presenza che vi abitava, da terra straniera - contempla il più possibile la cattività della nazione ebraica. È stato quindi troppo facilmente dedotto che questa parte della preghiera, almeno, se non anche la richiesta precedente, è stata interpolata da uno scrittore post-cattività. Ma non c'è davvero alcun motivo valido per dubitare della sua genuinità.

Non solo è la settima petizione (vedi al versetto 31), ma la prigionia di Israele era stata denunciata come la punizione della persistente disobbedienza molto tempo prima da Mosè, e nei capitoli a cui si fa riferimento così costante ( Levitico 26:33 , Levitico 26:44 ; Deuteronomio 28:25 , Deuteronomio 28:36 , Deuteronomio 28:64 ; cfr.

Deuteronomio 4:27 ): un fatto che è di per sé una prova indiretta di genuinità, poiché mostra che questa richiesta è d'accordo con il resto della preghiera. E quando a questo aggiungiamo che il portare in cattività una razza vinta e refrattaria era un'usanza consolidata dell'Oriente, saremo inclini a concordare con Bähr, che "sarebbe stato più notevole se Salomone non l'avesse menzionato".

1 Re 8:46

Se peccano contro di te (poiché non c'è uomo che non pecchi), e tu ti adiri con loro e li consegni al nemico [Ebr. darli davanti a un nemico ] , in modo che li portino via prigionieri nella terra del nemico, fax o vicino;

1 Re 8:47

Tuttavia, se penseranno a se stessi [Ebr. come marg; riportare al loro cuore . Stessa frase, Deuteronomio 4:39 ; Deuteronomio 30:1 . Quest'ultimo passaggio, va notato, tratta della cattività, così che Salomone, consciamente o inconsciamente, impiega alcune delle stesse parole usate da Mosè nel contemplare questa contingenza.

Queste ripetute coincidenze portano alla convinzione che la preghiera fosse basata e compilata dal Pentateuco] nel paese dove furono portati prigionieri, e si pentiranno e ti supplicheranno nella terra di coloro che li hanno portati prigionieri, dicendo: Abbiamo abbiamo peccato e abbiamo agito in modo perverso, abbiamo commesso malvagità. [Questo verso è pieno di paronomasia, שבו נשבו השיבו, ecc.

Parole quasi identiche a questa confessione ( Daniele 9:5 ; Salmi 106:6 ) sono state usate dagli ebrei nella loro prigionia a Babilonia, da cui si è concluso che questa parte della preghiera deve appartenere al tempo della cattività. Ma sicuramente è, a dir poco, altrettanto probabile che gli ebrei, quando la prigionia di cui parlava Salomone li colpì, presero in prestito la frase con cui il loro grande re anticipatamente espresse la loro penitenza.

Vedendo nella cattività un compimento della sua predizione, vedrebbero naturalmente in questa formula, che senza dubbio era stata conservata negli scritti dei profeti, una confessione particolarmente appropriata al loro caso, e anzi prevista per il loro uso.

1 Re 8:48

E così torna a te con tutto il cuore [quasi le parole di Deuteronomio 30:1 . Deuteronomio 30:2 , come quelli nel versetto 47 sono di Deuteronomio 30:1 ], e con tutta la loro anima, nella terra dei loro nemici, che li ha condotti via prigionieri [osserva la paronomasia - שבו è qui usato in due sensi], e prega te verso [Ebr.

la via del ] loro paese [vedi Daniele 6:10 ] che hai dato ai loro padri, la città che ti sei scelta e la casa che ho costruito al tuo nome. [A quanto pare c'è un climax qui, "terra", "città", "casa".]

1 Re 8:49

Allora ascolta la loro preghiera e la loro supplica nel cielo, tua dimora, e difendi la loro causa. [Ebr. fare i loro giudizi, come nel versetto 45.]

1 Re 8:50

E perdona al tuo popolo che ha peccato contro di te e tutte le sue trasgressioni in cui ha trasgredito contro di te, e fagli compassione [Ebr. alla compassione o alle viscere רַחֲמִים = τὰ σπλάγχνα , 2 Corinzi 6:12 ; Filippesi 1:8 ; Filippesi 2:1 , ecc.

davanti a coloro che li hanno portati prigionieri, perché abbiano compassione di loro. [Per l'adempimento di questa preghiera, vedere Esdra 1:3 , Esdra 1:7 ; Esdra 6:13 ; Nehemia 2:6 . Confronta Salmi 106:46 .]

Nei tre versetti successivi abbiamo una sorta di conclusione generale della preghiera di dedicazione. Non è esatto dire che queste ultime parole si applicano a tutte le petizioni precedenti: l'appello "essi sono il tuo popolo" manifestamente non può essere applicato nel caso di Salmi 106:41-19 . D'altra parte, altrettanto poco sono da limitare alle persone menzionate l'ultima volta in Salmi 106:46-50, sebbene sia molto probabile che siano state suggerite dal pensiero dei prigionieri. Sono manifestamente in stretta connessione con i versi precedenti.

1 Re 8:51

Poiché essi sono il tuo popolo [citazione o reminiscenza di Deuteronomio 4:10 ], e la tua eredità, che hai fatto uscire dall'Egitto [cfr. Deuteronomio 4:21 , 53. C'è una costante ricorrenza in tutto l'Antico Testamento a questa grande liberazione, e con buone ragioni, perché era il vero compleanno della nazione, ed era anche un pegno di aiuto e favore futuri.

Dio che aveva "fatto per loro cose così grandi in Egitto" non poteva abbandonarli. L'appello costante di Salomone è che essi sono la razza eletta e dell'alleanza] dal mezzo della fornace di ferro [ cioè; una fornace per il ferro, calda e feroce come per la fusione. Stessa frase, Deuteronomio 4:20 ].

1 Re 8:52

Che i tuoi occhi siano aperti [cfr. 1 Re 8:29 ] alla supplica del tuo servo e alla supplica del tuo popolo Israele [di. 1 Re 8:28 , 1 Re 8:30 ], per dar loro ascolto in tutto ciò che ti chiedono.

1 Re 8:53

Poiché tu li hai separati da [Le 1 Re 20:24 , 1 Re 20:26 ; cfr. Esodo 19:5 , Esodo 19:6 ] fra tutti i popoli della terra, per essere tua eredità [stessa espressione, Deuteronomio 4:20 ; Deuteronomio 9:26 , Deuteronomio 9:29 .

Questa non è una ripetizione oziosa del versetto 51. L'idea di quel versetto è la liberazione, di questa elezione. cfr. Numeri 16:9 ; Numeri 8:14 ], come hai detto per mano [vedi nota su Numeri 2:25 ] di Mosè tuo servitore [ Esodo 19:5 , Esodo 19:6 ; Deuteronomio 9:26 , Deuteronomio 9:29 ; Deuteronomio 14:2 ], quando hai fatto uscire i nostri padri dall'Egitto, o Signore Dio.

In Cronache (Deu 6:1-25:41,42) la preghiera termina in modo un po' diverso. "Ora dunque levati, o Signore Dio", ecc., parole che si trovano in sostanza in Salmi 132:8 . Questi due versi sembrano un'aggiunta, e sono stati probabilmente inseriti dal cronista per formare un collegamento con 1 Re 7:1 (Bähr). La LXX . ha un'aggiunta estremamente curiosa, che si dice sia tratta dal "Libro dei Cantici". Stanley vede nella sua stessa repentinità e oscurità una prova della sua genuinità ("Jewish Ch." 2:218).

SEZIONE III.— La benedizione conclusiva .

Il servizio di dedicazione si conclude, come è iniziato, con una benedizione (versetto 14).

1 Re 8:54

E fu così che quando Salomone ebbe finito di pregare tutte queste preghiere e supplicazioni al Signore, si alzò da davanti [vedi nota su 1 Re 8:22 ] l'altare del Signore, dall'inginocchiarsi sulle sue ginocchia [il primo menzione di questa posizione nella storia sacra (Stanley). Gli ebrei di solito stavano in preghiera ( Luca 18:11 , Luca 18:13 )] con [Ebr. e ] le sue mani stese al cielo.

1 Re 8:55

E si alzò [questo non implica necessariamente che si avvicinò alla congregazione, come Keil] , e benedisse [cfr. 2 Samuele 6:18 , e vedi nota a 2 Samuele 6:14 . Le parole di benedizione, che sono attualmente date (versetti 56-61), provano che non assunse funzioni sacerdotali e benedisse il popolo, Numeri 6:27 ] tutta la congregazione d'Israele ad alta voce [Ebr. grande ] voce, dicendo,

1 Re 8:56

Benedetto sia il Signore, che ha dato riposo al suo popolo Israele, secondo tutto ciò che ha promesso [un distinto riferimento a Deuteronomio 12:9 , Deuteronomio 12:10 (cfr Deuteronomio 3:20 ), dove leggiamo che quando il Signore avrebbe dovuto dare riposo a Israele, poi un luogo per il sacrificio, ecc.; dovrebbe essere nominato ( Deuteronomio 12:11 ).

Quel posto è ora dedicato, e il re vede in questa circostanza una prova che il resto è finalmente pienamente raggiunto. Il santuario permanente è un pegno di insediamento nella terra. Il resto finora goduto ( Giosuè 21:44 ) era stato solo parziale. Solo sotto Salomone i Filistei furono sottomessi completamente ( 1 Re 9:16 ), e fino a quel momento l'arca aveva dimorato nelle tende]; non è venuto meno [Ebr.

caduto ; cfr. 1 Samuele 3:19 ] una parola [un chiaro riferimento a Giosuè 21:45 , come le parole precedenti sono a Giosuè 21:44 ] di tutta la sua buona promessa, che ha promesso per mano [cfr. versetto 53] di Mosè suo servo [vale a dire. in Levitico 26:3 , e in Deuteronomio 28:1 , cioè ; nei capitoli che sono le fonti di questa preghiera, ecc.

1 Re 8:57

Il Signore nostro Dio sia con noi, come fu con i nostri padri: non ci lasci e non ci abbandoni. [Salomone scivola di nuovo insensibilmente nella preghiera; qui per la presenza di Dio, in 1 Re 8:59 per il Suo aiuto. C'è probabilmente un riferimento a Deuteronomio 31:6 , Deuteronomio 31:8 ; Giosuè 1:5 , dove però "abbandonare" è rappresentato da una parola diversa.

1 Re 8:58

Affinché possa inclinare a lui il nostro cuore [ Salmi 119:26 ; Salmi 141:4 ], per camminare nelle sue vie [versetto 25; 1 Re 2:4 . La condizione su cui era assicurata la benedizione di Dio era in quel momento impressa nella mente di Salomone], e di osservare i suoi comandamenti, i suoi satuti e i suoi giudizi [vedi nota a 1 Re 2:3 , a cui versetto non è improbabile un riferimento] , che comandò ai nostri padri.

1 Re 8:59

E queste mie parole, con le quali ho supplicato davanti al Signore, siano vicine al Signore nostro Dio giorno e notte, affinché mantenga la causa di [Ebr. per fare il giudizio del ] suo servo, e la causa del suo popolo Israele in ogni momento, come la questione è necessaria [Eb. la cosa di un giorno nella sua giornata . Stessa frase Esodo 5:18 ; Esodo 16:4 ]:

1 Re 8:60

Perché i popoli della terra sappiano che il Signore è Dio e che non c'è nessun altro. [Vedi 1 Re 8:22 . Abbiamo qui un ritorno al pensiero di 1 Re 8:43 , che era evidentemente prominente nella mente di Salomone. Spera che la casa ora dedicata sia piena di benedizioni per il mondo e che i Gentili vengano alla sua luce. cfr. Isaia 2:2 , Isaia 2:3 .]

1 Re 8:61

Sia dunque il tuo cuore perfetto con il Signore nostro Dio [Un commento istruttivo su queste parole si trova in 1 Re 11:4 , dove si dice di questo Salomone: " Il suo cuore non era perfetto", ecc. - stesse parole. Allo stesso modo, ib . 1 Re 11:3 , 1 Re 11:9 sono un commento alla preghiera del versetto 58. 1 Re 11:3, 1 Re 11:9

Avendo predicato ad altri, egli stesso divenne un naufrago], per camminare nei suoi statuti e per osservare i suoi comandamenti, noi in questo giorno [Quel giorno la nazione dimostrò la sua pietà con la dedicazione della casa.

Al termine di questa preghiera (omessa nelle Cronache), secondo 2 Cronache 7:1 , "un fuoco scese dal cielo e consumò l'olocausto e i sacrifici, e la gloria del Signore riempì la casa", ma Bähr respinge queste parole come interpolazione. Egli sostiene, infatti, che il cronista si contraddice, poiché difficilmente possiamo pensare che la gloria che ci viene raccontata ( 1 Re 5:14 ) avesse già riempito la casa, ne fosse uscita e poi fosse tornata.

È certamente sospetto, e argomento molto più forte contro le parole in questione, che il nostro autore non faccia menzione dell'incendio, poiché, per quanto breve sia questa storia, è difficile credere che un'interposizione così segnale possa essere rimasta inosservata , se è successo davvero.

SEZIONE IV. I sacrifici della festa .

Il cerimoniale di dedicazione è stato seguito, come sarebbe naturalmente il caso, da sacrifici su una scala di grandezza insolita. Oltre al loro uso e significato religioso, i sacrifici testimoniavano la devozione del donatore che in questo di tutti i giorni non doveva apparire vuoto davanti al Signore, e fornivano anche i materiali per la grande e prolungata festa con cui questo fausto evento nella storia d'Israele deve essere commemorato.

1 Re 8:62

E il re, e un Israele con lui [Un'altra indicazione (vedi 1 Re 8:2 ) che praticamente l'intera nazione israelita ( cioè i suoi maschi) si radunò per assistere a questa grande funzione ( 1 Re 8:65 . Ma vedi 1 Re 8:65, 1 Re 16:17 ). Le parole provano anche che i sacrifici menzionati attualmente sono stati offerti sia dal popolo che dal re], sacrificio offerto davanti al Signore. [Vedi nota su 1 Re 9:25 ]

1 Re 8:63

E Salomone offrì un sacrificio [Salomone è menzionato come principale donatore e come dirigente. Ma altri hanno condiviso il dono] delle offerte di pace [Le 1 Re 7:11 ss. Questo era specialmente il sacrificio di lode - è chiamato "il sacrificio di ringraziamento delle sue offerte di pace", ib . 1 Re 7:13 , 1 Re 7:15 . 1 Re 7:13, 1 Re 7:15

Vedi Bähr, Symb. 2:368 mq. Nell'offerta di pace si bruciava il grasso sull'altare, ma si mangiava la carne ( 1 Re 7:15 ; cfr Deuteronomio 12:7 ), così che questa forma di offerta era, in ogni modo, adattata a una festa. L'idea che "bue dopo bue, al numero di 22.000, e pecora dopo pecora, al numero di 120.000, furono consumati ", sc .

dal fuoco (Stanley), è espressamente escluso], che offrì al Signore, ventimila buoi e centoventimila pecore. [è molto probabile che questi numeri siano stati alterati nel corso della trascrizione, come nel caso dei numeri altrove, ma non c'è motivo di sospettare un'esagerazione o un errore. Infatti, in primo luogo, le Cronache e tutte le versioni concordano con il testo, e, in secondo luogo, i numeri, rispetto a quanto sappiamo dei sacrifici offerti in altre occasioni, non sono eccessivamente grandi, né erano tali che (come è stato asserito) sarebbe impossibile offrirli entro il termine specificato.

Se in una Pasqua ordinaria un quarto di milione di agnelli potesse essere sacrificato nello spazio di due o tre ore (Jos; Bell. Giuda 1:6 .9. 8), non ci può essere ovviamente "nessuna difficoltà nel sacrificare 3000 buoi e 18.000 pecore in ciascuno dei sette giorni della festa" (Keil). (Ma i sacrifici non erano sparsi su quattordici giorni? versetto 65.) Ed è da ricordare

(1) che "la profusione era una caratteristica consueta dei sacrifici dell'antichità I sacrifici di mille buoi (χιλιόμβαι) non erano infrequenti. Secondo uno storico arabo (Koto beddyn), il califfo Moktader sacrificò durante il suo pellegrinaggio alla Mecca... 40.000 cammelli e mucche e 50.000 pecore. Tavernier parla di 100.000 vittime offerte dal re di Tonquin" (Rawlinson, Stanley); e

(2) che il contesto insiste sul numero straordinario delle vittime. Erano così numerosi, ci viene detto, che l'altare di bronzo era del tutto inadeguato a riceverli (versetto 64). È stato già segnalato (nota al versetto 62) che il popolo si univa al re nei sacrifici. Infatti è contro non solo il versetto 62, ma anche i versi 63, 65, supporre che tutte le vittime siano state offerte dal solo Salomone (Ewald, Stanley).

Se questi numeri, quindi, includono quelli offerti dalla gente, possiamo comprenderli più facilmente. Perché, secondo il calcolo più basso, difficilmente potrebbero esserci meno di 100.000 capi di casa presenti alla festa (Bähr, Keil), e se ci si può fidare dei numeri del censimento di Davide ( 2 Samuele 24:9 ), potrebbe benissimo essere stato quattro o cinque volte quel numero, e in un'occasione come quella, un'occasione del tutto senza precedenti, ogni israelita offrirebbe senza dubbio il suo sacrificio di ringraziamento, tanto più che un gran numero di vittime sarebbe richiesto ai fini della festa successiva . E quanto all'impossibilità dei sacerdoti di offrire un numero così prodigioso entro il tempo stabilito (Thenius, al .), dobbiamo solo ricordare

(1) che se c'erano 38.000 Leviti (uomini di età superiore ai trent'anni) al tempo di Davide ( 1 Cronache 23:3 ), o qualcosa di simile, in questo periodo dovevano esserci almeno due o tre migliaia di sacerdoti (Keil), e difficilmente possiamo pensare che alla dedicazione di un tempio così glorioso, al quale erano così profondamente interessati, molti di loro sarebbero stati assenti da Gerusalemme.

Ma se ci fosse solo uno mille persone, quel numero sarebbe stato ampiamente sufficiente per svolgere tutte le funzioni sacerdotali. Poiché non era necessario che facesse parte dell'ufficio sacerdotale né uccidere la vittima, né prepararla per il sacrificio, cosa che qualsiasi israelita potesse fare (Le 1 Re 1:5 , 1 Re 1:6 , 1 Re 1:11 ; 1 Re 3:2 , 1 Re 3:8 , ecc.

); il dovere del sacerdote era strettamente limitato a "spargere il sangue tutt'intorno sull'altare" (Le 1Re 3,2, 1 Re 3:8 ; cfr 1 Re 1:5 ), ea bruciare il grasso, i reni, ecc.; sull'altare (Le 1 Re 3:5 ). È chiaro, di conseguenza, che non vi è alcuna difficoltà per quanto riguarda gli atti manuali richiesti ai sacerdoti. Resta solo da notare un'altra obiezione, vale a dire; che il popolo non avrebbe potuto mangiare tutta la carne di questi sacrifici di pace. Ma anche qui la risposta è conclusiva, vale a dire. 1 Re 3:5

(1) che non era necessario che tutto fosse mangiato, poiché la legge prevedeva espressamente che se una parte della carne fosse rimasta fino al terzo giorno, fosse bruciata con il fuoco (Le 1 Re 7:15 ; 1 Re 19:6 ) , e

(2) nessuno può dire quale potrebbe non essere stato il numero delle persone (vedi sotto al versetto 65), e

(3) i sacrifici erano distribuiti su quattordici giorni.] Così il re e tutti i figli d'Israele dedicarono la casa del Signore.

1 Re 8:64

Lo stesso giorno il re consacrò il centro della corte [ cioè; tutta l'area del cortile dei sacerdoti ( 1 Re 6:36 ). Ewald traduce "il cortile interno". L'intero spazio potrebbe essere stato considerato come "un enorme altare" (Rawlinson), o altari temporanei potrebbero essere stati eretti in tutta l'area. Come già osservato, questo fatto da solo indica un numero enorme di vittime] che era davanti alla casa del Signore: perché lì offriva olocausti [Ebr.

gli olocausti, cioè; o i soliti olocausti giornalieri ( Numeri 28:3 ), o più probabilmente, quelli appropriati a tale funzione speciale ( Numeri 29:13 ss.; cfr. Numeri 29:13, 1 Re 3:4 ) ], e le offerte di carne [Ebr. l'offerta di carne . Sia questa parola che la precedente (הָעֹלָה) sono singolari (generico) nell'originale], e il grasso dei sacrifici di pace: perché l' altare di bronzo che era davanti al Signore [ i.

e; casa del Signore] era troppo piccola per ricevere gli olocausti, le offerte di carne e il grasso dei sacrifici di comunione [eppure era di 20 cubiti (30 piedi) quadrati, e quindi offriva una superficie di 100 iarde quadrati].

1 Re 8:65

E in quel tempo Salomone fece una festa [il necessario seguito a tanto numero di offerte di pace (cfr 1 Re 3:15 ). Tutta la carne che potrebbe essere, deve essere mangiata (Le 1 Re 19:5 , 1 Re 19:6 ), e tutto Israele con lui, una grande congregazione [vedi nota su 1 Re 8:64 .

"Tutto Israele" non sarebbe un'esagerazione], dall'ingresso di Hamath [il confine settentrionale della Palestina. Vedi Stanley, S. e P. pp. 14, 505, 506] dell'Egitto [ ie; il limite meridionale della Terra Santa. Vedere Numeri 34:5 ; Giosuè 15:4 , Giosuè 15:47 ; 2 Re 24:7 ; Genesi 15:18 , dove la parola è נָהָר si riferisce al Nilo. Il Wady el Arish deve intendersi ], davanti al Signore nostro Dio, sette giorni e sette giorni, anzi quattordici giorni [I due periodi sono così distinti, perché erano propriamente distinti, essendo il primo la festa della dedicazione, il secondo la festa di tabernacoli. Questo è spiegato più chiaramente in2 Cronache 7:9 , 2 Cronache 7:10 .]

1 Re 8:66

L'ottavo giorno mandò via il popolo [ cioè; l'ottavo giorno della seconda festa, il "tre ventesimo giorno del mese" ( ib ; 1 Re 8:10 ). La prima impressione è che si intenda l'ottavo giorno del periodo di quattordici giorni, ma il contesto, per non parlare delle Cronache, lo contraddice. La festa della dedicazione iniziava l'ottavo giorno del mese di Etanim (1Re 1 Re 8:2 ) e durava fino al quattordici.

La festa dei tabernacoli iniziò il quindici e durò fino al ventunesimo. La sera del ventidue, il "giorno della moderazione", congedò il popolo, che sarebbe partito alle loro case la mattina seguente]: e benedissero [ cioè; felicitato, salutato (nel prendere congedo). cfr. Proverbi 27:14 ; 2Re 4:29; 1 Samuele 25:6 , 1 Samuele 25:14 .

marg. ringraziato . Vedi nota su 1 Samuele 25:14 ] il re, e andò alle loro tende [ cioè; case, un'espressione arcaica, che risale ai tempi delle peregrinazioni nel deserto. Giosuè 22:4 ; Gdc 7:8; 2 Samuele 20:1 ; l Re 2 Samuele 12:16 ] gioioso e lieto di cuore per il bene che il Signore aveva fatto a Davide suo servo [il vero fondatore del tempio. Salomone aveva solo realizzato le sue idee ed era entrato nelle sue fatiche], e per Israele suo popolo.

OMILETICA

1 Re 8:8

La dedicazione del tempio e il suo insegnamento.

L'ottavo giorno del settimo mese dell'anno 1004 aC; o, secondo alcuni, il 1000 aC fu uno dei giorni più luminosi della storia ebraica...

"un giorno in lettere d'oro da incastonare
tra le alte maree del calendario";

poiché in quel giorno la santa e bella casa, costruita da sette anni e mezzo, per la quale erano stati fatti preparativi per un periodo molto più lungo ( 1 Cronache 22:5 ), e sulla quale una forza di circa centosessanta mille operai erano stati in vario modo impiegati; in quel giorno di giorni questa casa di case fu solennemente dedicata al servizio di Dio Onnipotente.

Riportiamo i nostri pensieri a quel giorno; uniamoci alla processione; cerchiamo di realizzare la scena, perché da lì possiamo imparare una lezione, in primo luogo, sulla consacrazione delle nostre chiese, e in secondo luogo, sulla dedicazione delle nostre anime e dei nostri corpi a Dio.

È un enorme raduno che si raccoglie dentro e intorno alla città santa. Dall'"ingresso di Hamath al fiume d'Egitto" ( 1 Re 8:65 ) ogni città e villaggio aveva raccontato la sua storia di uomini. Nessun israelita che potesse essere presente - e nel settimo mese le fatiche del campo erano quasi terminate - sarebbe assente. Non dobbiamo pensare solo ai capi delle tribù; è una nazione mantiene il festival oggi. E una tale nazione, con una tale storia! E la sua gloria culmina oggi nella dedicazione del suo tempio. Quale figlio d'Israele, allora, ma sarebbe là?

Con il primo mattino tutta Gerusalemme, e le sue vicine colline e valli ( Salmi 125:2 ), era istinto di vita. Gli orientali si alzano sempre presto, e quel giorno era un gran giorno. È ancora presto quando si svolge la grande processione. Alla sua testa c'è "Salomone in tutta la sua gloria". I dignitari dello Stato, della Chiesa ( 1 Re 4:1 ); ci sono tutti.

Il loro appuntamento è il monte Sion; il loro scopo di scortare l'arca di Dio, con tutto l'onore che possono renderle, nel suo ultimo viaggio, fino al suo ultimo luogo di riposo. E così i sacerdoti vestiti di bianco ( 2 Cronache 5:12 ) prendono la struttura consacrata e la portano teneramente, ma con orgoglio, a casa sua. Oggi i Leviti non possono portarlo. Come al Giordano ( Giosuè 4:10 ), come a Gerico ( Giosuè 6:4 ) , come al monte Ebal ( Giosuè 8:33 ), così nel suo ultimo viaggio deve essere portato sulle spalle dei sacerdoti.

La processione - non possiamo seguirne il corso, perché è probabile che, per effetto, farebbe una deviazione considerevole , forse un giro della città; né possiamo parlare dei suoi salmi — e possiamo essere sicuri se i salmi ( Salmi 15:1 , Salmi 29:1 ; 1Cr 17:7 -36) fossero cantati alla rimozione dell'arca, non sarebbero mancando alla dedicazione del tempio — o ai suoi sacrifici ( 1 Re 8:5 ) — la processione (cfr.

1 Re 1:38 ) giunge infine al recinto del tempio; passa attraverso il cancello; qui la folla è frenata, ma i sacerdoti ei principi passano; raggiungono il cortile interno; qui i principi si fermano, ma i preti passano. L'intera piattaforma del tempio è ora gremita di fedeli, mentre migliaia che non possono essere ammessi assistono all'augusto cerimoniale dall'esterno, molti, senza dubbio, hanno trovato un vantaggio sul Monte degli Ulivi.

I sacerdoti, con il loro prezioso fardello, passano per il portico, passano per il luogo santo, passano attraverso il velo nelle fitte tenebre dell'oracolo. Là depongono l'arca, segno esteriore e visibile dell'alleanza, sotto le ali protettrici dei cherubini colossali. Lo lasciano avvolto nelle tenebre; lo lasciano per iniziare subito i loro servizi davanti al nuovo santuario. A questo punto del cerimoniale era stato disposto che sacerdoti e leviti, cantori, trombettieri e arpisti scoppiassero in un canto di lode ( 2 Cronache 5:12 ).

Ma prima che possano realizzare pienamente il loro scopo, la dedica è diventata una vera consacrazione, perché la terribile nuvola, il segno della presenza divina, la nuvola che ha riallacciato "la gloria del Signore" ha riempito la casa, e i sacerdoti non possono sopportare al ministro. Come alla dedicazione del tabernacolo ( Esodo 40:34 ), così ora, la Divinità incomunicabile è "venuta in una fitta nuvola" ( Esodo 19:8 ), e li ha cacciati, come ha cacciato Mosè, dal santuario.

Il re, che vede il presagio dall'esterno, riconosce subito che la speranza sua e di suo padre si è realizzata; che l'offerta sua e del suo popolo sia accolta; che i suoi ei loro progetti e lavori sono ora coronati; e, sopraffatto dalla gioia, grida: "Certamente ti ho costruito una casa in cui abitare, un luogo stabile", ecc.

"Maestoso silenzio! poi l'arpa si svegliò,
il cembalo risuonò, la tromba dalla voce profonda parlò,
e Salem allargò le sue mani supplichevoli,
vide la fiamma che discendeva e benedisse il Dio presente".

Tale, in breve, era la dedica di questa casa. Sono vere preghiere e sacrifici seguiti, ma di questi non possiamo ora parlare particolarmente. Le parti essenziali della consacrazione erano

(1) la solenne e formale impostazione di una parte dell'edificio da parte del re e dei rappresentanti del popolo, per essere la casa di Dio, e

(2) l'ingresso formale, per usare il linguaggio degli uomini, della Divinità, nascosto sotto la fitta nuvola, sul Suo nuovo santuario.

Sicché in questo servizio, come in tutti i veri servizi, c'erano due parti, quella dell'uomo e quella di Dio. Era parte dell'uomo offrire la casa con un cerimoniale appropriato all'Altissimo; toccava a Dio accettarlo con segni appropriati. Ora entrambi questi sono comunemente e correttamente chiamati consacrazione . Sarà per nostra comodità, però, se ora chiamiamo la prima di queste consacrazione e restringiamo il termine consacrazione alla seconda. E, usando le parole in questi sensi, vediamo in questo imponente cerimoniale una lezione, in primo luogo, per quanto riguarda le nostre chiese . A questo proposito, apprendiamo:

I. CHE LE CHIESE DEVONO ESSERE FORMALMENTE DEDICATE A DIO. Perché se un servizio formale di dedicazione era appropriato nel caso del tempio, come può essere inappropriato nel caso della chiesa? Quest'ultimo è meno degno di cure e rispetto rispetto al primo? È costruito per oggetti di minore importanza o oggetti meno divini? È meno cara a Dio, o meno veramente "casa di Dio", perché l'uomo vi è ammesso? O possono gli uomini costruire case per Dio e conservarne la proprietà per se stessi? "Possiamo giudicare una cosa conveniente per un uomo andare intorno alla costruzione di una casa per il Dio del cielo senza altre apparenze se non se la sua fine fosse quella di allevare una cucina o un salotto per il suo uso? O, quando un lavoro di tale natura è finito, non resta che usarlo subito e così una fine?" (prostituta.

) Ahimè, che chiese e cappelle avrebbero mai dovuto essere offerte - a volte tramite asta pubblica - ai banchi, o dedicate da lastre di ottone, ecc.; al servizio dei parrocchiani opulenti. Troppo spesso sono diventate congerie di piccole proprietà, templi di esclusività, la casa di Dio solo nel nome. Ma questo non sarebbe potuto accadere se la vera idea di dedizione non fosse stata oscurata o persa.

II. COME LE CHIESE DEVONO ESSERE DEDICATE A DIO . Questa storia ci dice che dovrebbe essere con tutta la solennità e la maestosità possibili. Potrebbe sicuramente esserci una processione . Se questo era giusto per l'ebreo, non può essere sbagliato per noi. Possono esserci inni processionali: il salmo che era gradito alle loro labbra non può essere sconveniente nelle nostre; i dignitari dello Stato possono unirsi ai ranghi, anche i "re della terra" possono "portarvi la loro gloria e il loro onore" ( Apocalisse 21:24 ); infatti, non può essere troppo maestoso, purché non sia fatto per glorificazione di sé, ma per la gloria di Dio.

Perché Dio non è lo stesso ora come allora; non è ancora un grande re? E l'uomo non è lo stesso? Non deve ancora al suo Creatore l'omaggio più profondo che può rendere? E se è sincero, perché potrebbe non essere pubblico? La storia insegna che un rituale augusto si addice alla dedicazione di una chiesa, e che, tra l'altro , dovrebbero esserci sacrifici (1Re 8:5, 1 Re 8:62 ; cfr.

2 Samuele 24:24 — non dobbiamo presentarci davanti al Signore a vuoto), la musica ( 2 Cronache 5:12 , 2 Cronache 5:13 — la lingua del cielo, l'unica lingua che scampò alla confusione nella costruzione di Babele), e che il libro di l'alleanza dovrebbe essere portata (come è in Germania, e come lo era l'arca) in processione al suo posto. "Queste cose la saggezza di Salomone non ha ritenuto superflue" (Hooker).

È da ricordare qui che nostro Signore con la sua presenza ha sancito l'osservanza di una festa di dedicazione ( Giovanni 10:22 ).

III. CHE LE CHIESE DEVONO ESSERE CONSACRATE DA DIO . Il vescovo, o altro funzionario, può consacrare solo nel senso di dedicare, di mettere da parte gli usi profani. E questo è ciò che significa veramente la consacrazione di chiese e cimiteri, né più né meno (vedi Hooker, Eccles.

Pol. 5.12. 6), Se uno dei due deve essere " santificato " ( 1 Re 9:2 ), lo deve essere per la presenza divina. I musulmani dicono che dovunque il loro grande califfo Omar ha pregato è terra consacrata. Riteniamo che la terra santa ( Esodo 3:5 ) deve derivare la sua santità dal Tutto-Santo. Il Dio che ha riempito il tempio deve anche santificare la chiesa.

IV. CHE CHIESE SINCERAMENTE DEDICATI AL DIO SARA ESSERE CONSACRATA DA DIO . L'Ineffabile Presenza è stata concessa al tempio? Allora perché non anche in chiesa? Dio non ha favoriti, né il Suo braccio è accorciato.

La Presenza non sarà rivelata, ma sarà ; nondimeno reale, tanto più reale, perché spirituale. Sarebbe strano se, nella dispensazione dello Spirito, non credessimo alla presenza di Colui che riempie il cielo e la terra, che è "in mezzo ai sette candelabri" ( Apocalisse 1:13 ), e che ha promesso la sua presenza alle compagnie di "due o tre" anime sincere ( Matteo 18:20 , Ubi tres, ibi ecclesia ).

Le nostre chiese infatti sono "santificate dalla parola di Dio e dalla preghiera" ( 1 Timoteo 4:5 ), e se non c'è nube, tuttavia possiamo "contemplare la gloria del Signore" ( 2 Corinzi 3:18 ); ma ricevono la loro piena e perfetta consacrazione nella οινωνία del corpo e del sangue di Cristo ( 1 Corinzi 10:16 ). Gli uomini dimenticano che se non c'è una Presenza Reale allora deve esserci una vera assenza . Alcuni permetteranno a Dio di essere presente ovunque, tranne che nella Sua chiesa e nei sacramenti.

Quanto alla vita cristiana, questa dedicazione del tempio ci ricorda:

I. CHE I NOSTRI CORPI SONO TEMPLI DELLA DEL SANTO SPIRITO ( 1 Corinzi 6:19 ; 1 Corinzi 3:16 , 1 Corinzi 3:17 ; 2 Corinzi 6:16 ).

"Dio ha costruito" il "tempio del corpo" ( Giovanni 2:21 ) per essere il suo santuario ( Romani 8:9 , Romani 8:11 ; 2 Corinzi 6:16 ; Efesini 3:17 ).

II. CHE NOI DOVREMMO DEDICARE LORO DI DIO ( Romani 6:13 , Romani 6:19 ; Romani 12:1 ; 1 Corinzi 06:13 -29; Matteo 22:21 ). Questo si fa nel battesimo, si può fare nella cresima e si deve fare nella conversione (il volgersi a Dio).

III. CHE SE CI DEDICHIAMO LI , DIO WILL consacrano LORO . Se "apriamo la porta" ( Apocalisse 3:20 ; Giovanni 14:23 ) Egli entrerà e vi abiterà. Non ci resta che dargli il cuore, il recesso più interno della casa, l' adytum , ed Egli possederà e glorificherà tutto il corpo ( Luca 11:34 , Luca 11:36 ).

1 Re 6:1 . 1 Re 6:7 e 1 Re 8:1 . 1 Re 8:12

Il silenzio e l'oscurità.

Nel primo di questi passaggi ci viene detto che la casa, costruita per l'abitazione dell'Altissimo, fu allevata in profondo silenzio; nel secondo, che l'Altissimo stesso dimora nelle fitte tenebre.
Ora osserva, in primo luogo, che l'oscurità sta nella stessa relazione con la vista che il silenzio sta con l'udito. Nell'uno non si vede nulla ; nell'altro non si sente nulla . E, in secondo luogo, che la nuvola e la casa erano allo stesso modo il santuario e la dimora della Divinità: la nuvola l'interno, il tempio la dimora esterna.

Apprendiamo, quindi, che il Dio che appare nella nuvola (Le 1 Re 16:2 ), e dimora nella fitta oscurità dell'oracolo, è Colui che si avvolge nel silenzio e nelle tenebre. Quindi, impariamo—

I. CHE LUI SIA UN DIO CHE nasconde STESSO ( Isaia 45:15 ). "Nessuno ha mai visto Dio" ( Giovanni 1:18 ; Matteo 11:27 ; Deuteronomio 4:12 ).

"Sotto i suoi piedi sono fitte tenebre" ( Salmi 18:9 , Ebrei) "Le tenebre sono il suo luogo segreto; acque oscure e dense nubi il suo padiglione" ( 1 Re 8:11 ; di. Salmi 97:2 ). E si nasconde, non come hanno fatto i re orientali ( cfr Ester 1:14 ed Erode 3:84), per aumentare la loro fama e dignità, e per aumentare il timore e la riverenza dei loro sudditi - omne ignotum pro magnifico - ma perché non possiamo vedere il suo volto e vivere ( Esodo 33:20 ).

"Che nessun uomo ha visto o può vedere" ( 1 Timoteo 6:16 ). "Abitare nella luce alla quale nessun uomo può avvicinarsi" ( ib .) Cfr. Atti degli Apostoli 22:11 .

II. CHE NOI NON PUO DALLA RICERCA FIND OUT DIO ( Giobbe 11:7 ). In un certo senso non hanno così tanto torto coloro che parlano di Lui come "l' Inconoscibile". Il Quicunque vult lo descrive come "Incomprensibile" (latino, immensus, i.

e; incommensurabile). L'uomo non può comprendere i misteri della propria esistenza, tanto meno l'essere della Divinità. Se potessimo comprendere Dio, dovremmo essere intellettualmente uguali a Dio ( Genesi 3:22 ). Non è un argomento contro la dottrina della Trinità, o la generazione eterna del Figlio, o la processione dello Spirito Santo, che ognuno sia un mistero. Come potrebbe essere altrimenti? Non abbiamo "niente con cui attingere, e il pozzo è profondo".

III. CHE LE SUE VIE SONO AVVOLTE E' OSCURITÀ . Vedi Rm 2:1-29:33; Deuteronomio 29:29 ; Ecclesiaste 11:5 . I suoi giudizi sono un abisso di cui non si vede il fondo ( Salmi 36:6 ).

I suoi passi non sono noti ( Salmi 77:19 ). Come dimora nella fitta nube, così i suoi giudizi sono lontani dalla vista ( Salmi 10:5 ). «È gloria di Dio nascondere una cosa» ( Proverbi 25:2 ). Quindi è che le sue azioni sono spesso così misteriose e dolorose, perché ciò che fa non lo sappiamo ora ( Giovanni 13:7 ).

I discepoli "temevano quando entravano nella nuvola" (Lc 9,1-62,84). "Ora lo sappiamo in parte." Vediamo solo, è stato detto, per così dire, la parte inferiore del tappeto, e così la vita è un miscuglio confuso e senza senso. Non è volontà di Dio che vediamo ancora il piano e il modello. (Cfr. Colossesi 1:26 ; Efesini 3:9 .)

IV. CHE LE SUE OPERE SONO LAVORATE IN SILENZIO . Egli stesso è un Dio che tace; Salmi 1:3 , 21 lo riconosce. Se il silenzio è d'oro, l'Eterno ha osservato questa regola d'oro. Gli uomini lo bestemmiano, lo sfidano, lo sfidano a colpirli a morte, come si dice che abbia fatto un noto ateo, ecc.; e tace.

In mezzo alle “molte voci della terra”, in mezzo alla sua eterna Babele, la Sua voce non si sente mai. Allo stesso modo, Egli opera nel silenzio. Alla creazione, "Egli parlò e fu fatto". "Dio disse: Sia la luce, e la luce fu". La creazione si muove nel silenzio. Parliamo della "musica delle sfere; ma non è che una bella presunzione. Al contrario, "non c'è parola, non c'è lingua; la loro voce non si ode" ( Salmi 19:8 , Ebr.) Molto più vera è quella concezione squisita:

"E ogni notte alla terra in ascolto
Ripete la storia della sua nascita."

Il fatto è che,

"In solenne silenzio, tutti
Muovetevi intorno a questa oscura palla terrestre."

E anche nel silenzio questo pianeta è sostenuto e ordinato. Come

"silenziosa la primavera la
sua corona di verzura tesse,
e tutti gli alberi su tutte le colline
aprono le loro mille foglie."

O come dice un altro, non meno bello,

"Silenziosi come carri sulla neve
Gli alberelli della foresta crescono
Ad alberi di possente circonferenza:
Ogni stella notturna in silenzio brucia,
E ogni giorno in silenzio gira
L'asse della terra.
"Il gelo silenzioso, con mano potente,
Incatena i fiumi e la terra
Con catena universale;
E, colpito dal sole silenzioso,
La catena è sciolta, i fiumi scorrono,
Le terre sono di nuovo libere".

Senza il frastuono discordante degli uomini, e senza le voci delle bestie e degli uccelli, questa terra sarebbe un tempio del silenzio. Ed è nel silenzio che Dio si rivela. Non nel vento grande e forte, non nel terremoto, non nel fuoco, ma nella voce 1 Re 19:12 ( 1 Re 19:12 , 1 Re 19:18 ). "Stiamo zitti", dice uno, " per poter ascoltare i sussurri degli dei.

Anche nel silenzio è cresciuta la sua Chiesa. Il suo regno «non viene con l'osservazione» ( Luca 17:20 ). e nel silenzio tornerà il nostro Santo Signore, come un ladro di notte, come un laccio, come un fulmine.

V. CHE TUTTA LA TERRA DOVREBBE TENERE SILENZIO PRIMA DI LUI ( Habacuc 2:20 ). Non si intende predicare qui "l'eterno dovere del silenzio", né che tutto il culto dovrebbe essere "del tipo silenzioso"; ma che, nel rendersi conto della terribile presenza di Dio, gli uomini dovrebbero essere messi a tacere nel più profondo stupore.

Quando ci "assumiamo per parlare al nostro Signore", dovremmo ricordare che "non siamo che polvere e cenere" ( Genesi 18:27 ). Il nostro dito sulle nostre labbra, le nostre labbra nella polvere. Fu questa sensazione, in parte, che portò Salomone a costruire il tempio in silenzio. E il sentimento che ha trovato questa espressione in atto l'ha altrove tradotto in parole (cfr Ecclesiaste 5:1, Ecclesiaste 5:2 , Ecclesiaste 5:2 ).

Fu con un sentimento simile che nostro Signore agì ( Marco 11:16 ). Ed è significativo che leggiamo di "silenzio in cielo" ( Apocalisse 8:1 ).

VI. CHE DIO 'S LAVORO DEVE ESSERE FATTO IN SILENZIO . "Tutto il vero lavoro è un lavoro tranquillo. Deve essere discreto se deve essere fruttuoso. "Il tempio fu abbattuto con asce e martelli, e quelli che lo fecero ruggirono in mezzo alla congregazione ( Salmi 74:4 , Salmi 74:6 ), ma è stato costruito nel silenzio" (M.

Enrico). Si sta costruendo un tempio del Signore, un tempio di "pietre vive". "O Dio, che le asce dello scisma oi martelli della contesa furiosa si sentano nel tuo santuario" (Sala). È a causa delle nostre grida e litigi sconvenienti, a causa dello scontro di controversie e delle grida dei partigiani accesi, che questo tempio ha fatto così scarsi progressi. Solo quando siamo stati prima messi a tacere la pietra tombale può essere portata avanti con grida ( Zaccaria 4:7 ).

1 Re 8:2 ; cfr. 1 Re 6:16

Il Santo dei Santi e il Paradiso dei Cieli.

Altrove abbiamo parlato della corrispondenza del tempio ebraico con la Chiesa cristiana. Ma cerchiamo ora di tracciare una somiglianza più vera e più alta. Infatti la Lettera agli Ebrei ci dice che i "luoghi santi fatti con le mani" sono "le figure (ἀντίτυπα, cioè; copie ) del vero" ( Ebrei 9:24 ). Il tempio di Salomone, quindi, deve corrispondere alle cose nei cieli. Lo fa, in primo luogo, nella sua struttura; in secondo luogo, nei suoi mobili; terzo, nei suoi servizi.

I. NELLA SUA STRUTTURA . Il tempio, come abbiamo visto, era una riproduzione, in scala ingrandita, e in forma più permanente, del tabernacolo. E il tabernacolo fu modellato secondo un modello celeste ( Esodo 25:40 ; Esodo 26:30 ; Esodo 27:8 ; Ebrei 8:5 ). Tre volte Mosè fu ammonito a farlo "secondo la moda che gli era stata mostrata sul monte". È stato ben detto che la terra è

"Ma l'ombra del cielo e le cose in essa
sono simili l'una all'altra".

Ma questo è vero in un senso speciale dei templi terreni e celesti. La loro somiglianza è riconosciuta nel linguaggio stesso usato nel tempio. "Il cielo, la tua dimora" si trova costantemente in stretta connessione con "questa casa" (1Re 8:30, 1 Re 8:34 , 1 Re 8:39 , 1 Re 8:43 ). La stessa parola — Zebul — usata per il tempio in 1 Re 8:13 è usata per il cielo in Isaia 63:15 .

Confronta anche Isaia 63:18 , "un luogo Isaia 63:18 in cui dimorare", ecc.; con i versetti 30, 39, 48, ecc. (Ebrei) La stessa parola — Haycal — di nuovo, usata per il tempio in 1 Re 6:5 , 83; 1 Re 7:50 ; 2 Re 24:13 , è usato altrove per il cielo ( Salmi 11:4 ; Salmi 18:7 ; Salmi 29:9 , ecc.

) Ma possiamo rintracciare la somiglianza? Possiamo suggerire qualche punto di contatto? Proviamo, premettendo, in primo luogo, che "un'analogia generale è tutto ciò che possiamo cercare" (Alford su Apocalisse 8:8 ).

1. Il tempio era tripartito (vedi 2 Re 6:1 . Introduzione). Era composto da portico, luogo sacro e oracolo (le camere laterali erano a malapena parti integranti della struttura; vedi nota su 1 Re 6:6 ). Ora è notevole che sebbene i padri ebrei parlassero di "sette cieli" - alcuni sostenevano che ce ne fossero due - la Sacra Scrittura parla di tre, e solo di tre.

Quando San Paolo descriveva la stessa dimora della Divinità, la chiamava "il terzo cielo" ( 2 Corinzi 12:2 ). Quali sono i tre cieli - se atmosferico ( nubiferum ), siderale ( astriferum ), e angelico ( angeliferum ), o cosa - non ci interessa dirlo; è sufficiente per il nostro scopo che siano tre. E tre, va ricordato, è il numero e la firma di Dio.

2. Tutto il tempio era Dio ' dimora s . È un errore supporre che l'oracolo fosse la dimora di Dio, il luogo santo la dimora del popolo. Nel tempio la gente non aveva posto. Era la "casa del grande Dio" ( Esdra 5:8 ); un palazzo per Dio, e non per l'uomo ( 1 Cronache 29:1 ). "Come tutta la casa, così anche ogni scompartimento... è chiamato 'la dimora'" (Bähr).

Di nuovo, il luogo santo, così come l'intero santuario, è chiamato palazzo ( 1 Re 6:5 con 2 Re 24:13 ). Il progetto principale del tempio, come del tabernacolo, era di offrire un'abitazione per l'arca e per Colui il cui patto conteneva.

3. Ma il tempio interno era Dio ' santuario s . Nel Sancta Sanctorum si è rivelato . Dimorò "fra i cherubini" ( Esodo 25:22 ; 1Sa 4:4; 2 Re 19:15 , ecc.) La parola Shechinah, che è usata per indicare la Presenza, deriva da shachan, "dimorò". Quindi è in paradiso.

Il cielo è il trono di Dio ( Isaia 66:1 ; Atti degli Apostoli 7:49 ); ma c'è un "cielo dei cieli", dove Egli è rivelato. Vero "il cielo e il cielo dei cieli" non possono contenerlo, non più del santo e del santo dei santi, ma in ciascuno ha la sua dimora speciale. Anche qui tempio e tempio non costruiti con le mani sono simili.

4. Il tempio risplendeva di oro e gemme . Era "oltre il magnifico" come il palazzo della Divinità. Tutto era appropriato per un grande re. "Oro puro", "oro di Uphaz", cedro, legno d'ulivo, tutto era "per gloria e bellezza" ( Esodo 28:2 ). Confronta la descrizione del paradiso in Apocalisse 21:9 ss. Come una pietra di diaspro ( Apocalisse 21:11 ); oro puro ( Apocalisse 21:18 , Apocalisse 21:21 ); pietre preziose ( Apocalisse 21:19 , Apocalisse 21:20 ); dodici perle ( Apocalisse 21:21 ).

II. NEI SUOI MOBILI . Osserva: i mobili e gli appuntamenti fuori casa, nel cortile dei sacerdoti - altare di bronzo, mare fuso, strati, ecc. - non hanno controparti in cielo. Sono "della terra, della terra". Nel luogo santo c'erano l'altare dell'incenso, la tavola dei pani di presentazione, i dieci candelabri, ecc. ( 1 Re 7:48-11 ).

Nel luogo santissimo c'erano il propiziatorio, i cherubini della gloria, l'arca, il turibolo d'oro, ecc. E il cielo ha il suo altare d'oro ( Apocalisse 6:9 ; Apocalisse 8:8 ; Apocalisse 9:18 ), il suo incenso ( Apocalisse 9:18 ; Apocalisse 9:18 ; Apocalisse 9:18 ) Apocalisse 8:8, Apocalisse 8:4 , Apocalisse 8:4 ), le sue sette lampade ( Apocalisse 4:5 ; cfr.

Es 27:1-21:23; Zaccaria 4:2 ). E per la tavola dei pani della presentazione, vedi Apocalisse 22:2 . O se si dice che la "mensa del volto" non ha riscontro in cielo, possiamo rispondere che non è necessaria, perché i suoi servi "vedono il suo volto" e si nutrono della sua presenza (Apocalisse 24:4). Allo stesso modo il cielo ha il suo propiziatorio - la Fonte della Misericordia abita lì - i suoi cherubini e serafini ( Isaia 6:2, Apocalisse 4:7 ; Apocalisse 4:7 ; cfr.

Ezechiele 1:10 ), e il suo turibolo d'oro ( Apocalisse 8:3 , Apocalisse 8:5 ). Non ha arca: l'alleanza è scritta nel cuore dell'Eterno, come Egli ora la scrive nel cuore degli uomini ( Ebrei 8:10 ). Ma ha il suo trono ( Apocalisse 4:2 4,2 et passim ), e l'arca era il trono di Dio (cfr Isaia 6:2 ).

III. NEI SUOI SERVIZI . Qui dobbiamo distinguere tra

(1) il servizio del luogo santo, e

(2) il servizio del Santo di tutti.

Quanto al primo, basti qui dire che era centrato intorno all'altare dell'incenso. Mattina e sera, anno dopo anno, l'incenso veniva bruciato sull'altare d'oro. E abbiamo già visto che l'incenso viene offerto in cielo. Per quanto riguarda il suo significato, lezioni, ecc; abbiamo parlato altrove. Rivolgiamoci, dunque, al culto del luogo santissimo. E qui osserviamo—

1. I cherubini della gloria hanno adombrato il propiziatorio ( Ebrei 9:5 ). Erano, per così dire, cori su entrambi i lati del luogo della Presenza. Ora i cherubini erano rappresentazioni simboliche di tutte le esistenze create (vedi nota su 1 Re 6:29 ) dalla più alta alla più bassa. Ma soprattutto adombravano le più alte forme di intelligenza, gli esseri celesti che circondano il Signore della gloria; erano le controparti terrene dei serafini celesti ( Isaia 6:2 ), e quindi praticavano, per quanto possibile, il culto delle schiere celesti.

È vero che tacevano - non potevano essere diversamente - ma trasmettevano comunque l'idea della contemplazione incessante, dell'omaggio più profondo e riverente, dell'adorazione sbalordita. In effetti, capiamo solo cosa simboleggiavano confrontando l'ombra con la sostanza. Poiché troviamo che il cielo ha i suoi cherubini. Le "quattro bestie (ζῶα) intorno al trono, piene di occhi davanti e dietro" ( Apocalisse 4:6 ), sono chiaramente la "sostanza stessa" di quelle cose di cui le creature alate di Isaia e di Ezechiele ( Isaia 6:2 ; Ezechiele 1:10 ; Ezechiele 10:14 ) erano la somiglianza, e di cui i cherubini di Salomone erano le copie.

I cherubini silenziosi e maestosi di conseguenza erano adombramenti della misteriosa gerarchia che incessantemente loda la Luce Increata e guida il culto dei cieli ( Apocalisse 4:8 ; Apocalisse 5:8 , Apocalisse 5:9 , Apocalisse 5:14 )," alzando il loro Trisagio sempre e sì."

2. Il sommo sacerdote entrava nel luogo santissimo una volta all'anno . Il cerimoniale del giorno dell'espiazione ( Levitico 16:1 ) prefigurava, come ci viene espressamente detto in Ebrei 9:1 ; l'ingresso del nostro grande Sommo Sacerdote nel cielo stesso. Il sommo sacerdote ebreo, vestito di immacolate vesti bianche, passò attraverso il velo di azzurro, porpora e scarlatto ( Esodo 26:31 ) nel santo oracolo, con il sangue di vitelli e capre, ecc.

Così il nostro Signore immacolato, "il Sommo Sacerdote della nostra professione" ( Ebrei 2:1 2,1) , è passato attraverso (non dentro, διεληλυθότα) i cieli azzurri ( Ebrei 4:14 ) alla presenza dell'Eterno, con il suo stesso sangue ( Ebrei 9:12 ). E come il sommo sacerdote presentava i segni della morte, mentre aspergeva il sangue (che è la vita della carne) sette volte davanti al propiziatorio verso est ( Levitico 16:15 ), e così in figura supplicava la morte meritoria di Colui che dovrebbe venire a togliere il peccato, così il nostro grande Sommo Sacerdote presenta la sua forma trafitta e ferita - sta davanti al trono come un "Agnello come immolato" ( Apocalisse 5:6 ) - e invoca la sua passione, la morte di Uno che ha vieni, per la salvezza e la vita del mondo.

Può darsi che, come il sommo sacerdote, non pronunci parole articolate; può essere che, come lui, appaia semplicemente come il rappresentante dell'uomo per mostrare i pegni e gli impegni dell'espiazione; oppure può essere che come l'incenso veniva bruciato quando il sangue veniva spruzzato, così la sua potente intercessione, di cui l'incenso era un simbolo, si unisce alla silenziosa supplica delle sue ferite. Ma comunque sia, è chiaro che il rituale del sancta sanctorum ha la sua benedetta controparte nel rituale del cielo dei cieli.

1 Re 8:23-11

La preghiera di dedicazione.

In quanti e vari modi Salomone è un tipo del Divino Salomone, il vero Figlio di Davide. Anche sotto questo aspetto sono simili: ognuno ci ha "insegnato a pregare" ( Luca 11:1 11,1 ss.) Perché possiamo essere certo che la Preghiera di Dedicazione è per nostra istruzione e imitazione, altrimenti difficilmente sarebbe stata registrata, e registrata così a lungo, nella Scrittura. "In questo modo dunque pregate" ( Matteo 6:9 ).

I. I LAICI POSSONO OFFRIRE LA PREGHIERA PUBBLICA . Questo non è monopolio dei preti. Il re ebreo non poteva sacrificare o bruciare incenso ( 2 Cronache 26:18 ), ma poteva guidare le preghiere sia dei sacerdoti che del popolo, e questo nel giorno più importante della storia d'Israele. Tuttavia, anche se «non diamo ai nostri principi il ministero né della parola di Dio né dei sacramenti» (art.

37.), tuttavia non neghiamo loro alcuna "prerogativa che vediamo essere stata sempre data a tutti i principi pii nella Sacra Scrittura" ( ib .), e tanto meno la prerogativa della preghiera esercitata da Davide, Salomone, Asa ( 2 Cronache 14:11 ), Giosafat ( ib ; 1 Re 20:5 ), ed Ezechia ( ib ; 30:18-20). Fu Costantino, un laico, a presiedere il Concilio di Nizza.

II. KINGS DEVONO ESSERE ORGOGLIOSI DI PRENDERE PARTE IN RELIGIOSE FUNZIONI . Qualunque sia la divinità che li protegge, non sono più grandi o più saggi di Salomone, e il momento più orgoglioso della sua vita fu quando condusse l'arca al suo luogo di riposo; il più felice, quando "benedisse tutta la comunità d'Israele" ( 1 Re 8:14 ).

Mai re è così grande come quando prende il posto che gli è proprio davanti a Dio. Ahimè! che la religione avrebbe mai dovuto essere disprezzata a tal punto da far vergognare o temere i re di essere i "padri Isaia 49:23 " della Chiesa ( Isaia 49:23 ). La preghiera di Salomone è "una testimonianza che una saggezza che non può più pregare è follia" (Bähr).

III. LA PREGHIERA DEVE ESSERE PRECEDITA DALLA LODE . Fu solo quando Salomone ebbe "benedetto Dio" ( 1 Re 8:15 ) che pregò Dio ( 1 Re 8:23-11 ). "praemissa laude, invocatio sequi Solet . " Questa era la regola della Chiesa primitiva (vedi Salmi 65:1 , Salmi 65:2 per l'ordine scritturale; cf.

Filippesi 1:3 , Filippesi 1:4 ; Filippesi 4:6 , e vedi Howson's Hulsean Lectures, No. 4; per la combinazione di ringraziamento e preghiera nelle epistole di san Paolo). E Salomone non solo iniziò, ma finì con la benedizione ( 1 Re 8:56 ).

IV. LA VERA PREGHIERA È CHIEDERE A DIO QUELLO DI CUI ABBIAMO BISOGNO . Non esibizione retorica, non sesquepedalia verba, non una mera sequenza di testi e inni, ma il più semplice, umile grido del cuore. Chi di noi non ha ascoltato preghiere come quelle del fariseo, senza una parola di preghiera ( i.

e; petizione) in essi? E quante preghiere sono rese dolorose dalla loro pretenziosità. Forse un bambino è stato ordinato nostro modello ( Matteo 18:2 ), perché da esso dovremmo imparare a pregare. "Nella preghiera è meglio avere un cuore senza parole che parole senza cuore" (Bunyan).

V. LA PREGHIERA DEVE ESSERE OFFERTA PER TUTTI I TIPI E LE CONDIZIONI DEGLI UOMINI . Non solo per se stessi. Non è "Padre mio", ma "Padre nostro". Forse l' egoismo non è da nessuna parte più evidente o più odioso che nelle nostre preghiere.

Siamo membri l'uno dell'altro. È nella preghiera del fariseo che troviamo tanto "io". Notate quanto varie fossero le petizioni di Salomone, e cfr. 1 Timoteo 2:1 , 1Tm 2:2, 1 Timoteo 2:3 . Tennyson dice—

"Perché cosa sono gli uomini migliori delle pecore o delle capre
che nutrono una vita cieca nel cervello,
se, conoscendo Dio, non alzano le mani in preghiera
sia per se stessi che per coloro che li chiamano amici?"

E non si ferma qui, ma aggiunge che così

"tutto il mondo rotondo
è legato da catene d'oro intorno ai piedi di Dio".

Questa preghiera di dedicazione era una vera e propria Litania (versetti 31, 33, 37, 41, 44, ecc.)

VI. LA PREGHIERA DEVE ESSERE SCRITTURALE , cioè; concepito nello spirito ed espresso con le parole della Scrittura. Questa preghiera è stata preminentemente. Ciò che san Cipriano dice della preghiera del Signore, "Quanto efficacius impetramus quod petimus in Christi nomine, si petamus ipsius oratione", può suggerirci che è più probabile che quella preghiera muova la mano di Dio che si basa sulla Parola di Dio. La supplica dovrebbe essere modellata dalla rivelazione.

VII. LE PREGHIERE POSSONO ESSERE LITURGICHE . I riferimenti della Scrittura, la sua struttura artificiale e, in effetti, la sua stessa conservazione, dimostrano che questa preghiera era una forma precomposta. Una forma non deve necessariamente implicare formalismo. Tutti i cristiani usano forme di lode ; perché non forme di preghiera ? (Vedi Hooker, V. 26.2. 3.)

VIII. PASSIVO FORME SONO NON PER ESSERE DESPISED . Salomone "si inginocchiò in ginocchio, con le mani protese verso il cielo" (cfr Daniele 6:10 ; Atti degli Apostoli 7:60 ; Atti degli Apostoli 9:40 ; Act 20: 1-38: 86; Atti degli Apostoli 21:5 ; Efesini 3:14 e, soprattutto, Luca 22:41 e Luca 24:50 .

Anche Salmi 28:2 ; Salmi 63:4 ; Salmi 134:2 ). Il rituale è una questione di grado, perché tutti noi usiamo dei riti. Finché abbiamo un corpo, non possiamo mai avere una religione puramente spirituale, ma dobbiamo "glorificare Dio nei nostri corpi e nei nostri spiriti" (1 1 Corinzi 6:20 ).

Che le forme abbiano il loro fondamento nella natura umana, e possano essere impressionanti ed edificanti, è provato dal fatto che «nessuna nazione sotto il cielo tollera né mai soffrì azioni pubbliche che valgono la pena di passare senza qualche visibile solennità» (Hooker, IV). 1.8), e per questo motivo che

"I suoni che si rivolgono all'orecchio si perdono e muoiono
in un'ora breve; mentre ciò che colpisce l'occhio
vive a lungo nella mente: la vista fedele
grava sulla memoria con un raggio di luce".

È solo quando le forme usurpano il posto, o rovinano la realtà, del culto spirituale ( Giovanni 4:24 ) che sono veramente riprovevoli.

1 Re 8:62-11

La festa dei sacrifici.

In questo prodigioso numero di sacrifici - in cifre tonde 150.000 vittime - 3.000 buoi e 18.000 pecore per ogni giorno della festa (Keil); cinque buoi e venticinque pecore per sempre ogni minuto di ogni giorno (Tenio) - in questo massacro all'ingrosso, che trasformò la corte dei sacerdoti in un grande macello e quasi soffocò le fogne del tempio con il sangue, una caratteristica è suscettibile di essere trascurato (nota su 1 Re 8:64 ), vale a dire, che tutti questi sacrifici erano " offerte di pace ", con l'eccezione, ovviamente, dei soliti olocausti.

In tutte queste cose — e re, principi e popolo allo stesso modo portarono le loro migliaia — tutto fu prima dato a Dio, ma la maggior parte fu restituita da Dio ai sacrificatori. Ad eccezione del grasso, ecc; bruciato sull'altare, e il sangue (che era la vita), versato alla base, e la porzione consueta dei sacerdoti (Le 1 Re 7:14 , 1 Re 7:21 ; 1 Corinzi 9:13 ), tutto il resto fu portato a casa dall'offerente per fornire una festa per lui e la sua famiglia.

L'offerta di pace era quindi una festa sociale. E la stessa osservazione vale per il numero ancora maggiore - un quarto di milione - di agnelli pasquali offerti anno dopo anno in tempi successivi. Il sangue è stato spruzzato come un memoriale davanti a Dio, ma l'agnello è stato arrostito intero per fornire una cena per la famiglia ( Deuteronomio 16:1 ). In tutti questi sacrifici Dio intrattenne benignamente coloro che li offrivano con le loro stesse oblazioni, che aveva dato loro per primi, alla sua stessa mensa.

E qui abbiamo un'illustrazione del modo grazioso di Dio di trattare i nostri doni e le nostre offerte. Li accetta nelle nostre mani, ma li restituisce per il nostro uso e divertimento. Noi presentiamo il nostro sacrificio ed Egli prepara il banchetto per le nostre anime. È una circostanza curiosa, e che mostra come questo principio sia stato completamente trascurato, quel "sacrificio", che significa propriamente "qualcosa di sacro", "consacrato", è diventato sinonimo di "perdita", "privazione".

"Ma questo un vero sacrificio non può mai essere. Non c'è niente come dare in perdita al Signore di tutti. Egli insiste per restituirci il cento volte tanto. Tutte le nostre offerte sono in questo senso offerte di pace. Ci manda via carichi dei nostri doni, "gioiosi e contenti di cuore per tutta la bontà del Signore" ( 1 Re 8:66 ) Vediamo ora come questo vale.

I. DI IL SACRIFICIO DI LA MORTE DI CRISTO . Questo è l'unico vero sacrificio del mondo. Di tutti gli altri si può dire: "Ti abbiamo dato del tuo". Egli solo «offrì se stesso» ( Ebrei 9:14 ). "Con il proprio sangue" ( 1 Re 8:12 ).

Ecco come questa oblazione ci ritorna carica di benedizione. " Una volta si offrì di portare i peccati di molti " ( 1 Re 8:28 ); "Avendo ottenuto per noi la redenzione eterna" ( 1 Re 8:12 ). "Dall'obbedienza di uno solo molti sono costituiti giusti" ( Romani 5:19 ). Confronta Ebrei 2:9 , Ebrei 2:10 ; Ebrei 12:2 ; Filippesi 2:6 ; e specialmente Giovanni 10:11 , Giovanni 10:17 e Giovanni 6:51 .

II. DI IL SACRIFICIO DI NOSTRI CORPI ( Romani 12:1 ). Se nel separare il corpo dagli usi comuni e nel rendere i nostri corpi strumenti di giustizia a Dio ( Romani 6:13 ), sembriamo soffrire disagi, privazioni, ecc.; non è proprio così.

Questo sacrificio porta "gioia e letizia del cuore". Non di rado siamo consapevoli del guadagno presente. "La virtù è la sua stessa ricompensa." La "testimonianza della coscienza" non è una piccola ricompensa. Quanto è grande, per esempio, la salvezza della purezza!

"Così cara al cielo è la santa castità
che quando un'anima è trovata sinceramente così
mille angeli in livrea la laccano,
allontanando ogni cosa di peccato e colpa,
e in sogno chiaro e visione solenne
dirle di cose che nessun orecchio grossolano può udire ," eccetera.

C'è una storia raccontata di George Herbert che mostra come i piccoli sacrifici diventino grandi feste. Mentre si recava a un raduno musicale, si fermò lungo la strada per aiutare un povero carrettiere a uscire dai solchi. Arrivato in ritardo e ricoperto di fango, fu commiserato per la perdita e l'inconveniente che aveva subito. Ma non avrebbe permesso che fosse una perdita. "Il ricordo", ha detto, "porterà la musica nel cuore a mezzanotte".

III. DI IL SACRIFICIO DI NOSTRO ALMS . È vero, sono una perdita quando vengono dati per servire se stessi o per la lode degli uomini. "In verità vi dico: essi hanno ( cioè; er haust , ἀπέχουσιν) la loro ricompensa" ( Matteo 6:2 6,2 ). Tali donatori ottengono ciò per cui hanno contrattato; ricevono "i loro beni" ( Luca 16:25 ).

Ma allora non c'era alcuna oblazione a Dio. Un ladruncolo scozzese, avendo messo per sbaglio un pezzo di corona nel piatto, glielo chiese di nuovo. Quando gli fu detto che avrebbe potuto mettere ciò che voleva, ma non togliere nulla, disse: "Bene, bene, suppongo che me ne occuperò in paradiso". "Na, na", fu la giusta risposta, "avrai credito solo per il centesimo". Ma se le elemosine sono offerte a Dio, allora hanno sia un regalo che una ricompensa eterna.

Presente, nel sentire cantare di gioia il cuore della vedova, e nella benedizione di colui che era pronto a perire» ( Giobbe 29:13 ); eterno, in quanto «Dio non è ingiusto da dimenticare» ecc. ( Ebrei 6:10 ), e che "solo un bicchiere di acqua fredda" non perderà in alcun modo la sua ricompensa ( Matteo 10:42 ) Tali doni sono gli investimenti più veri e più sicuri ( Proverbi 19:17 ).

"Perdiamo ciò che spendiamo per noi stessi,
abbiamo come tesoro senza fine
Qualunque sia il Signore, a Te prestiamo".

È documentata una preghiera ammirevole di Thomas Sutton, il pio fondatore della Certosa: "O Signore, mi hai dato una grande proprietà, dammi un grande cuore ". Non possiamo perdere ciò che diamo via.

IV. DI IL SACRIFICIO DI NOSTRO OBLAZIONI . Usiamo qui "oblazioni" nel senso liturgico della parola, cioè; delle oblazioni del pane e del vino nella Santa Comunione. Queste infatti erano anticamente, e devono essere, solennemente offerte a Dio, come offerte di ringraziamento, come una sorta di primizia delle sue creature.

E ora considera come ci vengono restituiti. "Il calice della benedizione che benediciamo, non è la comunione (κοινωνία, la comune partecipazione) del sangue di Cristo? il pane che spezziamo, non è la comunione del corpo di Cristo?" ( 1 Corinzi 10:16 ). Abbiamo presentato alla Divina Maestà il pane e il vino, ed Egli ci dà in cambio il corpo e il sangue di nostro Signore ( ib ; Giovanni 11:24 , Giovanni 11:25 ).

V. DI IL SACRIFICIO DI mondana PROSPETTIVE , ecc Gli uomini spesso parlare dei sacrifici che hanno dovuto fare per il bene della loro religione. E il tempo era in cui venivano richiesti grandi sacrifici; questi a volte sono ancora richiesti. Ma non comportano alcuna perdita, nessun danno reale e duraturo.

Al contrario, sono in realtà, e nel lungo periodo, un guadagno. "Non c'è uomo che abbia lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o moglie, o figli, o campi, per amor mio e del vangelo, ma riceverà il centuplo ora in questo tempo, case , e fratelli, e sorelle, e madri, e figli, e terre, con persecuzioni; e nel mondo a venire la vita eterna".

Sul quale Bengel osserva magnificamente che la natura ci dà a ciascuno tranne un padre e una madre, ma la Chiesa ce ne dà molti. (cfr Romani 16:18 ). «Che cosa farò», disse Amazia, «per i cento talenti che ho dato all'esercito d'Israele?... E l'uomo di Dio rispose: Il Signore può darti molto di più di questo» ( 2 Cronache 25:9 ).

Chi aveva fatto più sacrifici di San Paolo? Eppure chi è stato scritto di "non avere nulla, eppure possedere tutte le cose?" ( 2 Corinzi 6:10 ). L'uomo che aveva amici tanto amati e affettuosi come Romani 16:1 . dimostra di aver avuto, non può essere chiamato povero. Ebbene, potrebbe scrivere: "Io ho tutto e abbondo" ( Filippesi 4:18 ).

I sacrifici che aveva fatto gli procuravano una festa continua. È lo stesso con tutti i nostri sacrifici. Il Gran Re non può ricevere doni, ma deve restituirli "secondo la sua generosità regale" ( 1 Re 10:13 ). Il più grande donatore del mondo non sarà mai superato in generosità dal re Salomone.

OMELIA DI A. ROWLAND

1 Re 8:6

L'Arca dell'Alleanza.

L'arca era il cuore del tempio. Per esso fu eretto il santuario. Era considerato il trono di Geova. Da qui la riverenza con cui è stato accostato. Di per sé l'arca non era molto notevole. Era una cassa lunga 2,5 cubiti, profonda e larga 1,5 cubiti, di legno ricoperto d'oro; il coperchio, chiamato "coperchio", essendo d'oro puro, con i cherubini alle estremità. Per la sua costruzione vedi Esodo 25:1 ; dove è posto per primo come il più importante di tutti i mobili del tabernacolo.

Descrivi la sua connessione con l'ingresso del popolo in Canaan, guidandolo attraverso il Giordano e guidando la processione intorno a Gerico. In seguito vi fu annessa una santità superstiziosa. Si supponeva che il simbolo esteriore avesse l'efficacia che apparteneva solo a ciò che simboleggiava. Fu portato in battaglia ( 1 Samuele 4:1 .) sotto questa illusione, ma l'arca non poté salvare un popolo dal quale Dio si era ritirato.

La loro superstizione fu rimproverata dalla sconfitta dell'esercito e dalla cattura dell'arca stessa da parte dei Filistei. Mostra quante volte nella storia della Chiesa il segno è stato sostituito dalla cosa significata, a danno della causa di Dio. Sebbene la credenza superstiziosa nell'arca fosse sempre rimproverata, la sua santità fu confermata: dal suo progresso vendicativo attraverso le città di Phllistia e dalla punizione di Uzzah.

Inoltre una benedizione è venuta con essa a coloro che l'hanno ricevuta rettamente, e . g ; alla casa di Obed-Edom. L'arca era stata portata a Gerusalemme da Davide in mezzo all'esultanza nazionale e collocata in una tenda preparata per essa; ora ha trovato la sua dimora nel tempio di Salomone. Gettando sull'arca la luce della Lettera agli Ebrei, ricordiamo alcune verità religiose di cui essa ha reso silenziosa testimonianza. Questi saranno suggeriti dal contenuto dell'arca, dalla sua copertura, dal modo di avvicinarsi ad essa e dai suoi usi nel culto.

I. L' ARCA HA SUGGERITO CHE IL PATTO RIPOSA SULLA LEGGE . La custodia delle tavole materiali di pietra implicava l'osservanza morale dei precetti su di esse inscritti. "Non c'era niente nell'arca tranne le due tavole di pietra", ecc.

(Se dobbiamo intendere Ebrei 9:4 come l'asserzione che la verga di Aronne e il vaso di manna erano effettivamente all'interno dell'arca, probabilmente erano scomparsi al tempo di Salomone.) Il termine "alleanza" è usato solo come accomodamento, quando applicato al rapporto tra l'uomo e Dio. Tale "alleanza" è semplicemente una promessa, che Dio fa dipendere dal compimento di determinate condizioni; e .

g ; la promessa dopo il diluvio è chiamata "alleanza". Quindi l'alleanza del Sinai era una promessa da parte di Dio, condizionata dall'osservanza dei dieci comandamenti da parte dell'uomo. Lo annunciava la presenza delle tavole della legge nell'arca dell'alleanza. Mostra dalla Scrittura e dall'esperienza che la beatitudine è condizionata dall'obbedienza. Non c'è nulla di illegale né nella morale né nella natura.

II. L'ARK PROCLAMATO CHE MISERICORDIA CAME TRA L'UOMO E IL ROTTO LEGGE . "Il propiziatorio" copriva "i tavoli". Il valore della misericordia era caratterizzato dall'oro puro dei capporeth. Esibire la necessità della misericordia agli uomini inclini al male e dimentichi del bene.

Illustralo dai rapporti di Dio con Israele e dalla bontà di Cristo verso i Suoi discepoli. Il pubblicano ha colpito la nota fondamentale della vera preghiera quando ha esclamato: "Dio, abbi pietà di me peccatore" Confronta Salmi 51:1 . Mostra come il senso della nostra mancanza di misericordia cresce con la nostra sensibilità alla peccaminosità del peccato. L'apostolo Paolo un esempio di questo: "dei peccatori io sono il capo".

III. L'ARK DICHIARATO CHE UN ESPIAZIONE MADE MISERICORDIA POSSIBILE . Descrivi il giorno dell'espiazione; il sacrificio offerto; il sommo sacerdote entrando nel luogo santissimo con il sangue che aveva spruzzato sul propiziatorio. Anche lui poteva solo avvicinarsi alla misericordia, sedere dopo il sacrificio (confronta Ebrei 9:1 . Ebrei 9:1

) "Senza spargimento di sangue non c'è remissione? Applicatelo al sacrificio dell'"Agnello di Dio", che fu "ferito per le nostre trasgressioni", il cui "sangue purifica da ogni peccato". Descrivetelo come il Sommo Sacerdote in il più santo di tutti, avendo aperto la via a tutti i peccatori all'abbondante misericordia di Dio.

IV. L' ARK INCORAGGIATO UOMINI PER DISEGNARE VICINO AL DIO . La legge (rappresentata dalle tabelle) è stata infranta; ma la misericordia di Dio (rappresentata dai capporeth) fu rivelata; e fu fornita l'espiazione (rappresentata dal sangue spruzzato); così che Dio ha adempiuto la promessa sul propiziatorio. "Ci saranno ho in comunione con te."

Applicare l'insegnamento di questo soggetto a coloro che sono consapevoli della colpa, gravati dal dolore, ecc. "Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia per essere soccorsi al momento opportuno". AR

1 Re 8:10 , 1 Re 8:11

La presenza del Signore nella casa del Signore.

La Shechinah, a cui qui si fa riferimento, era una luce estremamente brillante e gloriosa, solitamente nascosta da una nuvola; un appropriato emblema, quindi, di Geova, il Dio di luce e di gloria, che è ricollegato alle Sue creature. Come simbolo visibile della presenza divina, "la colonna di nuvola e fuoco", era andata prima di Israele nel deserto, dimostrando la loro guida e difesa. Improvvisamente e misteriosamente apparve nel nuovo tempio di Salomone, alla festa della dedicazione, dando approvazione divina all'opera e assicurando a tutti gli spettatori che Geova aveva stabilito quella sua dimora.

Non solo il santo dei santi fu riempito di nuvola, ma anche il luogo santo, infatti, l'intero edificio ne fu permeato, così che tutto l'edificio fu d'ora in poi santo. I segni della presenza divina sono diversi ora, ma la sua realtà può essere percepita consapevolmente. "Dove due o tre si incontrano nel mio nome, io sono in mezzo a loro". La controparte neotestamentaria di questa manifestazione si trova nel cenacolo nel giorno di Pentecoste, quando «all'improvviso si udì dal cielo un suono come di vento impetuoso e impetuoso e riempì tutta la casa dove erano seduti» ( Atti degli Apostoli 2:2 ).

Confronta queste due manifestazioni: lo splendore del tempio, con la povertà del cenacolo; la ristrettezza della gioia nazionale, con l'ampiezza della predicazione mondiale, ecc. Cerchiamo l'immutabile verità interiore che sta alla base della mutevole forma esteriore che la incarna.

I. LA PREPARAZIONE PER LA DIVINA PRESENZA . Leggete il racconto di ciò che, da parte del popolo, aveva preceduto questa manifestazione.

1 . Sono state richiamate memorie sacre . La tenda consumata, l'arca, i vasi sacri, erano appena stati introdotti ( 1 Re 8:4 ) e con ciascuno erano collegate associazioni gloriose ma tenere. Il risveglio di vecchie impressioni fatte in gioventù, ecc; rende il cuore sensibile allo Spirito di Dio. Dare esempi.

2 . La legge divina fu intronizzata . "Nulla nell'arca tranne le due tavole di pietra" ( 1 Re 8:9 ). La disobbedienza ai comandi di Dio, la dimenticanza di essi, ci rende inadatti a vederlo. Deteriora il carattere, svilisce il cuore. "Chi salirà al monte del Signore? colui che ha mani innocenti e cuore puro", ecc.

3 . Le pretese di Dio furono riconosciute . Per il completamento del tempio, per i numerosi sacrifici ( 1 Re 8:5 ). La disponibilità a dare ns. sé fino a Dio ci prepara a vederlo come il nostro Dio. Non la ricerca intellettuale, ma la sottomissione riverente lo scopre. "Se non vi convertite e non diventate come bambini, non entrerete nel regno dei cieli". "Chi fa la volontà del Padre mio conoscerà la dottrina". "Vi supplichiamo, dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, che vi presentiate un sacrificio vivente", ecc .

4. Furono offerte sincere preghiere . La preghiera di Salomone, che segue, non era che l'espressione formale e pubblica di molte preghiere segrete da parte sua e degli altri. Guarda quante volte ha parlato a Dio di questo edificio e quante volte Dio gli ha parlato. Lui e il suo popolo pregavano sopra ogni cosa affinché la gloria speciale del tabernacolo potesse essere concessa al tempio. Ora le preghiere sono state esaudite.

"Chiedete e avrete", ecc. Gli apostoli aspettavano lo Spirito Santo; ma per ricevere l'adempimento della promessa del Signore, «essi continuavano, concordemente, nella preghiera e nella supplica».

II. GLI EFFETTI DELLA LA DIVINA PRESENZA . Non ci riferiamo agli effetti speciali e immediati della nuvola, ma all'effetto morale e religioso della presenza così simboleggiata.

1 . Ha restituito significato ai vecchi simboli . L'arca aveva perso gran parte della sua santità agli occhi del popolo, come mostrava la condotta di Uzza. Ciò derivava naturalmente dai suoi frequenti traslochi, dalla sua scoperta, dalla sua cattura da parte dei Filistei e soprattutto dall'assenza della Shechinah. Ora le è stata restituita l'antica venerazione, perché è stato ristabilito il suo vero significato. Applica questo pensiero alle chiese, alle loro organizzazioni, ai loro sacramenti, ecc. Quante volte queste sono come l'arca senza nuvole. Vogliono che la presenza realizzata di Dio li renda vividi di vita.

2 . Essa ha testimoniato a Dio ' accettazione del nuovo edificio s . Reverenza e timore reverenziale caddero su tutti i fedeli. La vera "consacrazione" nasce dai segni della presenza divina dati ai fedeli. La conversione di un peccatore, l'elevazione di un discepolo caduto, ecc.; queste sono le prove che cerchiamo che il culto e il lavoro, il luogo e le persone, sono accettati da Dio.

3 . E ' confermata la fede di alcuni, e ha ispirato la fede negli altri . Fin dall'infanzia era stato loro detto dell'apparizione della gloria del Signore nei tempi antichi. Ora, per la prima volta, lo videro e il dubbio svanì davanti alla luce. Un grande volgersi a Dio da parte degli ingiusti, o qualche prova spirituale simile del potere divino tra noi, farebbe più di ogni controversia per distruggere lo scetticismo.

4 . E proclamò Dio ' pronta s per ascoltare la preghiera . Con quale fiducia Salomone poté pregare dopo questo! La consapevolezza che Dio è vicino a noi è il nostro più alto incoraggiamento a parlarGli. "Poiché mi ha ascoltato in passato, perciò lo invocherò finché avrò vita".

Se tale è la gloria e la beatitudine della presenza di Dio sulla terra, cosa sarà stare davanti al Suo trono in cielo? -AR

OMELIA DI J. WAITE

1 Re 8:10 , 1 Re 8:11

La nuvola di gloria.

Mai Salomone è apparso tanto "in tutta la sua gloria" come in questo giorno di memoria della dedicazione del tempio. Le solennità del servizio, la processione dell'arca sacra dalla città di Davide al suo luogo di riposo, i sacerdoti vestiti, la moltitudine estasiata, gli innumerevoli sacrifici, la musica e i canti, devono aver formato nel complesso uno spettacolo meraviglioso. Ma di tutti gli incidenti del giorno nessuno può essere paragonato a quello dell'improvvisa apparizione della Shechinah, la nuvola della gloria.

Questo ha introdotto un nuovo elemento soprannaturale. Il resto era umano: opera dell'uomo, adorazione dell'uomo, gloria dell'uomo; questo era Divino, il segno miracoloso del presente e dell'approvazione di Dio. Alza la scena al di sopra del confronto con qualsiasi scena simile nella storia di qualsiasi altra nazione. Altri popoli hanno eretto i loro splendidi templi, e re e sacerdoti sono andati in solenne pompa e circostanza per consacrarli.

Ma quale santuario è mai stato onorato così? Sono stati allevati altari a falsi dei inmunerabili, ma dov'è stato il fuoco dal cielo per accendere i loro sacrifici? Templi dedicati agli idoli: dov'è la nube radiosa della presenza divina? I sacerdoti erano troppo abbagliati dallo splendore splendente per continuare i loro ministeri. Salomone potrebbe essere pieno di adorante meraviglia. "Ma Dio lo farà davvero?" eccetera.

( 1 Re 8:27 ). Molti esempi biblici del modo in cui le rivelazioni miracolose della presenza di Dio soverchiavano gli spiriti degli uomini: Giacobbe a Betel, Mosè davanti al roveto ardente, Elia all'ingresso della grotta, i discepoli di Cristo sul Monte della Trasfigurazione, ecc. Quello di Salomone, però, non fu tanto un'emozione di paura, quanto di sacra riverenza e lieta sorpresa.

L'apparizione della nuvola pose il sigillo dell'accettazione divina sul tempio e sul suo servizio, collegandolo a tutte le gloriose associazioni del passato, il culmine e la corona di una lunga serie di miracolose manifestazioni divine. Ma consideralo ora come profetico di un futuro più glorioso, mentre immagina agli uomini di quell'epoca forme superiori di manifestazione divina che nella pienezza dei tempi dovrebbero avvenire.

I. L' INCARNAZIONE DI CRISTO . Quando l'eterno Figlio del Padre depose la "forma di Dio" e prese su di Sé "la somiglianza della carne peccaminosa", riempì il tempio di un corpo umano della gloria divina. Dio è venuto ad abitare veramente "fra gli uomini sulla terra". L'Infinito Invisibile si sottometteva alle condizioni di una personalità visibile finita.

La Luce insopportabile, "alla quale nessun uomo può avvicinarsi", si è velata in una nuvola di carne mortale. "Abbiamo contemplato la sua gloria", ecc. ( Giovanni 1:14 ). Quando fu costruito il secondo tempio, molte persone furono turbate al pensiero che sarebbe stato così inferiore al primo. I vecchi che avevano "visto la prima casa" piansero ( Esdra 3:12 ; Aggeo 2:3 ).

Ma i profeti del tempo furono incaricati di confortarli con l'assicurazione che, sebbene l'antica grandezza simbolica fosse scomparsa, la gloria di quest'ultima casa sarebbe stata maggiore di quella della prima. Non conterrebbe né arca, né propiziatorio, né Shechinah, né fuoco acceso dal cielo, né Urim e Thummim, né spirito profetico; "Ichabod" sarebbe stato scritto sui suoi muri. Ma una Presenza più nobile di quella mai vista prima sulla terra l'avrebbe irradiata nel tempo a venire: "Ecco, manderò il mio messaggero", ecc.

( Malachia 3:1 ); "Ancora una volta, sarà un po' di tempo, e io scuoterò i cieli", ecc. ( Aggeo 2:6 , Aggeo 2:7 ). Ogni volta che il Signore Gesù, "splendore della gloria del Padre", entrava nel tempio, come un bambino tra le braccia di sua madre, come un ragazzo che si cingeva per i suoi "affari del Padre", come un uomo nella pienezza della sua autorità divina, purgandolo dalla contaminazione, esponendo in esso la legge del culto accettabile, facendone il centro del Suo benefico ministero di guarigione — Egli verificò in qualche nuova forma queste parole profetiche.

Le manifestazioni della Divinità presente nei tempi antichi «non hanno gloria sotto questo riguardo a causa della gloria che eccelle», anzi «la luce della conoscenza della gloria di Dio nel volto di Gesù Cristo». Chiediamo: "Dio dimorerà veramente?" eccetera; ci ritorna la risposta: "Grande è il mistero della pietà, Dio si è manifestato", ecc. ( 1 Timoteo 3:16 ), "Emmanuele, Dio con noi" ( Matteo 1:23 ).

Quella radiosità abbagliante nel tempio era abbagliante, quasi repellente, approfondendo il senso di distanza, creando paura; questa divina apocalisse è infinitamente attiva, dà prova inequivocabile di simpatica vicinanza personale, risveglia l'amore grato, fiducioso e adorante.

II. IL DONO DELLA DELLA SPIRITO . La manifestazione di Dio nella persona di Suo Figlio era preparatoria alla grazia più ricca, l'effettiva impartizione di Se stesso mediante il Suo Spirito alle singole anime degli uomini (vedi Efesini 4:8 ss.; 2 Corinzi 6:16 ).

La dispensazione dello Spirito è il fatto ultimo. In questo Dio si comunica nella forma più alta di rivelazione e nella più intima comunione di cui l'uomo è capace. La "dimora" dello Spirito Santo in ogni anima nascente, in ogni assemblea dei veri adoratori spirituali, nell'"unico corpo" della Chiesa universale, è prefigurata nella scena che ci sta dinanzi. Il giorno della dedicazione del tempio trova la sua antitipo nel "giorno di Pentecoste.

" Metti queste manifestazioni fianco a fianco. Mentre traccia le linee di confronto tra di loro, come appare glorioso il fatto cristiano! L'uno era materiale nella sua natura - una visione luminosa e bella per l'occhio, che si rivolgeva indirettamente attraverso i sensi al anima; l'altra intensamente spirituale, una benedetta influenza travolgente, che coglie immediatamente nelle menti e nei cuori delle persone, il fluire di una vita divina.

E sebbene ci fosse qualcosa per l'occhio e l'orecchio, la sua forma era tale da suggerire in modo più sorprendente quella parola viva di verità e fuoco santo d'amore che solo il cuore può conoscere. L'una era diffusa, generale, indiscriminata - una nuvola luminosa e sparsa riempiva il luogo; - l'altra era distinta e personale. Lo Spirito di Dio non si occupa di compagnie di uomini, ma di anime isolate. C'era una lingua di fuoco separata sulla testa di ciascuno.

Non solo il luogo , ma gli uomini, ciascuno secondo la propria individualità, furono "pieni di Spirito Santo". L'unica manifestazione nascondeva più di quanto rivelasse. Era il segno della presenza di Dio, ma faceva sentire alla gente che Egli è davvero un "Dio che si nasconde". Non potevano davvero "contemplare la sua gloria". Hanno "visto attraverso un vetro", una nuvola, "scuro". La «dispensazione dello Spirito», pur non rimuovendo le restrizioni carnali, portò in quella condizione benedetta delle cose in cui l'anima ha un senso così elettrizzante della comunione divina da non aver bisogno di alcun aiuto materiale per comprenderla, e quasi dimenticare il velo interposto.

L'unica manifestazione era locale ed esclusiva, confinata al santuario centrale del culto ebraico, distinguendo inoltre il popolo ebraico di tutto il mondo; "a loro apparteneva la gloria". La grazia dello Spirito è dono gratuito di Dio a tutta l'umanità, "sparso su di noi in abbondanza" ( Gioele 2:28 ; Atti degli Apostoli 10:45 ; Tito 3:5 ).

Lo Spirito è il possesso esclusivo di nessuna delle chiese, non possiede alcun credo umano, o rituale, o confine ecclesiastico piuttosto che un altro, dimora con tutti coloro che invocano lo stesso Signore redentore. L'unica manifestazione era transitoria, serviva a uno scopo temporaneo. La "gloria" presto se ne andò di nuovo, e tornò al cielo da dove era venuta. L'altro è una realtà duratura. Il Consolatore, lo Spirito di verità, "dimora con noi per sempre". la primavera di una vita imperitura, il pegno e pro. phecy della gloria imperitura della presenza svelata di Dio. —W.

OMELIA DI A. ROWLAND

1 Re 8:17-11

Gli scopi non realizzati della vita.

Gli uomini spesso si prendono il merito dei disegni degli altri. Un inventore è dimenticato, essendo morto nell'oscurità, mentre altri fanno fortuna da quel segreto che ha vinto con i sacrifici di facilità, forza e tempo. [Fate altri esempi del mancato riconoscimento da parte degli uomini di propositi e schemi che non furono realizzati dai loro ideatori.] Salomone si mostrò veritiero e magnanimo quando, in presenza del suo popolo, attribuì a suo padre l'inizio dell'edificio che ora stava davanti a loro nel suo splendore.

Quanto più pronto è Dio, che conosce i cuori di tutti gli uomini, a riconoscere e premiare i desideri inappagati degli uomini di servirlo! Indica brevemente i motivi che hanno reso inopportuno che Davide svolgesse personalmente questo servizio speciale (confronta 2 Samuele 7:1 . con 1 Cronache 22:8 ). Non era solo nella sua delusione, quindi i seguenti pensieri che sorgono dal considerarlo possono aiutare gli altri a sopportare gli scopi non realizzati della loro vita .

I. DAVID PROPOSTE PER FARE QUALCHE GRANDE COSA PER IL SUO DIO . Troppo spesso cerchiamo di fare grandi cose per noi stessi, o per i nostri figli, piuttosto che per Dio. David desiderava erigere il tempio. doveva essere

(1) un'espressione della propria gratitudine per la sua elezione, protezione ed esaltazione.

(2) Un memoriale al popolo della divina bontà che lo aveva così meravigliosamente costituito come nazione.

(3) Un riconoscimento che Dio era il centro della nazionalità, come il suo tempio era della città. Quanto ad esso tutte le tribù dovrebbero riparare, così tutti i loro cuori dovrebbero essere rivolti a lui. Suggerisci alcune delle tendenze che impediscono agli uomini di indulgere e realizzare grandi scopi per Dio; e . g ; l'amore per il denaro, l'autoindulgenza, il materialismo, lo scetticismo.

II. DAVID HAD IT IN SUO CUORE DI FARE MOLTO PER IL BENEFICIO DI ALTRI . Viveva per la sua gente. Non si ritrasse né dai pericoli della guerra né dalle ansie del governo affinché potessero diventare una nazione forte e nobile.

Non voleva costruire il tempio per se stesso, ma per loro e per i loro figli. Se gli fosse stato permesso di iniziarlo (quando da solo era in grado di farlo) in estrema vecchiaia, probabilmente non avrebbe mai visto il suo completamento; ma era contento che le generazioni future lo avessero come luogo di culto. Rimprovera la tendenza degli uomini a ignorare la loro responsabilità nei confronti dei posteri. A volte nella finanza nazionale, negli accordi ecclesiastici, ecc.; il fatto che il beneficio risieda solo nel futuro e non nel presente, è sufficiente per frenare lo sforzo e il sacrificio.

Chi non ha sentito la domanda: "Cosa hanno fatto i posteri per noi?" Mostra la fallacia di questo ragionamento, e la sua peccaminosità, a causa dell'egoismo e dell'ingratitudine che rivela. Indica alcune delle benedizioni di cui godiamo come nazione e come chiese, dalle fatiche e dai sacrifici dei nostri predecessori che non contavano nemmeno la vita a loro cara.

III. DAVID È STATO IMPEDITO DALLE CIRCOSTANZE DI REALIZZARE IL SUO SCOPO . Guerre, disordini, infermità dell'età, ecc.; erano alcuni di questi. Erano al di fuori del suo controllo, ma non di quello di Dio. Tuttavia lo scopo era, come abbiamo detto, quello giusto. Fornisci esempi dalla vita moderna: e . g .,

(1) Il giovane che desidera diventare un ministro della verità di Dio, ma è costretto a lavorare per il sostegno di se stesso e degli altri.

(2) Il cristiano il cui cuore si strugge di nostalgia per i perduti, che giace un invalido indifeso in una stanza solitaria.

(3) Il discepolo fanciullo, mosso da nobile entusiasmo, con una splendida promessa di potenza futura nel regno del Signore, portato via in gioventù dalla casa e dal mondo che sembrava volerlo così dolorosamente, ecc.

IV. DAVID MADE IT POSSIBILE FOE ALTRI PER FARE COSA LUI POTREBBE NON FARE . Vedi un resoconto dei tesori che ha accumulato per la casa del Signore, il servizio musicale che ha preparato, i progetti per l'edificio, ecc.

Com'è diverso da quelli che dicono: "se non posso farlo io , nessun altro lo farà"; o, con meno egoismo, " Non posso farlo, che gli altri si prendano tutto il peso se vogliono avere tutto l'onore". Mostra come possiamo aiutare gli altri a svolgere il loro lavoro, servendo così indirettamente il nostro Dio. Potrebbe non essere possibile per te andare all'estero tra i pagani; ma puoi sostenere coloro a cui è possibile. Forse non puoi, per mancanza di tempo o di idoneità, insegnare ai bambini o visitare i malati; ma puoi invitare gli altri a farlo, o incoraggiarli e sostenerli in esso.

V. DAVID 'S NOBILE SCOPO ERA SODDISFATTA DA SUO FIGLIO . Questo era il disegno e la promessa di Dio ( 1 Re 8:19 ).

(1) Incoraggiamento ai genitori . Viviamo di nuovo nei nostri figli. "Invece dei padri ci saranno i figli", ecc. Educando un figlio a Dio, possiamo realizzare, attraverso di lui, il desiderio che non possiamo eseguire. I genitori moltiplicano così le possibilità della propria vita. Un incoraggiamento speciale qui per le madri deboli e oberate di lavoro . Non possono fare lavori pubblici per Cristo, ma attraverso i loro figli possono, e . g ; Eunice e Monica hanno mosso il mondo attraverso Timoteo e Agostino.

(2) Lezione ai bambini . Quello che i tuoi genitori facevano per Dio, tu continuerai; quello che non potevano fare, lo devi compiere.

VI. DAVID S' incompiuto SCOPO È STATO RICONOSCIUTO E ricompensato DA IL SIGNORE . "Hai fatto bene che era nel tuo cuore ." Dio sa cosa c'è in noi di bene come di male. Approva il motivo anche quando lo sforzo fallisce.

Vede la questione di ogni giusto scopo in tutta la sua ampiezza e profondità. Quando Maria unse il suo Signore, fece più di quanto immaginasse; poiché era il sommo sacerdote che ungeva il sacerdote e il re d'Israele. Nel giorno del giudizio i giusti saranno stupiti delle questioni e delle ricompense dei loro umili servizi, e con stupore chiederanno: "Signore, quando ti abbiamo visto?" ecc. "E il re risponderà e dirà loro: In verità vi dico, in quanto l'avete fatto ad uno di questi minimi, fratelli miei, l'avete fatto a me."—AR

1 Re 8:28

La preghiera di dedicazione.

Descrivi la scena della dedicazione del tempio. Nota il fatto che è un re che conduce il suo popolo allo sgabello dei piedi di Dio. Mostra l'influenza dei governanti terreni, che non solo influenzano le nazioni circostanti con la loro politica, ma degradano o esaltano la vita morale del loro popolo per il loro carattere personale e per il tono della loro corte. Le nostre ragioni di gratitudine nell'attuale regno. Contrasta l'influenza di Victoria con quella di Carlo II .

o Giorgio IV . Applicare lo stesso principio ad altri re di uomini, vale a dire; ai governanti del pensiero nella letteratura e nella scienza. Quanto è pesante la responsabilità di coloro che usano la loro regalità per condurre gli uomini da Dio alla desolazione dello scetticismo; quanto gloriosi i poteri che possono impiegare per esaltare il Signore nostro Dio. Salomone è una prova che la saggezza è migliore della conoscenza. In questa occasione ha pregato come rappresentante e guida degli altri. Una preghiera così importante nella Scrittura, così straordinaria nelle circostanze, così gradita a Dio, merita considerazione, affinché possiamo vederne gli elementi. Presenta le seguenti caratteristiche:

I. GRATEFUL RICONOSCIMENTO DI DEL PASSATO . «In ogni cosa 1 Tessalonicesi 5:18 grazie» ( 1 Tessalonicesi 5:18 ). "Con la preghiera e la supplica, con rendimento di grazie, fate conoscere le vostre richieste" ( Filippesi 4:6 ). "È cosa buona rendere grazie al Signore" ( Salmi 92:1 ). "Benedici il Signore, anima mia, e non dimenticare tutti i suoi benefici" ( Salmi 103:2 ). Nota le cause del ringraziamento di Salomone:

(1) Dio ' bontà s al padre ( 1 Re 8:24 ). Benedizioni domestiche così totalmente immeritate, così riccamente benefiche.

(2) Liberazione divina dalla schiavitù ( 1 Re 8:51 ). L'Egitto un tipo di dolore, schiavitù per cattive abitudini, ecc.

(3) La separazione e la consacrazione a Dio ' scopi s ( 1 Re 8:53 ). L'onore di questo. Le sue responsabilità. I suoi segni.

(4) Riposo e quiete ( 1 Re 8:56 ). "Ha dato riposo al suo popolo Israele". La beatitudine della pace per un paese, esemplificata dal contrasto tra il regno di Salomone e quello di Davide. La libertà dalle ansie moleste vissute da molti viene da Dio. Il riposo del cuore, che può essere nostro in mezzo alle angosce della vita, viene da Lui. "Vi lascio la pace" ( Giovanni 14:27 ). "Cuore tranquillo dal timore del male" (Pro 1:1-33:83). Vedi anche 2 Corinzi 4:8 . Per tutte queste benedizioni dovremmo ringraziare Dio.

II. FIDUCIA IN LE PROMESSE . Mostra come i patriarchi ricordarono a Dio le Sue promesse. Illustrate anche dalle suppliche di Mosè e dei profeti. Dimostra dalle stesse parole di Cristo che le promesse si rinnovano e si ampliano per noi, e che solo su di esse cat. sia fondata la nostra attesa di benedizione. L'utilità della preghiera non può essere dimostrata dalla ragione, ma dalla rivelazione.

Nel regno spirituale conosciamo le leggi divine per dichiarazione divina, la cui verità è confermata dall'esperienza di coloro che, soddisfacendo le condizioni richieste , le mettono alla prova. "Chiedete e vi sarà dato" ( Matteo 7:7 ) è una promessa. Ma ad essa si aggiunge l'esigenza della fede. "Senza fede è impossibile piacere a Dio" ( Ebrei 11:6 ). "Secondo la tua fede, così sia per te". Vedi anche Giacomo 1:5 ; Matteo 21:22 , ecc.

III. INGRANDIMENTO DEL CUORE ( Matteo 21:41 , "inoltre riguardo a uno straniero", ecc.) La preghiera è notevole da parte di un re ebreo. Dare prove della ristrettezza e dell'egoismo della nazione. Potremmo aspettarci questo sentimento in tutta la sua intensità in un'occasione come la consacrazione di questo tempio.

Ma le simpatie di Salomone traboccavano dai pregiudizi nazionali. La tendenza della preghiera è di allargare il cuore. I cristiani pregano insieme che non lavorano mai insieme. Coloro che sono più vicini al trono di Dio sono più vicini gli uni agli altri. Mentre preghiamo, i nostri desideri si spingono più lontano, e pensiamo con benevolenza a chi sbaglia, pietosamente a chi è perduto, perdonando chi fa il male.

IV. DESIDERIO PER LA GLORIA DI DIO . Il desiderio principale di Salomone riguardo al tempio è espresso nel versetto 60, "che tutti i popoli della terra sappiano che il Signore è Dio e che non c'è nessun altro". La preghiera di Nostro Signore è come quella di Salomone in questo, che finisce con l'attribuzione a Dio di "il regno, la potenza e la gloria".

Così con tutta la vera preghiera. Finisce in lode. Guarda come Davide, nei Salmi, ha pregato se stesso dalla tristezza nella gioia; dalla confessione alla gratitudine e alla lode. Se chiediamo qualcosa per noi stessi, o per altri, dovrebbe essere con l'implicito desiderio che possa essere concesso o negato, come può essere, per il nostro benessere e la gloria di Dio. L'anelito di ogni cristiano dovrebbe essere quello del Signore Gesù: "Padre, glorifica il tuo nome".—AR

OMELIA DI J. WAITE

1 Re 8:38 , 1 Re 8:39

Il re che prega.

Una delle caratteristiche più notevoli di questa scena della dedicazione del tempio è il posto occupato, la parte in essa recitata, da Salomone stesso. È la figura centrale, l'attore principale. Sia il sacerdote che il profeta gli danno il posto. La preghiera dedicatoria è un'effusione spontanea del proprio sentimento devoto, ed è lui che poi pronuncia la benedizione sul popolo. Egli sta qui davanti a noi come un vero modello di quel più grande "Figlio di Davide", che è il nostro Profeta, Sacerdote e Re.

C'è molto nel tono di questa preghiera che indica a un'anima pienamente viva il significato solenne e epocale di ciò che stava accadendo a Gerusalemme quel giorno. Non è, infatti, al servizio dell'antico tempio ebraico che dobbiamo cercare i modelli più perfetti di devozione. Le rivelazioni del Nuovo Testamento moltiplicano e rafforzano incommensurabilmente le nostre motivazioni alla preghiera, ne ampliano la portata, ci aprono in essa nuovi motivi di certezza.

"Uno più grande di Salomone" ci ha insegnato a pregare, e ci ha rivelato la via dell'accoglienza nel merito della sua stessa mediazione. Ma come la vita della religione nell'anima dell'uomo è essenzialmente la stessa in tutte le epoche, così i principi implicati nella preghiera come espressione di essa sono gli stessi. Due di questi principi rudimentali appaiono in questo passaggio, vale a dire; il senso del bisogno che spinge il supplicante a guardare verso il cielo e il riconoscimento di qualcosa fuori di sé come fondamento della speranza di accoglienza.

I. IL SENSO DEL BISOGNO , ecc. È la "piaga del cuore" - il fardello che vi giace pesante, l'ossessionante senso di bisogno o tristezza nell'anima segreta, unito a una sorta di fede nel potere divino - che muove gli uomini pregare. Tutta la vera preghiera è l'espressione di queste impressioni interiori. Se gran parte della nostra cosiddetta preghiera fosse sottoposta a questa prova, c'è da temere che sarebbe trovata molto vuota e irreale, semplici "parole", un mero omaggio formale all'usanza - nessun desiderio profondo, serio, irrefrenabile dell'anima ispirandolo.

Salomone comincia a enumerare diverse calamità che possono spingere la gente a pregare, e poi, come sopraffatto dalla mera vaga e lontana immaginazione di queste possibilità, dice: "Qualsiasi piaga, qualunque malattia", ecc. il tentativo di realizzare i molteplici problemi della vita umana. Possiamo comprendere e simpatizzare con i dolori individuali, ma chi può comprendere adeguatamente la somma generale del dolore umano e prenderne su di sé il peso con simpatia? Ogni uomo, tuttavia, sa dove il male universale tocca in modo particolare se stesso.

"Ogni cuore conosce la propria amarezza." E con Dio c'è sia una conoscenza infinita del tutto sia una simpatia speciale con ciascuno. Ci sono alcuni dolori che rinchiudi nel tuo stesso seno come segreti che nessun altro deve guardare.

"Nemmeno il cuore più caro, e poi il nostro,
conosce metà delle ragioni per cui sorridiamo o sospiriamo."

Ma non c'è dolore che puoi nascondergli. Si è fatto nella persona di suo Figlio "l'uomo dei dolori e conoscitore del dolore", affinché sentissimo come ci segue, o meglio, ci precede, in ogni cammino di sofferenza. C'è posto nel grande cuore paterno di Dio per tutti noi, con tutti i nostri fardelli, e non possiamo mai misurare il potere edificante e sostenitore che ci viene affidandoci e loro su di esso: "In ogni cosa mediante la preghiera e la supplica", eccetera.

( Filippesi 4:6 , Filippesi 4:7 ); " Salmi 55:22 sul Signore il tuo peso", ecc. ( Salmi 55:22 ). Ma questa espressione, "pescare il proprio cuore", ha un significato più profondo. Apre a tutti noi l'oscuro e triste mistero della peccaminosità personale, la malattia morale che si annida dentro di noi. Ci sono momenti in cui lo spirito più distratto e sconsiderato intravede la sgradita verità che questa, dopo tutto, è la causa più profonda della sua inquietudine.

Il multiforme, misterioso male del mondo ha la sua radice centrale nel cuore del mondo. Qualcosa di quella "radice di ogni amarezza" è in ogni cuore umano. Qui sta il male fatale. Non sono le tribolazioni della vita esteriore, è te stesso che hai più motivi per piangere. Non tanto da loro, ma da qualcosa in te stesso hai bisogno di pregare per essere liberato. Cristo ha sempre insegnato, con le parole e con i fatti, la connessione vitale tra le calamità esterne e la "peste" interna.

"Egli prese su di sé le nostre malattie e i nostri dolori, non solo per mostrarci come possono essere sopportati nobilmente, ma per poter portare il suo potere come il grande medico delle anime da sopportare sulla sede della nostra malattia mortale, e con l'efficacia di Il Suo sangue potrebbe guarirci e salvarci tutti.Andate penitenti nel Suo nome al propiziatorio con la "piaga del vostro cuore", e ne sarete redenti.

II. IL RICONOSCIMENTO DI QUALCOSA DA DI UN 'S AUTO COME LA TERRA DI SPERANZA . Questo elemento essenziale nella vera preghiera è suggerito dalle parole: "E stenderà le sue mani verso questo luogo.

"Ci viene data qui una visione interessante del rapporto del tempio con la vita religiosa individuale del popolo. Esso doveva essere una testimonianza all'invisibile, un aiuto alla fede, un incentivo a ogni santo pensiero e sentimento. attraverso tutti i cambiamenti del tempo, le luci e le ombre mutevoli del mondo che lo circonda, come un simbolo impressionante del "patto eterno".

" All'interno del suo sacro recinto erano raccolti i sacri documenti storici e le testimonianze, e i tipi e le ombre di "cose ​​migliori a venire". C'era un significato profondo, quindi, nel supplicante "tendendo le mani verso quella casa", come espressivo dell'atteggiamento della sua anima verso ciò che simboleggiava.

Quando qualche devoto solitario in un angolo lontano della terra, qualche paziente sofferente, qualche soldato in agonia sul campo di battaglia, qualche prigioniero, come Daniele, in un paese straniero, puntarono gli occhi verso il luogo santo, fu una specie di di patetico appello alla fedeltà di Dio, un appello silenzioso ma eloquente affinché non dimenticasse la sua alleanza, realizzasse le speranze che Egli stesso aveva risvegliato, e non solo per loro, ma per amore della sua stessa verità e misericordia, avrebbe ascoltato e salva.

In tutto questo il tempio era un tipo di qualcosa di più nobile, più divino di se stesso. Il tempio era l'ombra, la sostanza è in Cristo. "In lui sono nascosti tutti i tesori", ecc. La croce di Cristo, nella quale tutte le promesse sono confermate e sigillate; la croce, che è sia l'altare del sacrificio del Redentore che il trono della Sua sovranità, è il santuario della "verità e della grazia" per gli uomini. La gloria sia del passato che del futuro è centrata, focalizzata lì.

"Tutta la luce della sacra storia si
raccoglie intorno alla sua testa sublime",

e da esso fluisce uno splendore sempre più luminoso nel futuro altrimenti oscuro. È l'anello di congiunzione tra cielo e terra, luogo di incontro di Dio e dell'uomo, chiave di tutta la storia umana, fondamento della nostra speranza immortale. Qui dunque, su questo oggetto centrale, d'interesse tanto divino quanto umano, si deve fissare l'occhio del supplicante. È quel pegno dell'amore e della fedeltà divini, esterni a noi stessi, incarnati nella croce di Cristo, che dobbiamo perorare se vogliamo trovare accoglienza nella nostra preghiera.

Quando Dio ci avrà insegnato a fondo cosa significa la "piaga del nostro cuore" e ci avrà svelato il mistero benedetto del suo modo di curarla, sarà l'abitudine sostenuta della nostra vita di stare supplichevoli davanti a Lui "nella nome di Gesù». Solo così possiamo collegarci così tanto con le santità di un mondo superiore da rendere divina la nostra vita comune. — W.

OMELIA DI E. DE PRESSENSE

1 Re 8:38

La consacrazione del tempio era la più grandiosa cerimonia religiosa dell'antica alleanza. È importante-

I. PERCHE ' IT di centralizzare IL CULTO DI DEL TEOCRAZIA .

II. PERCHE ' IT FORNISCE UN TIPO DI DEL SPIRITUALE TEMPIO che deve essere allevato nella Chiesa e in ogni anima cristiana. Salomone, come re scelto da Dio, rappresenta in questo servizio di consacrazione l'intera teocrazia. Il tempio è essenzialmente una casa di preghiera, come si evince dalle parole della consacrazione.

"Quale preghiera e supplica potrà mai essere fatta da alcun uomo, o da tutto il tuo popolo Israele, che conoscerà ogni uomo la piaga del proprio cuore... ascolta dal cielo." È il santuario del Dio invisibile e le sue porte sono aperte alla moltitudine, che viene per adorare e offrire sacrifici. Invece di una statua, come quella che si trovava nei templi degli idoli, i sacerdoti del vero Dio pongono nel loro santuario l'arca dell'alleanza, contenente la legge, espressione divina della santa volontà di Dio.

L'altare del sacrificio, posto di fronte al presbiterio, ricorda al popolo le sue trasgressioni, mentre al tempo stesso il sacrificio delle vittime è profetico della futura redenzione. La preghiera consacrante si apre e si chiude con l'adorazione. Diffonde davanti a Dio tutti i bisogni del popolo, e chiede a Lui la liberazione in ogni momento del bisogno ( 1 Re 9:8 ).

Elenca le prime angustie temporali, ma l'intera petizione culmina nella supplica sempre ricorrente di perdono. Questo è il fardello dell'intero servizio del tempio, e questo carattere è riprodotto nel culto cristiano. Nel tempo della sua più alta spiritualità non esistevano templi cristiani propriamente consacrati. Aras non habemus diceva Minuzio Felice. Un tempio è tuttavia una necessità di culto; e siamo liberi di riconoscerlo al di fuori di ogni nozione superstiziosa, e ricordando che mentre il cielo dei cieli non può contenere l'Altissimo, Egli si degna di dimorare nel cuore umile e contrito.

Non c'è più un santuario nell'antico senso esclusivo, poiché è stato sparso il sangue che ha redento a Dio tutta la terra. Le nostre case di preghiera non sono ora più sante in se stesse delle nostre case. Consacriamoli consacrandoci a Dio e rendendogli il culto che gli è dovuto, il sacrificio di tutto il nostro essere. Che le nostre preghiere, come quella di Salomone, inizino e finiscano con l'adorazione, e che il loro peso sia l'espressione del nostro pentimento per il peccato.

Abbiano, come la preghiera del re teocratico, ampiezza di intercessione per tutto il popolo di Dio, e depongano ai piedi della croce il fardello dei mali dell'umanità e delle necessità della Chiesa. — E. de p.

OMELIA DI J. WAITE

1 Re 8:41-11

L'interesse dello straniero per il tempio.

La benevola simpatia umana è una delle caratteristiche più marcate di questa preghiera di Salomone. Questo si vede nel modo in cui entra in varie presunte condizioni di bisogno e di sofferenza tra il suo popolo; prende su di sé il fardello e la "peste" come se fosse sua; un vero intercessore per loro conto. La sua regalità assume qui l'aspetto della paternità. Il re modello è uno nel cuore e nell'interesse di coloro su cui governa.

Ci viene anche ricordato che davanti al "posto della misericordia" di Dio tutte le distinzioni umane sono perdute. Tutti i supplicanti stanno su un livello comune, soggetti agli stessi pericoli e necessità. Tutta la vera preghiera, quindi, è così ampia nelle sue simpatie. Ma in questo passaggio le suppliche del re hanno una portata più ampia dei bisogni del suo stesso popolo. Egli supplica per lo "straniero", lo straniero proveniente da un "paese lontano".

"Ciò è strettamente in armonia con l'economia divina del tempo, per quanto possa sembrare il contrario. È notevole quanto vi fosse nella legge mosaica che era espressamente intesa a imporre al popolo un generoso rispetto per coloro che erano oltre il loro limite. Fu loro comandato di non "irritare un estraneo" ( Esodo 22:21 ), di alleviare la sua povertà (Le 25,85), persino di "amarlo" come "Dio lo ama dandogli ghiaccio e vesti" ( Deuteronomio 10:18 , Deuteronomio 10:19 ), e tutto questo in memoria del fatto che loro stessi un tempo erano "stranieri nel paese d'Egitto.

Agli estranei, inoltre, fosse permesso di ascoltare la lettura solenne della legge nell'"anno della liberazione" ( Deuteronomio 31:12 ), e di offrire sacrifici alle stesse condizioni loro stessi. "Una legge e una maniera saranno per per te e per lo straniero che soggiorna presso di te» ( Numeri 15:16 ). Così che Salomone, quando pregò così, espresse lo spirito della dispensazione alla quale apparteneva. Alcune grandi verità sono alla base di questa preghiera:

I. GEOVA 'S UNIVERSALE SOVRANITA . Egli è il "Dio di tutta la terra" e non solo di una sua particolare porzione ( Isaia 54:5 ). "E' solo il Dio degli ebrei e non dei signori?" ( Romani 3:29 ). "Il Dio degli spiriti di ogni carne" ( Numeri 16:22 ).

L'intera economia mosaica era costruita sulla grande verità dell'unità e dell'assoluta supremazia mondiale di Geova. I pagani secondo il loro principio di divinità locali, potrebbero riconoscere che il Dio degli ebrei ha autorità sul proprio, ma un ebreo che dovrebbe in qualche modo riconoscere gli dei di altre nazioni e pensare a Geova semplicemente come una divinità nazionale potrebbe essere un traditore del Commonwealth.

L'unico Dio vivo e vero non può avere rivali. Gli dèi delle nazioni sono idoli, e "un idolo non è nulla al mondo" - "una vanità bugiarda", un vile "abominio". "Le cose che i pagani sacrificano, le sacrificano ai demoni e non a Dio" (1Co 8:4, 1 Corinzi 8:5 ; 1 Corinzi 10:20 ). "Conoscere Dio", farsi dichiarare loro "colui che adorano per ignoranza", è "vita eterna" per gli uomini.

L'assenza di questa conoscenza è la morte. La maledizione e la miseria del mondo è che "non conosce il suo Dio". Salomone qui riconosce vagamente questa verità; e il caso che contempla è quello di qualche figlio del Padre Universale in cui si è risvegliato il senso del bisogno, «che viene da un paese lontano» per «cercare il Signore, se per caso lo cerca e lo trova» ( Atti degli Apostoli 17:27 , Atti degli Apostoli 17:27, Atti degli Apostoli 17:28 ).

II. IL CARATTERE RAPPRESENTANTE DI ISRAELE . Erano un popolo rappresentativo sotto due aspetti.

(1) In quanto chiamati a rendere testimonianza alla gloria del "grande nome" di Geova. Il suo nome è il simbolo della sua personalità, gli attributi del suo essere e del suo carattere: spiritualità, purezza, rettitudine, amore, ecc. La loro missione era far conoscere all'umanità il Dio che si era rivelato loro in forme meravigliose. Come non sono riusciti a raggiungere l'altezza di questa missione, la loro storia nazionale lo racconta fin troppo tristemente.

I discorsi dei salmisti e dei profeti ne sono pieni di spirito, ma tutto questo era molto al di sopra della comprensione della grande massa del popolo. Hanno completamente frainteso il significato della distinzione loro conferita, e Dio ha insegnato loro con la disciplina della sottomissione e della prigionia la lezione che nel giorno della loro gloria nazionale non sono riusciti a imparare. In questa missione di testimone Israele era un tipo della Chiesa cristiana.

Cristo dichiarò il nome del Padre ai Suoi discepoli e li mandò per un incarico come il Suo ( Giovanni 17:18 ). Che grande vocazione, per riflettere la gloria del suo "grande nome" sulle tenebre del mondo, per dire alle nazioni: "Ecco il tuo Dio!"

(2) Erano un popolo rappresentativo anche nel senso che nella loro storia Dio ha illustrato il metodo generale e le leggi uniformi del suo governo morale. La "mano forte e il braccio teso" qui suggerisce la meravigliosa manifestazione della potenza divina che segnò fin dall'inizio la carriera del popolo, tutto il percorso di provvidenziale formazione e disciplina morale attraverso il quale passava.

Ma i principi in base ai quali Dio tratta una nazione sono i principi in base ai quali tratta tutti. Non è un "rispettatore delle persone". La storia del "popolo eletto" dispiega il Suo scopo e progetto universale, illustra leggi immutabili, le condizioni di tutta la vita personale, sociale e nazionale. E così avviene che dopo ogni revisione delle esperienze di Israele possiamo dire: "Ora tutte queste cose sono accadute loro come esempi", ecc. ( 1 Corinzi 10:11 ).

III. IL FASCINO DI LE TEMPIO PER TUTTI LONGING UMANE CUORI COME LA SCENA DI GRACIOUS DIVINA MANIFESTAZIONE .

Ciò che ne fece il centro di interesse per i pii ebrei lo fece anche per le anime serie di altre terre. La verità e la misericordia lì simbolizzate e consacrate - promesse, sacrifici espiatori, benedizioni - rispondevano ai bisogni universali dell'umanità. Salomone ipotizza un caso in cui il vago senso di ciò dovrebbe indurre lo «straniero in terra lontana» a guardare con occhi bramosi, oa chinare i suoi passi, verso «la casa sulla quale è chiamato il nome di Dio.

"Non abbiamo registrazioni storiche di estranei che adorassero effettivamente nel primo tempio come fecero in quello costruito dopo la cattività; ma Dio disse: "La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le persone"; e potrebbero esserci stati molti che , con una mano di fede di vasta portata, "afferrò il Suo patto" come stabilito lì.

IV. LA RISPOSTA DI DIO HA DATO PER OGNI VERO supplice , CHI SE POTREBBE ESSERE . "Ascolta dal cielo la tua dimora", ecc. Questa preghiera di intercessione, possiamo esserne certi, è stata esaudita. Dio non risveglia in nessuna anima desideri santi che non soddisferà.

"In ogni nazione, colui che lo teme", ecc. La sovranità che regna su tutte le terre è quella dell'Amore Onnipotente. C'è posto nel cuore del Padre infinito per tutti, anche per i lontani. off "straniero", e "lo stesso Signore su tutti è ricco per tutti quelli che lo invocano". — W.

OMELIA DI A. ROWLAND

1 Re 8:49

Occasioni per la preghiera.

Nella preghiera di dedicazione Salomone suggerisce occasioni in cui sarebbe naturale per gli uomini rivolgersi al loro Dio. La Presenza Divina è costante, ma la nostra realizzazione di essa non lo è. Molti richiedono lo shock di un evento inaspettato o deplorevole per svegliarli alla preghiera. Questo effetto, tuttavia, si vedrà solo in coloro che hanno, alla base della loro dimenticanza e sensualità, una fede costante (sebbene talvolta inoperante) in Dio.

Questo Israele per la maggior parte aveva. Da qui la convinzione di Salomone che nei loro futuri tempi di angoscia e difficoltà si sarebbero rivolti a Colui che abitava tra i cherubini. Analizza la preghiera e osserva le seguenti occasioni suggerite come quelle in cui la supplica sarebbe naturale.

I. QUANDO GLI UOMINI FANNO VOTI E PROMESSE . Confronta 1 Re 8:31 con le ordinanze di Mosè ( Esodo 22:7-2 ). Il giuramento veniva prestato alla presenza di Dio, perché il pensiero di Lui come Cercatore dei cuori avrebbe indotto una seria considerazione e un'attenta esattezza, e perché era stato tacitamente invitato dalla Sua provvidenza a confermare oa punire la parola pronunciata.

Mostra come il principio, giusto in se stesso, è stato abusato e viziato, così che Cristo ha condannato le pratiche del suo tempo ( Matteo 5:33 ). Impara dall'antica pratica

(1) che i nostri discorsi siano fatti come da uomini consapevoli della vicinanza del Dio di verità . Applicalo alle immoralità di alcune transazioni commerciali, alla prevalenza della calunnia nella società, ecc.

(2) Che i nostri propositi siano formati in uno spirito di preghiera . Quanto è vano il pegno e la promessa di emendamento, se non si aggiunge al proposito umano l'aiuto della provvidenza di Dio nelle circostanze e la grazia del suo Spirito nel cuore! Fornisci esempi di ciascuno.

II. QUANDO GLI UOMINI SONO FERITI O DISATTIVANDO DA LORO AVVERSARI . "Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto davanti al nemico" ( 1 Re 8:33 ). La sconfitta nazionale in guerra dovrebbe portare a un esame di coscienza da parte di coloro che sono stati colpiti.

Troppo spesso l'indagine viene applicata solo alle risorse materiali: gli ufficiali incompetenti vengono licenziati, i reggimenti indeboliti vengono rafforzati, si formano nuove alleanze, ecc. Il danno può essere più profondo. A volte Dio chiama le persone non a riscattare l'onore nazionale, ma a cercare la giustizia nazionale. L'insegnamento del versetto può essere applicato in senso figurato alle sconfitte subite da polemisti cristiani o da operatori filantropici, ecc.

Ogni controllo in avanti è un richiamo al pensiero e alla preghiera. "Nel giorno delle avversità considera." Illustrare con esempi nella Scrittura, e . g ; dalla sconfitta di Israele ad Ai e dai suoi problemi.

III. QUANDO GLI UOMINI SONO tremore SOTTO NATURALE CALAMITA ' . In 1 Re 8:35 alla sospensione della pioggia; in 1 Re 8:37 a "carestia, pestilenza, detonazione, peronospora, locusta e bruco.

" Tali problemi sono stati inviati invano per portare gli egiziani al pentimento. Confronta quelle piaghe con il messaggio di Elia ad Acab, e con le minacce di altri profeti. Tali dichiarazioni come Deuteronomio 11:17 sanciscono una verità permanente. A lungo termine la violazione di Le leggi di Dio portano disastri del tipo proprio qui specificato: se viene violata la legge dell'industria, i raccolti falliscono, se la legge della reciproca dipendenza viene ignorata dalle nazioni, il commercio è paralizzato e viene l'impoverimento, se le leggi contro l'autoindulgenza, l'orgoglio, l'ambizione, ecc; essere sfidato, lo spendaccione ha il risultato nella povertà, la nazione orgogliosa nelle miserie della guerra, ecc.

Anche i disastri che sono considerati "fenomeni naturali", quindi, dovrebbero condurre i saggi di cuore alla preghiera, i peccatori alla penitenza; e Dio ascolterà nel cielo la sua dimora, e risponderà e perdonerà. Mostra come, durante il ministero di nostro Signore, gli storpi, i ciechi, i malati vennero a Lui. La loro miseria li fece sentire il bisogno di ciò che Lui solo poteva dare, e molti di loro divennero consapevoli dei loro bisogni spirituali dal considerare prima il bisogno che era fisico.

Come sono stati così condotti, così è stata la Chiesa che nell'Antico Testamento era più oppressa dai bisogni terreni, e nel Nuovo da quelli spirituali. Quelli nel paese lontano imparano, cominciando a "essere nel bisogno", che Dio li sta chiamando a sorgere e tornare a Lui.

IV. QUANDO GLI UOMINI SONO COSCIENTI DEL PROPRIO PECCATO . In tutta questa preghiera si fa riferimento al peccato e alla conseguente necessità del perdono (vv. 38, 46-50). Indica il culmine nel versetto 47:

(1) "Abbiamo peccato" - non ci siamo mantenuti nelle vie di Dio - il peccato nel suo aspetto negativo;

(2) "hanno fatto perversamente": Ac di perversità;

(3) "hanno commesso malvagità": la passione travolgente che spinge alla corruzione. La necessità dell'umile confessione come parte integrante della preghiera dalle labbra dell'uomo caduto può essere facilmente mostrata dalla Scrittura. Esempi di coscienza del peccato che spingono alla preghiera si trovano in Davide ( Salmi 51:1 .), il pubblicano ( Luca 18:18 ). "Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità" ( 1 Giovanni 1:9 ).

V. QUANDO GLI UOMINI SONO ANDANDO AVANTI AL CONFLITTO IN DIO 'S NAME . "Se il tuo popolo uscirà a combattere contro il suo nemico dovunque tu lo manderai", ecc. (versetto 44). Non dobbiamo dimenticare che Israele era una teocrazia.

Davide, per esempio, ha parlato dei suoi nemici come nemici di Dio. Così era stato con Mosè, Giosuè, ecc. La consapevolezza di ciò dà un potere quasi sovrumano. "L'uomo, essendo legato all'Onnipotenza, è una specie di creatura onnipotente", afferma Bacon. Anche quando la credenza di essere dalla parte di Dio è falsa, la credenza stessa è un'ispirazione. Esempi dalla storia di tale credenza bene o male fondata: Giovanna d'Are, i Puritani, ecc.

Nella guerra reale nessuna nazione può equamente elevare questa preghiera a meno che la causa della guerra non sia quella di cui possiamo dire: "dovunque manderai". Nessun errore deve esistere in riferimento ai nemici che Cristo è venuto a distruggere. La promessa: "Ecco, io sono con te", fu l'ispirazione degli apostoli mentre affrontavano false filosofie, ignoranza grossolana, costumi brutali, superstizioni degradanti. Quindi, se andavano a combattere contro tali mali, le preghiere della Chiesa salivano in loro favore.

Gli uomini sono stati messi da parte per la loro missione cristiana con la preghiera (fornire esempi), e nel loro lavoro si sono spesso rivolti ai loro intercessori, dicendo: "Fratelli, pregate per noi!" Sentendo la nostra insufficienza a vincere gli avversari del vangelo, come gli apostoli, "continuiamo nella preghiera e nella supplica" finché siamo "dotati di potenza dall'alto".—AR

OMELIA DI J. WAITE

1 Re 8:61

Una benedizione reale.

La preghiera di Salomone è seguita da una benedizione. "Si alzò e benedisse tutta l'assemblea", ecc. ( 1 Re 8:54 , 1 Re 8:55 ). Ma sebbene egli assunse per il momento la funzione sacerdotale, la sua espressione non fu gettata nella consueta forma di benedizione sacerdotale. Era piuttosto un'attribuzione di lode al Dio che aveva adempiuto le sue promesse e dato riposo al suo popolo, e un'esortazione a loro perché da parte loro seguissero quel cammino di vita in cui solo potevano sperare di realizzare l'ulteriore compimento di quelle promesse, e godere dell'eredità di benedizione che era loro. Qui vengono suggerite lezioni che hanno forza e valore per sempre.

I. IL RAPPORTO TRA LA VERA PREGHIERA E LA GIUSTIZIA PERSONALE . Salomone sentiva che tutte le suppliche appassionate che aveva versato davanti al Signore, e tutto l'entusiasmo compassionevole della gente in questi servizi del tempio, sarebbero state solo una beffa a meno che lui e loro non fossero stati preparati a camminare con tutta fedeltà nella via del I comandamenti di Dio.

Presto avrebbero lasciato il sacro santuario del culto. Non potevano essere sempre tra le associazioni estatiche ed estasiate del tempio. Devono tornare alla realtà, al mondo prosaico, ai loro posti d'onore e di responsabilità, all'intimità delle loro case, ai loro ritrovi della vita frenetica, ai loro percorsi di commercio e di lavoro. Lascia che adorino lì. Lascia che dimorino lì con Dio.

Incarnino lì, in tutte le forme di virtù pratica, lo spirito di devozione che li ha ispirati in mezzo a queste scene consacrate. Gli "statuti e comandamenti" del Signore si riferivano in gran parte alla dovuta osservanza del rituale del culto del tempio, ma pretendevano anche, tanto allora come oggi, di controllare tutto lo spirito e la condotta della vita umana in tutti i suoi aspetti . Il rapporto tra preghiera e condotta è di duplice carattere.

Agiscono e reagiscono l'uno sull'altro. La vera preghiera diffonde un'influenza benefica sull'intero campo della stupida attività di un uomo. Quando la sua anima è stata faccia a faccia con Dio, assorta nella comunione divina, l'ispirazione del santo pensiero e sentimento di cui è stato cosciente si tradirà inevitabilmente nel modo in cui agisce quando si mescola alle cose e agli esseri di terra. La gloria del cielo che ha brillato su di lui non può non riflettersi nella bellezza del suo carattere e delle sue azioni.

Uno spirito di preghiera è uno spirito serio, puro, retto e amorevole, e tale spirito governerà l'intera forma, il metodo e lo scopo della vita di un uomo. La preghiera risolve le difficoltà, schiarisce la visione del cammino del dovere, attinge forza dalle fonti divine per ogni fatica e sofferenza, eleva il tono e il livello dell'azione morale, fortifica lo spirito per ogni emergenza, riempie il cuore della serena gioia di una migliore mondo.

D'altra parte, la condotta di vita incide necessariamente, nel bene o nel male, sullo spirito e sull'efficacia della preghiera. Se è necessario pregare per vivere da cristiani, è altrettanto necessario vivere da cristiani per pregare rettamente. L'importanza della preghiera come funzione principale della vita spirituale raddoppia l'importanza di tutte le nostre azioni, perché le nostre preghiere sono tanto quanto le nostre azioni.

Secondo come stiamo verso il mondo, con tutti i rapporti sociali ei doveri che appartengono al nostro posto in esso, così stiamo davanti al propiziatorio. Si pensi, ad esempio, a come l'effetto benefico della preghiera familiare possa essere vanificato dallo spirito prevalente della vita familiare. Per la discordia che può essere lasciata regnare in essa, per la sua mancanza delle grazie del rispetto reciproco e del sacrificio amoroso di sé, per la mondanità delle sue associazioni, la meschinità delle sue ambizioni, la frivolezza dei suoi piaceri, la vanità dei suoi cari società, come può essere completamente distrutta l'anima della devozione domestica.

Lascia che un uomo sia moralmente avventato nei rapporti e nelle transazioni della vita quotidiana, e ogni libertà, "audacia", gioia nella preghiera è finita. Qualunque cosa come amare, confidare conversare con il "Padre che vede nel segreto" gli è impossibile. Se non può guardare senza paura e vergogna il volto del suo prossimo, come oserà guardare il volto di Dio? I "cieli diventano come bronzo" sopra la sua testa che nessuna voce di preghiera può penetrare.

Quando il cuore di Saulo è completamente disposto in lui a fare il male, è vano per lui interrogare il Signore. "Il Signore non gli risponde più, né per Urim, né per profeta, né per sogno". Lascia che ci sia un'unità e un'armonia divine nella nostra vita. Lascia che la nostra condotta in tutte le relazioni umane ci mostri di essere ciò che, nelle nostre ore di devozione, sembriamo a noi stessi. Sia la nostra ambizione ogni giorno "vivere più vicino mentre preghiamo".

II. IL RAPPORTO TRA PRATICA VIRTÙ E LA STATO DI DEL SEGRETO CUORE . Il cuore di un uomo deve essere "perfetto con il Signore" prima di poter camminare in modo accettabile nel sentiero dei Suoi comandamenti.

La vecchia economia legale non era dopotutto così superficiale come sembrava. Il comandamento di Dio era "molto ampio". Letterali come erano le leggi morali, e formali come i precetti cerimoniali, toccavano in ogni punto la vita dello spirito interiore. "Mosè descrive la giustizia che è della legge, affinché l'uomo che fa queste cose vivrà di esse" ( Romani 10:5 ), ma la giustizia non era nel semplice fare .

Davide, il più nobile rappresentante dello spirito della legge, sapeva bene che come dalla sorgente del cuore malvagio procede ogni trasgressione, così dal cuore purificato scaturisce ogni giustizia pratica. "Crea in me un cuore puro, o Dio", ecc. ( Salmi 51:10 ). La gloria del cristianesimo è che non solo riconosce questo principio, ma fa effettivamente esercitare nel cuore il potere rinnovante e risanatore.

Purifica la fonte della vita interiore. La legge poteva svelare il male segreto, convincere del peccato, rimproverare, frenare, ma non poteva rendere giusti gli uomini. Il Vangelo lo fa. "Cristo è il fine della legge per la giustizia", ​​ecc. ( Romani 10:4 ). "Ciò che la legge non poteva fare", ecc. ( Romani 8:8 , Romani 8:4 ).

Mantieni il tuo cuore in contatto abituale con le più alte fonti di ispirazione spirituale, in una conversazione familiare con Colui che è la fonte della verità, della purezza e dell'amore. Veglia sui suoi pensieri e impulsi più segreti. Custodisci la sua sensibilità dalle contaminazioni del mondo e dagli indurenti influssi della vita. Cerca di preservare la freschezza dei suoi affetti divini e l'integrità della sua fedeltà a Cristo, se vuoi camminare come ha fatto Lui, "nella bellezza delle opere perfette".

III. LA BENEFICA INFLUENZA DI UN SACRO MEMORIA . "Com'è oggi." Salomone avrebbe avuto quel giorno per dimorare nei loro ricordi e santificare tutti i loro giorni. I tempi di speciale manifestazione divina e di massima coscienza religiosa ci mostrano ciò che possiamo essere, ciò che Dio vorrebbe che fossimo, qual è il vero livello della vita del nostro spirito. — W.

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